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Rotte migratorie dimenticate: dall’Africa all’Europa passando attraverso l’Oceano Atlantico

Aggiornamento: 14 dic 2020

Photo Credit: Getty Images

1. Introduzione


Quando parliamo di flussi migratori dall’Africa e dal Medio Oriente verso l’Europa tendiamo a ridurre le rotte intraprese dai migranti e dai rifugiati tendenzialmente a due: a) la rotta balcanica via terra, lungo la quale i migranti e i rifugiati, provenienti in prevalenza da Siria, Iraq e Afghanistan attraversano i Balcani a piedi o stipati in camion e vagoni ferroviari; b) la rotta mediterranea, che si suddivide a sua volta tra la Eastern Mediterranean Route, che collega via mare la Turchia alle isole greche, la Central Mediterranean Route, che collega la Libia e in misura minore la Tunisia all’Italia (attraverso l’isola di Lampedusa) e a Malta, e infine la Western Mediterranean Route, che dal Marocco conduce alla Spagna. Guardando alle sole migrazioni provenienti dal continente africano, notiamo una diffusa tendenza a ridurre i percorsi migratori alle rotte del Mediterraneo centrale e occidentale. Tuttavia, tale classificazione è da considerarsi semplicistica, in quanto esclude una tratta utilizzata dai migranti fin dagli anni Novanta del secolo scorso e che negli ultimi anni sta acquisendo sempre maggiore rilevanza. Si tratta della cosiddetta rotta atlantica, che dalle coste della Mauritania e del Senegal conduce, attraverso le acque dell’Oceano Atlantico, all’arcipelago delle Isole Canarie, considerato dai migranti come la “nuova” porta di accesso alla Spagna e di conseguenza al territorio dell’Unione europea (UE).


Figura 1 - Le principali rotte migratorie dall’Africa all’Europa[1]

2. Storia delle migrazioni verso le Isole Canarie


Le migrazioni dall’Africa occidentale alle Isole Canarie attraverso l’Oceano Atlantico non sono un fenomeno nuovo. Situate a soli 100 km dalle coste del Sahara occidentale, le Isole Canarie spagnole sono state una calamita per i migranti in fuga dall'Africa circa un decennio prima che migliaia di persone iniziassero il pericoloso viaggio attraverso il Mediterraneo e soprattutto verso l’Italia.

Il primo cayuco[2] a percorrere con successo la rotta atlantica è approdato sull'isola di Fuerteventura nel 1994 con due giovani saharawi a bordo. Da quel momento, si è delineato un percorso migratorio che nei successivi 11 anni è stato utilizzato da 41.829 persone, la maggior parte delle quali provenienti dall’Africa nord-occidentale, le quali hanno attraversato l'Oceano Atlantico settentrionale allo scopo di raggiungere le isole di Lanzarote, Fuerteventura e Gran Canaria.[3]

Il primo naufragio documentato di una barca che trasportava migranti privi di documenti verso le Isole Canarie è avvenuto il 26 luglio 1999. La barca affondò a soli 300 metri dalla costa di Las Palmas, rivendicando la vita di almeno nove persone. Secondo le stime raccolte nell’ambito del progetto “Missing Migrants” implementato dall’OIM[4], da quella prima tragedia ad oggi più di 2.000 persone sono morte o scomparse nel tentativo di raggiungere le Isole Canarie.

La traversata dell’Oceano Atlantico ha subito una battuta d’arresto nel biennio 2004-2005, per poi tornare a crescere a dismisura. La ripresa della rotta atlantica è stata segnata dall’intercettazione, alla fine del 2005, di un’imbarcazione con a bordo circa 100 persone. Nel corso del solo 2006, un totale 31.678 migranti, la maggior parte sprovvisti di documenti, hanno raggiunto le coste delle Isole Canarie a bordo di 515 cayucos. Si è trattato di cifre mai viste prima, pari a sette volte gli arrivi registrati nel 2005 (4.715) e quattro volte il numero di migranti che hanno attraversato lo stretto di Gibilterra (circa 7.500) allo scopo di raggiungere la Spagna continentale in quell'anno.[5]

Fattori come il rafforzamento delle frontiere nelle città autonome spagnole di Ceuta e Melilla, i conflitti esplosi in diversi Paesi dell’area e la riduzione delle attività legate alla pesca, principale sostentamento per molte comunità costiere dell’Africa occidentale, hanno fatto sì che le Isole Canarie diventassero una via preferenziale per il “nuovo El Dorado”, ossia una Spagna prospera con una forte domanda di lavoratori edili e che aveva recentemente legalizzato mezzo milione di migranti in un solo anno, dando un messaggio di apertura forte e chiaro tale da incentivare le partenze. Per sostenere gli arrivi ed evitare che le traversate dell’Oceano Atlantico si trasformassero in tragedie, il governo spagnolo ha dunque intensificato le operazioni di salvataggio, prima da sola e poi con l'aiuto dell’UE.

