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Angola: storia e continuità politica nel segno dell’energia

Aggiornamento: 5 dic 2022

Diga, Idroelettrica, Angola
Fig. 1: La potenza dell’energia idroelettrica in Angola (credit: Africa e Affari)

1. Introduzione


L’Angola è probabilmente uno degli Stati più emergenti dell’Africa Australe. Attualmente, l’ex colonia portoghese è la quinta economia più grande del continente africano, con una crescita del Pil a un tasso medio dell’8% dal 2013 in avanti[1]. Insieme alla Namibia e allo Zambia, il Paese è considerato una delle mete energetiche emergenti dell’Africa Australe, capace di sopravvivere a intemperie costanti e ferite profonde causate dalla sanguinosa guerra civile. La crescita economica angolana è, di conseguenza, un “miracolo africano” per certi versi, realizzato grazie ad un ampio potenziale energetico, specialmente nel settore dell’idroelettrico.


La capacità principale di Luanda e di tutta la popolazione angolana è sempre stata quella di rinascere per sopravvivere: il peso di scelte cruciali e decisive in settori quali le telecomunicazioni e la sanità in particolare per l’enorme fetta di popolazione giovanile, ricade ora nelle mani del regime attuale di João Lourenço. Sarà in grado il Presidente, al suo secondo mandato consecutivo, di dare seguito alle promesse elettorali e soddisfare le richieste di cambiamento di una popolazione ambiziosa?


2. Angola: la storia tribolata del Paese


La storia moderna dell’Angola risale alle esplorazioni portoghesi della fine del XVI secolo, quando numerose caravelle provenienti dalla penisola iberica, piene di soldati, raggiunsero le coste occidentali dell’Africa meridionale. Il nome del Paese è emblematico: “Ngola”, infatti, è il nome che i portoghesi diedero a quella nuova porzione di terra inesplorata, connotazione che si riferisce ai sovrani Ndongo, corrispondente all’italiano re o maestà, proprio in onore di quei sovrani con cui gli iberici entrarono in contatto attorno al 1575. Ai tempi, l’Angola era parte integrante del Regno del Congo, con cui i portoghesi instaurarono una reciproca collaborazione: armi, insegnamento della religione cristiana e nuovi strumenti tecnologici in cambio di minerali, avorio e schiavi.


Tuttavia, il nome Angola comincia a riecheggiare solamente a partire dalla Conferenza di Berlino (novembre 1884-febbraio 1885) quando il diritto di controllo sulle colonie dell’Angola, ma anche del Mozambico, Guinea-Bissau, Capo Verde e San Tomé e Prìncipe, fu riconosciuto a Lisbona che formalizzò tale dominio negli anni ’20 del secolo successivo. È importante ricordare che l’intensa tratta di schiavi formalizzata tra i due Paesi valse l’appellativo di “madre nera del Nuovo Mondo” all’Angola, un territorio caratterizzato da condizioni socio-economiche disastrose e insostenibili.


L’abolizione della tratta degli schiavi non comportò alcun miglioramento per gli abitanti autoctoni della colonia portoghese tanto che, all’alba del processo di decolonizzazione, il popolo angolano era il più povero e arretrato rispetto a tutti gli altri popoli sotto dominazione coloniale, nonostante ingenti miniere d’oro e di diamanti, oltre che fruttuose piantagioni di cacao. Tale scenario fu determinato dal fatto che il Portogallo stesso, se paragonato alle altre superpotenze europee, risultava una nazione arretrata dal punto di vista economico e sociale.


Il 1956 e il 1962 furono rispettivamente gli anni della svolta: dapprima, un dentista portoghese, Agostinho Neto, formò il cosiddetto MPLA (Movimento per la Liberazione dell’Angola); successivamente, il politico Roberto Holden costituì il FNLA (Fronte Nazionale per la Librazione dell’Angola), da cui si formò, attraverso una scissione interna, l’ultimo movimento indipendentista, l’UNITA (Unione Nazionale per l’Indipendenza Totale dell’Angola), creato nel 1966 e guidato dallo scienziato politico svizzero Jonas Savimbi.


3. L’indipendenza Angolana e la guida unilaterale politica


Questi partiti d’indipendenza sono tutti quanti noti a livello internazionale, specialmente il MPLA al potere dal 1975, anno della nascita della Repubblica Popolare dell’Angola. Effettivamente, a partire dal 1961, gli scontri armati tra i gruppi indipendentisti locali e i colonizzatori portoghesi crearono scompiglio all’interno del Paese. Tuttavia, solamente in seguito alla Rivoluzione dei Garofani del 1974 a Lisbona, attraverso la quale il dittatore Salazar fu spodestato in nome della democrazia, si iniziò a parlare di indipendenza angolana grazie alla stipulazione degli Accordi di Alvor.


L’idea fu quella di spartire il potere tra tutti i tre gruppi che avevano partecipato alla lotta per l’indipendenza. Ingerenze esterne in epoca di guerra fredda – da un lato il MPLA sostenuto da Cuba e URSS, dall’altro il FNLA e UNITA spalleggiati da Stati Uniti, Cina e Zaire – sancirono una corsa al potere senza regole che portò il MPLA a conquistare la capitale Luanda il 10 novembre 1975.


Da quel momento in poi, una logorante e aspra guerra civile tra tutti i gruppi cominciò per ben 27 anni e vide numerosi eventi storici che cambiarono il corso della storia angolana: la morte di Neto nel 1979, sostituito da José Eduardo Dos Santos, il Presidente angolano più longevo deceduto lo scorso 8 luglio 2022, le invasioni sudafricane negli anni ’80, gli Accordi di New York del 1988, rinominati anche Accordo Tripartito sull’Angola, siglati dalle Nazioni Unite per mettere fine alla partecipazione di truppe cubane e sudafricane al conflitto e dichiarare l’indipendenza della Namibia, allora sotto il controllo di Pretoria.


