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Balucistan insorgente: dall’etnonazionalismo alla controinsorgenza

Aggiornamento: 18 ott 2021

1. L’etnonazionalismo


Dal vocabolario Treccani: etnonazionalismo (etno-nazionalismo), s. m. Nazionalismo etnico, che fa proprie e rivendica le tradizioni di un gruppo etnico, di un popolo.

In base a questa definizione occorre riferirsi a “etnonazionalismo” - termine chiave per comprendere la complessità del fenomeno analizzato nel presente elaborato - come a un nazionalismo che trova il suo fondamento iniziale in una concezione di omogeneità etnica. Il sentimento condiviso di unità e orgoglio etnico, e lo stesso senso di identità collettiva, non hanno dunque origine tanto da una concezione di omogeneità politico-territoriale, quanto dalla profonda convinzione dell’esistenza di una comune discendenza di sangue considerata come unica e da cui non può che scaturire un senso di assoluta specificità culturale, linguistica e geografica.

I movimenti etnonazionalisti stanno assumendo una posizione di primaria importanza in evidente connessione con il crescente rischio perpetrato da questo fenomeno e in molti casi hanno assunto una posizione centrale nella scala di minacce alla sicurezza nazionale proveniente dall’interno stesso dei confini in quanto il loro fine ultimo è la rottura della continuità politico-territoriale dello Stato minacciato e, di conseguenza, la separazione territoriale dell’area geografia interessata dai movimenti secessionisti.

Nella scala della gravità dei profili di rischio, il caso dell’etnonazionalismo balucio va a ricoprire le prime posizioni di severità della minaccia alla stabilità interna degli stati interessati a causa delle caratteristiche di conflitto e militanza che le varie sigle muovono nei confronti delle entità nazionali combattute.


2. Balucistan: gioiello strategico


Il Balucistan è una vasta regione montuosa situata nella parte sud orientale dell’altopiano iranico, a cavallo tra la regione pakistana del Balocistan, la provincia iraniana del Sistan Balucistan e le regioni meridionali dell'Afghanistan comprese tra le province di Nimruz, Helmand e Kandahar.

Figura 1. Il Balucistan visto dai baluci

Si estende su 530mila km² e, con una popolazione approssimativa 14mln di persone, è caratterizzata dalla densità abitativa più bassa delle regioni limitrofe con c.a 25 abitanti per km². I baluci compongono il 3% della popolazione della Repubblica Islamica dell’Iran , 2.5mln di individui su 80mln di abitanti, e ca. 1/4 di quella pakistana, 60mln su 220 mln di abitanti, di cui però solo 12mln sono ancora residenti nella regione originaria.


La linea di costa balucia, a cavallo tra lo stretto di Hormuz e il Mare Arabico, si affaccia su una delle aree più strategiche del globo andando ad abbracciare la totalità di quell’arteria marittima da cui transita un terzo del greggio e gas liquido mondiale. Il litorale, lungo 2mila km, ospita infrastrutture di rilevanza strategica sia per il Pakistan che per l’Iran: i porti d’alto mare pakistano di Gwadar e quello iraniano di Chahbahar, teste di ponte delle rotte commerciali provenienti dall’Asia Centrale e Orientale nonché fondamentali per le compagnie petrolifere nazionali. Di fatto, il porto pakistano di Gwadar, attualmente in espansione, ospiterà gli sbocchi del TAPI (Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan-India Pipeline, progetto da 11mld di dollari), del GUSA (Gulf South Asia Gas Project) e tappa vitale per il CPEC (China Pakistan Economic Corridor, progetto da 87mld di dollari), braccio pakistano del ben più ampio BRI (Belt and Road Initiative).

