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La nuova strategia della lotta al terrorismo internazionale passa per il contrasto ai lupi solitari



Il 23 e 24 aprile, a Toronto, si è tenuto il G7 dei Ministri degli Esteri e dell'Interno, cui ha preso parte anche il Ministro dell'Interno italiano, Marco Minniti. Non sorprende che, tra le minacce più gravi, e anche più subdole, il Ministro abbia richiamato, in particolare, i combattenti stranieri (c.d. foreign fighters) e i lupi solitari, ossia individui che, pur non essendo affiliati a un particolare gruppo terroristico, compiono attentati di matrice terroristica, prevalentemente tra la popolazione civile.

Una minaccia identificata anche dal Consiglio d'Europa che, nella sua ultima Raccomandazione in materia di lotta al terrorismo internazionale (disponibile a questo link), adottata il 4 aprile 2018, ha sollecitato un'azione preventiva e repressiva più efficace da parte degli Stati, pur nel rispetto dei diritti fondamentali che sono alla base delle società democratiche e, in particolare, degli Stati membri della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Una lotta che, pur nella sua importanza cruciale, evidentemente, non può pregiudicare i diritti fondamentali su cui si poggiano molte società contemporanee.

Nello specifico, la Raccomandazione invita gli Stati a puntare su due elementi, per favorire la lotta ai lupi solitari: arricchimento, ove necessario, della legislazione nazionale e lotta alla radicalizzazione. Questa lotta assume particolare valore nella misura in cui non punta soltanto a una forte azione preventiva ma, significativamente, deve agire anche attraverso tecniche di "de-radicalizzazione", in modo da invertire, ove possibile, il processo che porta, nei casi più gravi, al compimento di atti terroristici.


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