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Fine del Titolo 42: l’incerto destino dei migranti al confine meridionale degli Stati Uniti

Aggiornamento: 17 lug 2023

1. Introduzione


Le restrizioni del Titolo 42 sono state revocate alle 23:59 EDT dell’11 maggio scorso. Queste restrizioni consentivano limitazioni alla migrazione a fini di protezione della salute pubblica. Allo scadere del Titolo 42, per contenere gli attraversamenti del confine, l'amministrazione Biden ha schierato circa 24.000 agenti di polizia lungo i 3.218 km del confine, insieme a migliaia di truppe della Guardia Nazionale e personale militare in servizio attivo inviato per aiutare la Customs and Border Protection.


Inoltre, con il pretesto della solita narrativa di contrasto ai trafficanti di esseri umani, l’amministrazione Biden ha messo in atto una serie di nuove politiche per contrastare gli attraversamenti con conseguenze severe, il cosiddetto Asylum Ban. Questa analisi ha lo scopo di cercare di fare chiarezza sul prima e soprattutto sul dopo Titolo 42.


2. Cosa è il Titolo 42?


Il Titolo 42 è una norma che si occupa di sanità pubblica in casi di emergenza. Nel marzo 2020, l’amministrazione Trump ha invocato il Titolo 42 per giustificare respingimenti ed espulsioni di richiedenti asilo alla frontiera con il Messico con il pretesto di limitare la diffusione del COVID-19. Il Titolo 42 deriva da uno statuto del 1892 utilizzato solo una volta nel 1929 per escludere migranti provenienti da Cina e Filippine durante una epidemia di meningite.


Con questa norma, le autorità statunitensi hanno respinto i migranti più di 2,8 milioni di volte, negando loro il diritto di richiedere asilo. Tuttavia, con il Titolo 42 non vi sono state conseguenze reali per chi fosse stato trovato ad attraversare il confine senza documenti. Di conseguenza, i migranti potevano provare ancora e ancora ad attraversarlo, nella speranza di essere ammessi negli Stati Uniti.


Inizialmente, l’amministrazione Biden ha mantenuto in vigore il Titolo 42, creando una eccezione nel caso di minori non accompagnati. In seguito, Biden ha cercato ripetutamente di porre fine a questa politica, ma i procuratori generali degli stati repubblicani hanno avviato una lunga battaglia legale. Nonostante questo, con la fine della pandemia, l'ordine di sanità pubblica che ha portato all'uso del Titolo 42 è diventato ingiustificabile.

Fig.2 - Fonte: https://openverse.org/image/b426272e-622d-44b6-9514-2b15d96398e9?q=USA%20mexico%20border

3. Problematicità del Titolo 42


Varie ONG hanno accusato l’amministrazione Trump di aver usato la pandemia come pretesto per negare il diritto di asilo a decine di migliaia di persone in transito verso gli Stati Uniti. Gli scienziati del Center for Disease Control and Prevention si erano opposti all’attuazione del Titolo 42 ritenendo che non vi fossero prove del fatto che potesse contribuire a ridurre la trasmissione del COVID-19.


Per quanto riguarda le espulsioni ai sensi del Titolo 42, queste hanno riguardato principalmente persone provenienti da quattro Paesi: El Salvador, Guatemala, Honduras e Messico. I migranti provenienti da El Salvador, Guatemala e Honduras sono stati inviati in Messico in base a un accordo con il governo messicano. Inoltre, più di 20.000 haitiani sono stati rimpatriati nel loro Paese d'origine. Da gennaio 2023, il Messico ha accettato di accogliere migranti espulsi provenienti da Cuba, Haiti e Nicaragua oltre che dal Venezuela. Tuttavia, Human Rights First ha documentato 13.480 casi tra omicidi, sequestri, stupri e altri attacchi violenti nei confronti di migranti e richiedenti asilo espulsi e inviati in Messico.


Inoltre, va considerato che l'espulsione di richiedenti asilo senza offrire loro la possibilità di chiedere protezione viola il diritto interno americano e quello internazionale. Ai sensi della Convenzione del 1951 relativa allo status dei rifugiati e del suo Protocollo del 1967, codificato dagli Stati Uniti nel 1980, i richiedenti asilo hanno il diritto che venga valutata la loro domanda, inoltre, le autorità non devono ricondurli in un Paese in cui affrontano una minaccia significativa di persecuzione.