Figura 2. Distribuzione geografica dell'etnia Baluci

D’altro lato, nel 2012, antecedentemente al ripristino delle sanzioni ai sensi della rescissione del JCPOA (Joint Comprehensive Plan of Action- Accordo sul nucleare iraniano) avvenuta nel 2018, l'India ha investito 500mld di dollari nel porto iraniano di Chahbahar che, nonostante le restrizioni commerciali, raccoglie nel solo primo trimestre dell’anno in corso più di 85mln di dollari di investimenti. Il progetto finale del porto “Shahid Beheshti” prevede l’incremento delle infrastrutture portuali al fine di aumentare la capacità di movimentazione di merci in 86mln di tonnellate entro il 2024. La strategicità di questa area geografica è data anche dalle vaste possibilità energetiche e risorse presenti nel sottosuolo. I giacimenti non ancora esplorati del solo Balocistan pakistano sono stimati in 310mln di barili di petrolio situati in località onshore e offshore, quasi 30 trilioni di piedi cubi di riserve di gas naturale, 2.2mld di tonnellate di riserve di carbone con una estrazione giornaliera di 15mila tonnellate.

Oltre alla vastità di riserve di combustibili fossili, il Balocistan è ricchissimo di giacimenti minerari. La sola miniera di rame e oro di Rekodiq è stimata valere 260mld di dollari per una quantità totale di 6mld di tonnellate materiale minerario che classificano questo giacimento come il quarto più vasto al mondo.


3. Le ragioni dell’insorgenza


Nonostante le notevoli possibilità di sviluppo economico e disponibilità delle risorse minerarie, il Balucistan risulta largamente sottosviluppato. Le condizioni climatiche proibitive, il tessuto sociale sviluppato in gerarchie tribali, la bassissima densità abitativa della regione balucia iraniana sommate all’incapacità gestionale e alla scarsa fiducia delle popolazioni locali nei confronti del potere centrale, rendono il controllo del territorio difficoltoso da parte delle entità statali. Da decenni le popolazioni locali lamentano un trattamento non equo accusando ingiustizie, mancato ritorno dei derivati delle risorse, continua privazione dei diritti basilari, mancanza di politiche sociali quali l’educazione e la sanità di base, mancanza di rappresentanti politici nelle sedi governative. La mortalità infantile, la povertà, l’alfabetizzazione nel Balucistan iraniano e pakistano raggiungono livelli altissimi.

3.1 Le ragioni dei baluci iraniani


Analizzando nello specifico le problematiche riscontrate nel Sistan Balucistan iraniano si nota come le popolazioni locali da decenni lamentino di come il governo si sia scarsamente impegnato per integrare i baluci nella società iraniana.

Secondo il rapporto del Dipartimento di Stato americano sui diritti umani del 2019 "Le aree con vaste popolazioni baluci sono gravemente sottosviluppate ed hanno un accesso limitato all'istruzione, al lavoro, all'assistenza sanitaria e agli alloggi". Nel 2018, l'aspettativa di vita nel Sistan Balucistan è stata la più bassa di qualsiasi provincia iraniana. Nell'ultimo censimento, la provincia risulta avere un tasso di alfabetizzazione del 76%, rispetto al 93% della provincia di Teheran.

Il governo ha ripetutamente tentato di sopprimere l'identità culturale dei baluci inviando missionari per convertire la popolazione locale, prevalentemente sunnita, allo sciismo avviando campagne di chiusura e, in alcuni casi, di demolizione di moschee sunnite e utilizzando la pubblica istruzione per promuovere l’identità nazionale iraniana a discapito di quella etnica. Per quanto riguarda la differenza di trattamento in sedi giudiziarie, dai dati resi pubblici da Amnesty International, sembra che la Repubblica Islamica nel quinquennio 2004/2009 abbia giustiziato almeno 1.481 persone e circa il 55% di queste erano baluci.

3.2 Le ragioni dei baloci pakistani

Il Balocistan pakistano è accomunato al Sistan Balucistan iraniano dalle medesime questioni, le quali risultano però amplificate dalla densità abitativa più alta e la maggior popolazione di questa etnia che in Pakistan sfiora i 13mln di individui. Marginalizzazione sociale, mancato ritorno degli introiti delle risorse, difficile accesso ai servizi di base sono solo le maggiori questioni denunciate dai baloci pakistani.

Il 50% della popolazione del Balocistan pakistano vive al di sotto della soglia di povertà, percentuale più alta rispetto alle limitrofi regioni del Pakistan. La disoccupazione, largamente diffusa in tutta la provincia, va a colpire particolarmente i giovani più istruiti, dando vita a sentimenti di frustrazione e privazione.

