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Haiti: un nuovo forte terremoto si somma alla crisi perenne

Aggiornamento: 15 set 2021

Il 14 agosto scorso la penisola del Tiburon nel sud di Haiti è stata colpita da un grande sciame sismico che ha avuto il suo apice in una scossa di magnitudo 7.2 della scala Richter, i danni sono stati ingenti così come le difficoltà nei soccorsi, ostacolati dall'arrivo, nei giorni seguenti, della tormenta tropicale Grace.


Il terremoto ha sorpreso Haiti nel mezzo di una delle crisi politiche più gravi degli ultimi decenni. Il 7 luglio scorso un commando ha fatto irruzione della casa privata del presidente Moise assassinandolo, successivamente si sono alternati due primi ministri fino ad arrivare alla formazione di un governo guidato dal medico Ariel Henry che ha annunciato lo slittamento delle elezioni da settembre a novembre. Attualmente ad Haiti non vi sono cariche elette (ad eccezione di 10 senatori) a causa del mancato svolgimento delle elezioni amministrative e comunali e anche il mandato del presidente Moise era messo in discussione perchè ritenuto terminato a febbraio 2021 dai partiti di opposizione.


La zona colpita dal terremoto è prevalentemente rurale con piccoli centri urbani diffusi sul territorio, ciò ha limitato relativamente il numero di vittime che, ad oggi, sono oltre 2.200. Tantissime, ma lontane dei numeri del terremoto che nel 2010 colpì la capitale di Haiti Port-Au-Prince, quando si passarono le 200.000 perdite umane. Il bilancio, ancora provvisorio, del sisma conta, tra l'altro con oltre 12.000 feriti, circa 400 dispersi (mentre si sta decidendo di sospendere le operazioni di ricerca dei superstiti), 53.000 case distrutte e 77.000 seriamente danneggiate, un numero altissimo di chiese, scuole, ospedali ed edifici pubblici distrutti o inagibili.

Le operazioni di soccorso sono rese difficoltose da due elementi: ambientali e sociali. Nei giorni immediatamente successivi al terremoto, infatti, sull'isola di Hispaniola (di cui Haiti occupa la parte occidentale) è passata la tormenta tropicale (poi uragano) Grace che ha portato forti piogge proprio nelle zone terremotate obbligando la sospensione delle attività per circa 48 ore. D'altra parte, ormai da oltre un anno e mezzo, il paese è vittima della violenza di diverse bande armate che controllano interi settori della capitale e del paese. In particolare la zona di Martissant, a sud della capitale, dove passa la strada per raggiungere la penisola del Tiburan, è da giugno in mano a diverse gang che inizialmente hanno impedito il passaggio dei convogli umanitari e solo da pochi giorni hanno raggiunto un accordo con il governo haitiano.


Non sono poche le zone non ancora raggiunte dagli aiuti dove le persone hanno costruito ripari di fortuna con teli e tronchi vicino alle strade per la paura di tornare nelle case, anche perchè negli ultimi dieci giorni si sono registrate più di 350 scosse si assestamento, alcune anche oltre i 5 gradi.


Memore degli errori commessi nel 2010, la Protezione Civile haitiana sta provando a coordinare le operazioni di aiuto vietando la creazione di tendopoli e l'ingresso nel paese di farmaci con scadenza ravvicinata. Undici anni fa, infatti, il governo haitiano spese 22 milioni di dollari per smaltire i farmaci scaduti inviati come aiuti umanitari. Aiuti logistici e materiali sono arrivati dalla vicina Repubblica Dominicana, Stati Uniti, Venezuela, Cuba, Messico, Colombia, Argentina, Brasile, Canada, Unione Europea, Francia, Germania, Giappone, Corea, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito. L'Italia non ha ancora risposto all'appello.


Nell'immediato vi è un limitato accesso all'acqua potabile per le 650.000 persone stimate dall'UNICEF come bisognose di aiuti urgenti. Il rischio è che l'epidemia di colera, esplosa nel paese nel 2010 a seguito dell'introduzione involontario ad opera dei Caschi Blu nepalesi, e attualmente sotto controllo, possa riemergere con forza a causa delle precarie condizioni igieniche.


In questo quadro complesso e precario si inserisce un articolo del New York Times che suggerisce la pista del legame tra il narcotraffico e l'omicidio del presidente Moise tratteggiando Haiti come uno stato in mano a persone dagli affari oscuri, tra cui anche il cognato dell'ex presidente Martelly e membri della DEA, l'agenzia statunitense che dovrebbe combattere il traffico di droga.


Per chi volesse contribuire alle azioni di aiuto alla popolazione, invitiamo ad appoggiare direttamente le organizzazioni haitiane (qui un elenco stilato dalla Obama Fundation: https://www.obama.org/updates/haiti-earthquake-relief/) o la rete dominico-haitiana “Mano a mano con Haiti” coodinata dai gesuiti haitiani e sostenuta dall'associazione italiana ColorEsperanza (https://www.coloresperanza.it/attivata-la-raccolta-fondi-per-il-terremoto-di-haiti-del-14-agosto-2021/).



Roberto Codazzi,

curatore del libro “Haiti: il terremoto senza fine


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