3. Il sostegno UE per il contenimento delle partenze

Tuttavia, la situazione è cambiata quando la Spagna ha iniziato a ricevere rinforzi materiali e finanziari dall'UE attraverso Frontex – l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione – allo scopo di rafforzare i controlli alle frontiere esterne dell’UE. La politica di esternalizzazione delle frontiere è inoltre passata attraverso il coinvolgimento dei principali Paesi di origine dei migranti che optano per la tratta atlantica, in particolare Mauritania e Senegal, in accordi di cooperazione con la Spagna allo scopo di stabilire pattugliamenti congiunti alle frontiere per il controllo dei flussi migratori. Tali accordi consentono, di fatto, alla Guardia Civile spagnola di pattugliare le coste dell’Africa occidentale per monitorare l'ondata di cayucos carichi di migranti diretti verso le Isole Canarie.

Il risultato dei pattugliamenti congiunti e degli accordi di collaborazione con i principali Paesi di origine dell’Africa occidentale ha in brevissimo tempo sortito gli effetti desiderati dall’UE: secondo i dati raccolti da Frontex, il numero di migranti africani arrivati sulle Isole Canarie è sceso da quasi 32.000 nel 2006 (la metà dei quali senegalesi) a 12.478 un anno dopo, e poi a soli 196 nel 2010.

In questo senso, la Spagna è riuscita a fare della sfida legata alla gestione dei flussi dall’Africa alle Isole Canarie un’opportunità, rafforzando i propri rapporti di cooperazione con i Paesi di origine e condizionandoli alla collaborazione per il contenimento delle partenze. Grazie alla presenza di motovedette provenienti da Senegal, Mauritania e Guinea-Bissau che assicurano che nessun cayuco lasci le loro coste, supportate costantemente da elicotteri e personale di terra della Guardia Civile e della polizia spagnola, tra il 2007 e il 2016 solo 26.706 migranti africani, generalmente privi di documenti, hanno raggiunto le Canarie. Si tratta di circa 5.000 persone in meno rispetto agli arrivi registrati nel solo 2006.

4. La ripresa dei flussi migratori verso le Isole Canarie


L’intensificarsi dell’instabilità politica, le dure condizioni di vita e i trattamenti inumani a cui sono sottoposti i migranti e rifugiati nelle carceri della Libia post-Gheddafi hanno spinto i popoli africani a cercare percorsi alternativi, talvolta ancor più pericolosi, per raggiungere le coste europee. Di conseguenza, le Isole Canarie sono diventate una porta d'accesso preferenziale per i migranti diretti verso l’Europa.

Le ragioni del ricorso alla rotta atlantica attraverso le Canarie sono legate anche al progressivo rafforzamento degli accordi di cooperazione tra il Marocco e l’UE per il contenimento dei flussi migratori verso la Spagna. Tali accordi hanno portato ad una stretta senza precedenti sui migranti e rifugiati che tentavano di raggiungere il territorio europeo attraverso il Marocco, come dimostrato dalle restrizioni e dai controlli senza precedenti operati dalla polizia marocchina lungo le coste e all’ingresso delle due enclaves spagnole Ceuta e Melilla. Il sostegno finanziario che l’UE sta fornendo al Marocco nell'ottica di arginare la migrazione verso la Spagna ha fatto registrare, nei primi mesi del 2020, una diminuzione del 26,6% del numero di migranti che hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere la Spagna rispetto allo stesso periodo del 2019.[6]


La tratta atlantica ha avuto un notevole sviluppo nell’ultimo anno grazie anche alle più abbordabili spese del viaggio rispetto alle rotte mediterranee. I trafficanti si sono a loro volta adeguati a tale situazione, spostando il loro carico umano lungo la pericolosa rotta tra l'Africa occidentale e l'arcipelago spagnolo nell'Atlantico e dimostrandosi pronti a sfruttare la vulnerabilità di persone disposte a tutto pur di trovare condizioni di vita migliori altrove. Per facilitare il ricorso alle pericolose traversate dell’Oceano Atlantico, i trafficanti hanno infatti abbassato i prezzi da circa 2.400 dollari a circa 950.