I servizi sanitari ed educativi di base risultano di difficile accesso per i residenti della regione: come nel contiguo Sistan Balucistan, il tasso di mortalità infantile neonatale raggiunge livelli elevatissimi e qui in particolare risulta essere è il più alto dell'Asia meridionale raggiungendo 44 decessi su 1000 nascite.

A differenza del Sistan Balucistan nel quale le risorse naturali sono state scarsamente sviluppate, una delle maggiori denunce dei baloci pakistani è l’ineguale distribuzione dei proventi delle risorse estratte dall’area: il consumo annuo di gas naturale del Pakistan è pari ad 1 trilione di piedi cubi l'80% del quale proviene dal Balocistan che però riceve indietro solo 25% degli introiti.

4. L’insorgenza

Il glossario AAP-06 2019 EF NATO definisce: “insurgency/insurrection: Actions of an organized, often ideologically motivated, group or movement that seeks to effect or prevent political change or to overthrow a governing authority within a country or a region, focused on persuading or coercing the population through the use of violence and subversion.”

In altre parole, l’insorgenza è l’uso organizzato della violenza al fine di sovvertire, annichilire o sfidare il controllo politico di un’area. È quindi una forma di conflitto intrastatale; gli insorti posso combinare l’utilizzo di differenti metodi quali il terrorismo, la sovversione, il sabotaggio accompagnati da attività politiche, economiche militari al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati. Le cattive condizioni socioeconomiche dettate da anni di pessima gestione della crisi hanno esacerbato le tensioni etniche a tal punto da far assumere dai baluci l’insorgenza armata come modalità di confronto asimmetrico con le entità statali iraniane e pakistane.

Lo scenario sicuritario del Pakistan è fortemente compromesso dalla presenza di molteplici cartelli armati di differente ispirazione. I gruppi eversivi di matrice jihadista e i movimenti laici etno-nazionalisti di nostro interesse formano, in occasione, un fronte comune nel conflitto conducendo operazioni di guerriglia sia contro le entità statali pakistane che contro le formazioni di ispirazione sciita operanti nel Balocistan pakistano, pur avendo agende ed obiettivi differenti.

Di fatto, le attività eversive nel Balocistan sono da attribuire a sigle terroristiche di diversa origine e che includono gruppi separatisti baloci, piccole organizzazioni sunnite affiliate a sigle del terrorismo salafita internazionale e gruppi settari minori di natura sunnita e sciita. Alcuni gruppi nazional-religiosi sono attivi lungo il confine tra Pakistan e Iran come Jundullah e Jaish-ul Adl e conducono operazioni transfrontaliere contro obiettivi iraniani.

4.1 L’insorgenza pakistana

Baloch Raaji Aajoi Sangar (BRAS), Balocistan Liberation Army (BLA), Balocistan Liberation Front (BLF), Baloch Republican Army (BRA), United Baloch Army (UBA), Baloch Republican Guards (BRG), Lashkar-e Jhangvi sono solo alcune delle più grandi sigle e movimenti che rivendicano i diritti dei baloci in Pakistan. Il ragguardevole numero dei gruppi pakistani, in confronto ai pochi gruppi baluci armati iraniani, è dato dalla lunga tradizione conflittuale che la parte pakistana di questo popolo ha assunto nel corso della storia contemporanea del Paese. Il conflitto, che vede involto questo gruppo etnico contrapposto al governo, prosegue a fasi alterne dal 1948, anno stesso di fondazione dello Stato del Pakistan. Da allora il conflitto si è sviluppato su cinque fasi (1948; 1958-1959; 1963-1969; 1973-1977) delle quali l’ultima, iniziata nel 2004, risulta essere la più duratura.

Tutti i gruppi perseguono parallelamente agende autonome con finalità differenti: le organizzazioni baloce laiche propongono la separazione politica della regione mentre i gruppi religiosi perseguono obiettivi settari e l’annichilamento delle realtà sciite che, a loro volta, si organizzano in gruppi armati clandestini come contromisura a difesa, anche, degli interessi iraniani nella regione.