Fig.3 - Fonte: https://openverse.org/image/914992c5-9418-4e1a-bef0-ecc91a412675?q=USA%20mexico%20border

4. Cosa ha fatto l’amministrazione Biden?


Ora che il Titolo 42 è stato revocato, il governo degli Stati Uniti sta tornando a una sezione del codice degli Stati Uniti risalente a decenni fa, nota come Titolo 8. In base a quanto previsto dal Titolo 8, i migranti fermati al confine affronteranno un processo di deportazione rapido, noto come “espulsione accelerata”, e un divieto di rientro per almeno cinque anni. Chiunque faccia ulteriori tentativi di entrare negli Stati Uniti potrebbe affrontare un procedimento penale, ha dichiarato il Dipartimento per la Sicurezza Interna.


Secondo la legge statunitense e internazionale, chiunque arrivi negli Stati Uniti ha il diritto di chiedere asilo. Tuttavia, attualmente, l’amministrazione Biden sta respingendo i richiedenti asilo che non abbiano richiesto protezione in uno dei Paesi attraversati o non abbiano presentato domanda online. Questo perché i migranti che non abbiano prima cercato protezione in un Paese di transito, durante il viaggio verso il confine, sono considerati non idonei alla domanda di asilo. Al contrario, sono esonerati i migranti che abbiano ottenuto un appuntamento tramite l'apposita app CBP.


5. Cosa succede ora?


ONG della portata di Human Rights Watch e Human Rights First hanno condannato la nuova politica di Biden in quanto viola il diritto d’asilo. Inoltre, contro l’adozione dell’Asylum Ban dell’amministrazione Biden sono stati presentati più di 51.000 commenti contrari da parte di organizzazioni varie, tra cui l’UNHCR. Questo perché sembra che la politica di Biden combini elementi delle politiche di Trump, come il programma di deportazione accelerato, uniti al divieto di transito in Paesi terzi, ritenuto già illegale da due tribunali federali durante l’amministrazione Trump. In aggiunta, una delle critiche mosse alla nuova politica riguarda la spesa pubblica impiegata per militarizzare il confine. Una minima parte della quale avrebbe potuto essere indirizzata a creare centri di accoglienza rispettosi dei diritti con funzionari specializzati e formati presso o vicino alle stazioni di confine, su esempio di quelli gestiti dalla società civile o da alcuni gruppi religiosi.


L’Asylum Ban bloccherà i richiedenti asilo al confine meridionale con gli Stati Uniti per cinque anni, qualora non ottengano un appuntamento tramite l’app CBP. Tuttavia, oltre a essere spesso in crash, l’app dispone di un numero estremamente limitato di appuntamenti che vengono prenotati in pochi minuti. Inoltre, l’app stessa è discriminatoria in quanto utilizza un sistema di riconoscimento facciale che intrinsecamente discrimina le persone di colore. Per non parlare del fatto che questo sistema non è accessibile a chi non sia in possesso di uno smartphone o una connessione internet.


Inoltre, il presidente messicano AMLO ha accettato di accogliere i migranti non messicani respinti alla frontiera. Eppure, come precedentemente sottolineato ed evidenziato in 17 report di Human Rights First, a causa della politica di respingimenti verso il Messico, i richiedenti asilo inviati e trattenuti nel Paese sono stati soggetti a rapimenti, stupri, estorsioni e altri abusi da parte della criminalità organizzata e delle autorità messicane.


6. Conclusioni


L’11 maggio ha segnato la fine della politica del Titolo 42, che ha dato via a una narrazione confusa e caotica sulla situazione al confine meridionale degli Stati Uniti, con un conseguente dispiegamento di forze dell’ordine schierate a “difesa del confine”.


In realtà, Biden e il suo governo erano da tempo preparati a questa data e alle sue conseguenze, avendo la possibilità di ristabilire un sistema che salvaguardasse i diritti umani delle persone migranti. Al contrario, l’amministrazione Biden ha optato per un indebolimento delle leggi sull’asilo e per la violazione dei diritti delle persone in cerca di protezione internazionale.


Alla luce dell’Asylum Ban, sarebbe bene ricordare che gli Stati Uniti sono obbligati dal diritto internazionale a rispettare, fra i tanti, il principio di non-refoulement (non respingimento). Tale principio prevede l’obbligo di non rimpatriare una persona in un Paese in cui possa essere a rischio di persecuzione, tortura o altri danni irreparabili. Tuttavia, la nuova politica di Biden si prospetta una ennesima politica migratoria repressiva e fallimentare ai danni delle persone migranti.


(scarica l'analisi)

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