5. Uno sguardo ai dati

Figura 2 - Principali dati relativi alla rotta atlantica (2018-2020)

Secondo i dati riportati in Figura 2, raccolti dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) che monitora costantemente la situazione lungo tale rotta[7], tra gennaio e luglio 2020 3.269 persone hanno raggiunto le Isole Canarie in modo irregolare dopo aver lasciato, su imbarcazioni precarie, le coste dell'Africa occidentale. Questo dato rappresenta un aumento del 578% degli arrivi rispetto allo stesso periodo nel 2019. Anche il numero di imbarcazioni osservate in traversata verso le Isole Canarie è in forte aumento, con una crescita del 144% rispetto allo stesso periodo nel 2019.

Se guardiamo ai dati relativi al numero di naufragi nonché a quello di morti e dispersi nel tentativo di raggiungere le Isole Canarie, notiamo inoltre che i rischi di trovare la morte lungo la rotta dell’Oceano Atlantico sono piuttosto elevati e confermano la tendenza ad un ricorso sempre più frequente alla rotta atlantica.Sempre secondo i dati raccolti ed elaborati dall’OIM, nei primi dei mesi del 2020 si sono registrati 21 naufragi e un numero di morti e dispersi pari a 231[8]. Confrontati con le cifre totali per l’intero 2019 (26 naufragi e 413 migranti morti o dispersi), tali numeri confermano che il ricorso alla rotta atlantica è in una fase di crescita preoccupante negli ultimi anni. Già nel 2019 si era registrato un aumento del 272% del numero di migranti morti e dispersi lungo tale rotta rispetto al 2018. Tutti questi indicatori fanno temere che sempre più migranti sceglieranno di o saranno costretti ad affrontare i rischi legati a tale rotta, per evitare le privazioni di libertà e i rischi di tortura e morte in Libia in mancanza di alternative valide per una migrazione regolare.


6. Le caratteristiche delle migrazioni lungo la rotta atlantica

La maggior parte di coloro che intraprendono il viaggio lungo la rotta atlantica proviene dall'Africa occidentale e della regione del Sahel. Sebbene in misura minore, i flussi migratori lungo tale tratta sono composti anche da migranti provenienti da zone più lontane dell’Africa, come l’arcipelago delle isole Comore nell’Oceano Indiano, e rifugiati provenienti dal Sud Sudan e dalla regione del Corno d’Africa che, allo scopo di evitare i rischi legati alle condizioni di prigionia in Libia, decidono di tentare di raggiungere l’Europa partendo dalle coste dell’Africa occidentale dopo aver affrontato la lunga traversata del deserto del Sahara. A differenza degli spostamenti che dall’Africa sub-sahariana sono diretti verso la Libia, e misura minore verso l’Europa[9], la rotta atlantica è preferita dagli strati più giovani della popolazione, in cerca di un futuro e di opportunità economiche migliori rispetto a quanto viene loro offerto nei Paesi di origine. Tuttavia, i flussi migratori lungo questa tratta sono composti anche da persone in fuga dai conflitti che caratterizzano l’area saheliana.

I principali Paesi di origine dei migranti che optano per la tratta dell’Oceano Atlantico verso le Isole Canarie sono la Mauritania, il Senegal, il Gambia, la Guinea Conakry e la Guinea Bissau. Ciò è dovuto in particolar modo alla posizione geografica di questi Paesi, che renderebbe facilmente raggiungibili le coste dell’arcipelago spagnolo non fosse per le condizioni precarie delle imbarcazioni utilizzate per la traversata.