4.2 Le sigle pakistane


Nato nel 1973, l’Esercito di Liberazione del Balocistan (Balocistan Liberation Army, BLA) ha come obiettivo l’indipendenza totale dell’area e la sua liberazione dal dominio pachistano e iraniano. Si stima che il BLA diriga 25 campi di addestramento nella regione e che conti su numerosi componenti che portano avanti azioni di guerriglia nella provincia. Il BLA ha dichiarato di voler prendere di mira i cinesi che lavorano nel CPEC. Nel 2019, il gruppo ha rivendicato 27 azioni violente nelle quali in gran parte dei casi hanno preso di mira siti di rilevanza per il Corridoio Economico Sino Pakistano.

Il Fronte di Liberazione del Balocistan (Balocistan Liberation Front, BLF) è principalmente attivo nella cintura costiera meridionale ma ha la notevole capacità di muoversi attraverso i confini e condurre operazioni transfrontaliere sia in Iran che in Afghanistan. Nel solo 2019 questo gruppo si è reso responsabile di 11 attacchi terroristici. Secondo il Pakistan Institute for Conflict and Security Studies (PICSS): “il BLF è rimasto concentrato sugli obiettivi legati al CPEC non disdegnando qualsiasi tipologia di presenza straniera nella provincia”. Il BLF è stato dichiarato fuorilegge nel settembre del 2010. L’Esercito Repubblicano del Balocistan (Balocistan Repubblican Army, BRA) è l’ala paramilitare del Partito Repubblicano Balucio (Balocistan Republican Party, BRP) separatista ed è guidato da Brahmdagh Bugti, nipote dell’ex-Primo ministro del Balocistan. Il BRA ha condotto 6 attacchi nel 2019 ed è stato coinvolto in operazioni contro obiettivi cinesi e infrastrutture collegate al CPEC. L’azione più grande condotta dal BRA si è attuata nel gennaio del 2015 ai danni della rete elettrica nazionale, provocando un blackout che ha interessato l’80 % del Pakistan.

Il Baloch Raaji Aajoi Sangar (BRAS) è un’alleanza di tre distinti movimenti separatisti formata nel 2018. Su iniziativa del comandante del BLA, Aslam Achu, è stata formata una organizzazione operativa atta a colpire esclusivamente gli interessi cinesi in Pakistan e il CPEC. Successivamente sono stati inclusi negli obiettivi anche le forze di sicurezza pakistane. Il BLA, il BLF e il BRG sono le formazioni principali che riempiono le fila del BRAS ma si sospetta che anche l’UBA e il Lashkar e Balocistan siano componenti base.

Figura 3. Sigle insorgenti pakistane, area geografica operativa e agenda.

Il Sipah-e Sahaba Pakistan (SSP) è un ex partito politico di ispirazione deobandi fondato nei primi anni ‘80 dal religioso sunnita Maulana Haq Nawaz Jhangvi a Jhang e mutato in movimento armato con l’obiettivo di combattere l’influenza sciita in Pakistan. Si suppone che l’organizzazione abbia stretti legami con il movimento jihadista Jaish-e Muhammad (JeM) e il Tehrik-e Taleban-e Pakistan (TTP) e che faccia parte della rete di talebani nel Punjab. Nei primi anni 2000 si è reso responsabile dell’uccisione di militanti e cittadini sciiti e di attacchi a moschee sciite. Una parte dell’SSP si è riorganizzata negli ultimi anni con il nome Ahl-e Sunnat Wal Jama’at ed altri membri hanno lasciato l’SSP per formare un gruppo che sembrerebbe addirittura più radicale, denominato Lashkar-e Jhangvi (LeJ) attivo anche in Iran. Un importante canale di reclutamento dell’SSP è costituito dalle madrasse. L’ex-presidente Musharraf lo ha dichiarato fuori legge nel 2002 e nel 2005 gli Stati Uniti lo hanno classificato come organizzazione terroristica.


Il Lashkar-e Jhangvi (LeJ) è un gruppo terroristico deobandi fondato nel 1996 in risposta alla creazione, nel 1994, del Sipah-e Mohammed Pakistan (SMP) -proxy sovvenzionato dalla Repubblica Islamica iraniana nel conflitto che vedeva contrapposte formazioni sciite contro formazioni radicali sunnite sostenute dall’Arabia Saudita- che aveva come bersaglio i leader dell’SSP. Il LeJ in passato è stato apertamente supportato da Daesh il quale se ne è utilizzato come mezzo di contrasto contro i gruppi militanti sciiti; si è di fatto reso protagonista di 350 attacchi violenti ed attentati a moschee sciite dalla sua formazione. Sebbene la violenza del LeJ sia rivolta soprattutto contro lo sciismo, l’organizzazione ha posizioni radicali anche contro i cristiani, gli ahmadi e i musulmani sufi. Il LeJ è stato inserito nella lista statunitense delle organizzazioni terroristiche nel 2003 ed è stato messo fuori legge dal presidente Musharraf nel 2001. In risposta alla sempre più crescente pressione militare, le sigle nazionaliste Balocistan Liberation Army (BLA), Balocistan Republican Army (BRA), United Baloch Army (UBA) e Lashkar-e Balocistan (LeB) sviluppano strategie di cooperazione in operazioni terroristiche contro gli interessi economici statali. Il 2018 è testimone, infatti, del cambio di strategia degli insorti che vede prendere di mira gli interessi cinesi nel Balocistan. Vengono perciò colpiti con maggiore durezza i siti del CPEC e i luoghi simbolo della cooperazione con la Cina: il consolato cinese a Karachi (23.11.2018) e il Pearl Continental Hotel a Gwadar (11.5.2019), meta di soggiorno degli imprenditori cinesi involti nei progetti del Corridoio Economico Sino-Pakistano.


4.3 L’insorgenza iraniana

Lo scontro in atto tra gruppi e movimenti armati e forze di sicurezza pakistane prosegue a fasi alterne dal 1948 mentre in Iran lo scontro ha assunto livelli preoccupanti armandosi soltanto nel 2002. Nello specifico, la Repubblica Islamica dell’Iran sta fronteggiando le sigla Jundullah dal 2002, dal 2012 Jaish-ul Adl e dal 2013 il gruppo minore Ansar al Furqan, le tre più letali organizzazioni militanti che operano nella provincia del Sistan Balucistan e che perpetrano attacchi contro interessi iraniani fomentando anche la violenza settaria.


4.4 Le sigle iraniane


Jundallah ("Soldati di Dio”, noto in persiano come “Jonbesh-e Moqavemat-eMardom-e Iran” Movimento di Resistenza Popolare d’Iran), è un movimento fondato allo scopo di difendere i diritti della minoranza balucia del Sistan Balucistan. L’anno di fondazione della sigla risale al 2002, da allora sono in corsoaggressioni armate ai danni di funzionari, membri delle forze di sicurezza, istituzioni religiose sciite. Jundullah ha dimostrato grandi capacità tattiche e di penetrazione nel territorio fin dal primo grande attacco all'interno dell'Iran quando, nell'autunno del 2005, il corteo dell'allora presidente iranianoMahmud Ahmadinejad, in visita nel Sistan Balucistan, venne attaccato.

Figura 4. Bandiera di Jaish-ul Adl

Si stima che Jundullah possa contare su circa 2mila combattenti ben addestrati e si ritiene che dal 2005 possa avere provocato la morte di 154 e il ferimento di 320 cittadini iraniani. Dal canto loro, i comandanti di questo movimento armato affermano che il gruppo ha ucciso fino a 400 soldati iraniani.

Il bacino di reclutamento di Jundullah sono i seminari religiosi sunniti svolti nelle moschee della regione. Creato nel 2002 da Abdolmalek Rigi (catturato e giustiziato nel 2010 a Tehran), Jundullah agli albori non possedeva espliciti riferimenti ideologici al jihadismo, approccio che invece acquisì dal 2008 interagendo con i gruppi armati pakistani di Lashkar-e-Jhangvi e Al-Qaeda, apertamente anti-sciiti e jihadisti.