Figura 3 – Principali Paesi di origine, città di partenza e localizzazione dei naufragi

lungo la rotta atlantica [10]


Imbarcazioni cariche di migranti alla volta delle Canarie partono soprattutto dalle coste della Mauritania, dove i migranti provenienti dall’Africa occidentale riescono ad entrare con maggiore facilità via terra grazie alla porosità dei confini del Paese. Le barche provengono sempre più spesso anche dalle coste del Marocco e dal Sahara occidentale, i più vicini geograficamente all'arcipelago. Nel caso del Marocco, i migranti che scelgono questo percorso sono principalmente persone provenienti dall’Africa sub-sahariana che si ritrovano bloccate a causa delle politiche migratorie restrittive applicate dal Regno maghrebino nel quadro degli accordi di cooperazione con l’UE, trovandosi costrette a ricercare vie alternative per proseguire il proprio viaggio. Infine, si registrano casi di imbarcazioni provenienti direttamente dal Senegal, dal Gambia, dalla Guinea Conakry e dalla Guinea Bissau, situati oltre 1.000 chilometri più a sud. La distanza più lunga è proprio quella che collega questi Paesi all'isola di Fuerteventura e l’attraversamento può durare fino a cinque giorni in mare.[11]

7. Conclusioni

Ad oggi, i dati relativi agli spostamenti di persone sulla rotta dell’Oceano Atlantico rimangono scarsi e incompleti e attualmente non esiste un approccio coerente e armonizzato sulla raccolta delle informazioni relative ai migranti che intraprendono questo percorso. I dati esistenti sugli arrivi e sulle imbarcazioni intercettate sono raccolti dal Ministero dell’Interno spagnolo che ha parlato di aumento di oltre cinque volte degli arrivi di migranti sulle coste delle Isole Canarie tra il 1 gennaio e il 14 luglio 2020 rispetto allo stesso periodo nel 2019.[12] Tale aumento, confermato dalle stime dell’OIM evidenziate nel corso dell’analisi, lascia presagire che il ricorso alla rotta atlantica continuerà anche nei prossimi mesi e potrebbe subire una crescita esponenziale come conseguenza della crisi economica mondiale introdotta dalla pandemia di COVID-19 che potrebbe spingere sempre più persone del Sud del mondo a migrare, anche attraverso vie alternative a quelle più note e utilizzate del Mediterraneo.

Molteplici testimonianze ottenute da migranti parlano di sparizioni e incidenti che coinvolgono le imbarcazioni precarie sulle quali i migranti lasciano le coste dell'Africa occidentale in viaggio verso le Isole Canarie. Il governo spagnolo dovrebbe preoccuparsi, con l’aiuto dell’UE, a trovare soluzioni reali e durature al fine di assistere i migranti che intraprendono la rotta atlantica invece di concentrarsi esclusivamente sul rafforzamento dei controlli sulle partenze nei Paesi di origine. Di fatto, tali controlli non assicurano una riduzione delle partenze ma finiscono per spingere i migranti a ricorrere ai trafficanti che li espongono a maggiori pericoli e vulnerabilità.

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Rotte migratorie dimenticate_isole Canar
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Note


[2] Il cayuco, o barca monoxila, è un’imbarcazione primitiva a remi costruita scavando un tronco d’albero, e quindi composta da un solo pezzo. Il cayuco è più piccolo di una canoa. [3] https://www.mindsglobalspotlight.com/@southernsahara/2017/06/02/32143/how-spain-handled-the-mass-migration-challenge-in-the-canary-islands. [4] https://missingmigrants.iom.int/. [5] https://www.iom.int/news/wake-deadly-shipwreck-iom-responds-protect-and-assist-migrants-northern-mauritania.

[6] Nei primi mesi del 2020 sono stati registrati 10.716 arrivi sulle coste spagnole attraverso la rotta del Mediterraneo occidentale rispetto ai 14.597 registrati nello stesso periodo del 2019.

[8] Secondo quando riportato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni, il numero effettivo dei naufragi, molti dei quali non sono stati segnalati o non sono stati registrati, e dei migranti morti o dispersi potrebbe tuttavia essere più elevato.

[9] Per un approfondimento sui flussi migratori intra-africani e sulla frequenza della migrazione circolare in Africa, è possibile confrontare l’analisi “Le migrazioni interne all’Africa: un fenomeno spesso trascurato” all’indirizzo: https://www.amistades.info/post/le-migrazioni-interne-all-africa-un-fenomeno-spesso-trascurato.

[10] In figura 3 sono illustrati, oltre ai principali Paesi di orgine e alle città di partenza dei migranti, i luoghi dove si è verificato il maggior numero di naufragi e altri tipi di incidenti mortali lungo la rotta che conduce alle Isole Canarie. Con riferimento alla prima metà 2020, tali incidenti sono avvenuti principalmente al largo delle coste della Mauritania, del Marocco, del Sahara occidentale e delle isole spagnole di Gran Canaria e Lanzarote.

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