Al fianco di Jundullah, Jaish-ul Adl è l’altra grande sigla del terrorismo balucio operante anche nei confini iraniani. Nata da una costola di Jundullah, Jaish-ul Adl ("Esercito della giustizia") è un gruppo militante fondato nel 2012. Di aperta ideologia sunnita salafita a matrice jihadista, anche questa sigla si è distinta per le capacità tattiche e operative all’interno del territorio iraniano mettendo a segno operazioni contro le forze di sicurezza e le Guardie Rivoluzionarie di stanza nel Sistan Balucistan, inclusa la detonazione di IED contro i veicoli delle IRGC (Islamic Revolutionary Guard Corps , Sepah-e Pasdaran-e Enqelab-e Eslami) e loro convogli, attacchi contro siti militari situati nella provincia e rapimenti di guardie di frontiera iraniane. Il gruppo afferma che dozzine di membri delle IRGC sono rimasti uccisi in queste operazioni: l’ultima operazione rivendicata risale al 13 febbraio del 2019 quando un attentatore suicida ha causato la morte di 27 pasdaran facendosi esplodere al passaggio di un convoglio militare.

Jaish al-Adl si oppone anche al sostegno attivo del governo iraniano del presidente siriano Bashar al-Assad contro lo Stato Islamico; viene infatti considerato dal leader di questo gruppo armato Salaheddin Farooqi un aperto attacco ai musulmani sunniti.


5. Controinsorgenza

Counterinsurgency: comprehensive civilian and military efforts designed to simultaneously defeat and contain insurgency and address its root causes. Also called COIN.” (Department Of Defense Dictionary, Source Joint Pubblication 3-24). La disciplina denominata “controinsorgenza” è il risultato dei comuni sforzi civili e militari per contenere e sedare l’insorgenza e le motivazioni che la causano. Gli obiettivi chiave da raggiungere sono la riduzione della violenza e l’instaurazione del controllo politico sulla popolazione e sul territorio attraverso la legittimazione del governo. Occorre quindi che le strategie per la controinsorgenza vedano impiegate indistintamente tutti gli organismi statali (apparati diplomatici, economici, giudiziari, militari, polizia e informativi) con l’obiettivo di riabilitare il controllo e restaurare la pace.

5.1 Law enforcement

A tal fine, il Pakistan in particolare sembra stia ottenendo buoni successi utilizzando contromisure adeguate in campo militare, politico, sociale ed economico al fine di non lasciare spazio per ulteriore reclutamento alle sigle.

In ambito militare e di law enforcement, dal 2005, anno di inizio dell’ultima ondata di violenze in Balocistan, le forze armate pakistane, sotto il controllo dell’allora presidente Pervez Musharraf, si sono rese capaci di infliggere importanti perdite ai bracci armati dei movimenti nazionalisti più oltranzisti. Il primo passo è stato infatti quello di dichiarare illegale il Baloch Liberation Army (BLA) nell’aprile del 2006 e congelare gran parte dei conti bancari delle quadri dirigenziali del movimento. Nei successivi mesi, alcuni dei più carismatici leader del gruppo nazionalista laico vengono eliminati causando però, di contro, un grave malcontento popolare.


Nel 2013 le forze regolari pakistane infliggono un duro colpo al jihadismo e alle sigle nazionaliste eliminando le più alte sfere gerarchiche in sofisticate operazioni militari con il supporto del famigerato Inter-Service Intelligence (ISI).

Al contempo la minaccia jihadista viene duramente combattuta: nel 2014, il governo pakistano lancia l’operazione Zarb-e Azb contro le maggiori sigle jihadiste Tehrik-e Taliban Pakistan (TTP), Lashkar-e-Jhangvi (LeJ), al-Qaeda e Jundallah.

Nell’agosto del 2015 è stato presentato il Balocistan Peace Program il quale propone l’amnistia a tutti i militanti etnonazionalisti che depongono le armi abbandonando la lotta contro lo Stato, elargendo loro una quota in denaro per la riabilitazione dei diritti civili. Sono più di 3mila i militanti separatisti arresi negli ultimi tre anni.

5.2 Misure politiche

Il versante politico della strategia contro l’insorgenza ha presentato nell’aprile 2010 una svolta cruciale: la concessione di una maggiore autonomia al Balocistan ai sensi della promulgazione del diciottesimo emendamento della Costituzione pakistana. Questa misura prevede la concessione di maggiore autonomia finanziaria in riferimento alla National Finance Commission Award del 2009 che autorizza una maggiore redistribuzione delle entrate destinate al Balocistan.

Anche le misure socio-politiche messe in campo contro l’insorgenza sono di notevole rilievo. L’insieme di progetti presentati dal governo a partire dal 2008 con il nome di Aqaz-e Haqooq-e Balocistan (Inizio dei Diritti del Balocistan) punta alla riabilitazione completa della regione. Uno dei maggiori impegni dell’agenda dell’Aqaz-e Haqooq-e Balocistan è l’incentivazione al diritto allo studio di tutte le fasce d’età al fine di allontanare i giovani dalle posizioni radicali nazionaliste e religiose promuovendo anche la comunicazione tra studenti provenienti dalle diverse regioni del Paese.

5.3 Misure economiche

Al fianco delle precedenti iniziative, lo sviluppo socioeconomico del Balocistan è affidato all’incremento di infrastrutture che, oltre ai megaprogetti di rilievo per il CPEC, prevedono piani di implementazione della rete autostradale, progetti di accrescimento del porto di Gwadar, completamento della diga di Mirani, inizio dello sfruttamento del giacimento di carbone di Chamalang, secondo più grande d’Asia. Anche il settore agricolo verrà incrementato; nel 2017 viene inaugurato il sistema di canali Kachni il quale prevede introiti per 10mld di rupie l’anno, irrigando ben 72mila acri di campi resi coltivabili.

5.4 Sicurezza dei confini

La sicurezza dei confini resta una questione fondamentale per limitare l’operatività dei gruppi armati e fermare i derivati da attività illecite. L’annosa questione della permeabilità dei confini pakistani è stata resa oggetto di attenzione anche dal United Nations Office on Drugs and Crime a causa dei vastissimi traffici illeciti riguardanti stupefacenti, traffico di esseri umani, traffico di materiale esplosivo e precursori chimici. Nello specifico della questione balucia, la permeabilità dei confini e la notevole capacità dei gruppi armati di travalicare la frontiera non attirando l’attenzione o a seguito di un’operazione offensiva, rende difficoltosa qualsiasi risposta politica e militare a causa della transfrontalierità della minaccia da contrastare.

Per ovviare alla questione, la cooperazione internazionale in campo militare e informativo messa in campo da Iran e Pakistan risulta di ottimo livello e dal 2014 ad oggi, i due paesi si sono resi protagonisti di accordi riguardanti la sicurezza del confine che li accomuna. L’istituzione di una hotline tra il Corpo di Frontiera pakistano e il Comando della Guardia di Frontiera della Repubblica Islamica dell’Iran (Farmandehi-e Marzani-e Jomhuri-e Eslami-e Iran), l’implementazione della cooperazione informativa interagenzia e dello scambio di informazioni e la costruzione di una recinzione per la totalità della lunghezza della frontiera, 900 km in totale, sono solo alcune delle maggiori cooperazioni in campo della sicurezza messe in atto da questi due paesi. Non mancano tuttavia tensioni tra i due paesi confinanti: ambedue sospettano vicendevolmente l’altro della manipolazione della lotta armata al fine di interferire nelle questioni domestiche. Non sono mancanti incidenti di tipo militare; violazioni illecite del confine internazionale da parte di truppe regolari e lanci di razzi e mortai oltre frontiera sono all’ordine del giorno.


6. Conclusioni


Le iniziative adottate al fine di sedare l’insorgenza in Pakistan si stanno rivelando di impatto. La promulgazione del diciottesimo emendamento, il pacchetto Aqaz-e Haqooq-e Balocistan, le iniziative socio-economiche riguardanti il diritto allo studio e l’incentivazione dell’agricoltura, i progetti di infrastrutture di rilevanza strategica, la cooperazione internazionale per la sicurezza dei confini con l’Iran e l’Afghanistan stanno riscontrando successo. E’ sempre maggiore, infatti, il disconoscimento da parte della popolazione civile rispetto alle posizioni oltranziste degli insorti. L’allontanamento popolare dalle agende dei separatisti deve essere il nodo cruciale della strategia controinsorgente al fine di limitare il reclutamento dei cartelli violenti e instaurare la legittimità statale e il controllo del territorio.

Figura 5. Comparazione su base annua degli eventi violenti.

Il trend di attentanti ed azioni violente, come riporta il PIPS (Pak Institute for Peace Studies), è in continua decrescita dal 2015 che ha contato 1097 atti violenti con 3503 vittime. Pur avendo riscontrato il ragguardevole numero di 433 azioni violente, nel 2019 si è comunque riconfermato l’andamento negativo delle vittime di tali operazioni che in quest’anno sono attestate in 588. Tuttavia, nonostante l’importante impegno assunto nei vari contesti, la campagna di reclutamento degli insorti può ancora contare sull’istigazione di profonde problematiche ancora presenti. La povertà resta una questione di primaria importanza: il Balocistan pakistano è la regione meno sviluppata del Paese con un tasso di povertà del 57%. Il 45% della popolazione non ha accesso ad una alimentazione sana anche a causa delle gravi siccità che hanno caratterizzato la regione.

L’accesso alla sanità di base risulta complesso: sono presenti poco più di 6mila medici a fronte di 12mln di abitanti; la mortalità infantile inferiore ai cinque anni di età raggiunge il tasso di 97 su 1000. L’alfabetizzazione della popolazione raggiunge complessivamente il 40%. Anche la questione del ritorno economico della regione risulta ancora non affrontata: nonostante il Balocistan da solo produca 2mila MegaWatt (1 MegaWatt = 1mln di Watt) di elettricità, ne riceve indietro soltanto 700 con il risultato che il 62% della popolazione della regione non ha accesso diretto alla corrente elettrica. L’area in questione risulta carente di conduzioni idriche: l’acqua potabile non è raggiungibile da 7.6mln di persone, più del 50%, della popolazione complessiva del Balocistan.

Problematiche sociali di tale livello devono essere affrontate al più presto per restaurare la pace e arrestare il reclutamento dei cartelli nazional-religiosi. È importante che il governo centrale si concentri sul miglioramento della situazione socio-economica della popolazione locale. Al fine di ridurre la povertà, sarebbe urgente ideare una strategia per accelerare la crescita economica fornendo finanziamenti alle fasce di popolazione a bassissimo reddito incoraggiando investimenti, imprese e occupazione locale. Il caso delle persone scomparse è una profonda piaga che vede compromessi i servizi di intelligence e le forze paramilitari coinvolti nel contrasto alla lotta armata. Il governo deve identificare il numero effettivo delle persone scomparse, promuovere una maggiore trasparenza sulle responsabilità governative e incentivare la liberazione dei prigionieri baluci detenuti clandestinamente incoraggiandone il ritorno. Il controllo del Balocistan è una conditio sine qua non per lo sviluppo del CPEC. Garantire la sicurezza della Regione, eradicando il terrorismo di matrice religiosa e nazionalista con misure militari adeguate ed eque e contromisure politiche, dovrebbe essere la priorità. E’ necessario intraprendere ulteriori miglioramenti socioeconomici per la popolazione del Balocistan. L’incremento delle condizioni di vita e il raggiungimento dei diritti di base, non solo ridurrà il potenziale attrattivo dei gruppi terroristici ma porterà anche alla consapevolezza che combattere per la separazione da uno Stato con ottime politiche sociali non è ragionevole.


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Balocistan insorgente dall_etnonazionali
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  • Ammaz Khan and Syed Shujaat Ahmed, “Achieving Sustainable Development Goals in Balochistan,” Daily Times, December 18, 2018.

  • “Pakistan Security Report 2019” (Pak Institute for Peace Studies (PIPS))

  • Maaz Khan, “Balochistan Security in 2017,” Conflict and Peace Studies 10, no.1 (Jan – June 2018)

  • “Anti-State Violence Dropped to 15-years low PICSS Security Report” (Pakistan Institute for Conflict and Security Studies, January 2020)

Sitografia

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