Numerosi tentativi di pace furono tentati nel corso degli anni: gli Accordi di Bicesse[2] nel 1991 ed il Protocollo di Lusaka[3] nel 1994. In ogni caso, l’Angola si distingue per essere stato uno di quei Paesi guidati unilateralmente, in questo caso dapprima dai portoghesi e successivamente dal MPLA. Quest’ultimo, nonostante un’opposizione sempre più credibile e proattiva, ha mantenuto le redini del Paese ben salde anche dopo le recenti elezioni dell’agosto 2022.

Luanda, Capitale, Skyline
Fig. 2: La capitale Luanda (credit: African Development Bank)

4. Tra presente e futuro: le promesse post-elezioni


La nuova Costituzione del 2010 ha sancito l’abolizione dell’elezione diretta del capo dello Stato: oggigiorno, il Presidente angolano è il capolista del partito che ottiene il maggior numero di voti all’elezione dell’Assemblea Nazionale. Il Presidente eletto, per un massimo di due mandati consecutivi quinquennali, riserva la facoltà di scegliere direttamente il vicepresidente, il gabinetto e i governatori provinciali, lasciando poco margine di manovra all’Assemblea nazionale, composta da 220 seggi ed eletta proporzionalmente. Un tale riassestamento legislativo sembrava poter portare una ventata fresca in quel di Luanda; tuttavia, le ultime elezioni del 24 agosto 2022 hanno confermato come vincitore il MLPA, estendendo dunque di altri cinque anni il governo di João Lourenço. Nemmeno questa volta, l’UNITA di Adalberto Costa Júnior è riuscita ad avere la meglio e affermarsi al potere.


Tuttavia, questo è stato il voto più serrato nella storia angolana in quanto, stando ai risultati ufficiali annunciati dalla Commissione elettorale nazionale, il MPLA ha ottenuto il 51,17% dei voti a discapito del 43,95% ottenuto dall’opposizione. Un vantaggio minimo che non ha fugato i dubbi in merito alla trasparenza del processo elettorale angolano in quanto sono numerose le speculazioni in merito al tradizionale controllo esercitato dal partito del Presidente Lourenço sul conteggio della Commissione elettorale e sui media statali.


In sostanza, nonostante un periodo di recessione dovuto al crollo dei prezzi e della produzione di petrolio negli scorsi anni, un’insoddisfazione popolare diffusa e un ampio schieramento politico di opposizione, il MPLA è caduto. Il leader di UNITA ha contestato il conteggio, reclamando, secondo il proprio calcolo, di aver ottenuto il 49,5% dei voti contro il 48,2% del MPLA. In Angola, è possibile presentare ricorso dapprima alla Commissione elettorale nazionale e, se respinta, successivamente alla Corte costituzionale. Tale procedimento al fine di annullare i risultati delle elezioni è stato perseguito senza successo da Adalberto Costa Junior: difatti, la Corte costituzionale ha respinto il reclamo presentato dall’opposizione affermando che il processo è risultato trasparente e conforme alle modalità previste.


Tutto ciò ha spianato la strada al giuramento del Presidente João Lourenço a Luanda lo scorso 15 settembre 2022 che ha sancito l’inizio del suo secondo mandato. Il risultato delle elezioni è emblematico: continuità è la parola d’ordine che ha spinto la popolazione a riconfermare il leader che, negli ultimi anni, ha trasformato il Paese in un punto di riferimento nei mercati energetici, ad esempio. Nonostante uno dei tassi di mortalità infantile più alti al mondo, l’Angola si contraddistingue per un altissimo tasso di fertilità e una grande fetta della popolazione tra i 18 e i 26 anni[4].


Lo scenario demografico ha certamente inciso sull’esito delle elezioni in quanto, fin dall’inizio della campagna elettorale, il Presidente Lourenço ha promesso la creazione di nuovi posti di lavoro per i giovani disoccupati. La chiave di volta è stata l’enfasi posta sulla connessione tra continuità e stabilità: secondo Lourenço, una liberalizzazione economica definitiva del Paese può realizzarsi solamente attraverso il sostegno di tutta la popolazione, specialmente del settore privato a cui verranno destinati fondi e risorse volti ad impiegare la maggior parte dei giovani angolani.

Giuramento, Politica
Fig. 3: Il giuramento del Presidente Lourenço (credit: Reuters)

5. Energia e sminamento: i due nuovi capisaldi di Luanda


Oggigiorno, l’Angola è uno dei Paesi protagonisti dell’Africa Australe grazie al suo ruolo, riconosciuto globalmente, come attore energetico affidabile e potenza mineraria in espansione. Certamente, l’eredità della guerra civile è ancora ben presente: non sorprende, infatti, come numerose risorse siano destinate a localizzare le mine antiuomo presenti ancora sul territorio al fine di sviluppare nuove attività economiche.


In un mondo attanagliato dalle conseguenze del conflitto russo-ucraino dal punto di vista energetico, l’Angola rappresenta una delle destinazioni più stabili e sicure per gli investimenti energetici nel continente nero. Luanda risulta ancora essere il secondo produttore di petrolio per quanto concerne l’Africa subsahariana, destinato a diventare il più grande produttore di greggio dell’Africa Australe. Ma gli investimenti e la strategia nazionale non si limitano ai combustibili fossili: le rinnovabili sono al centro del piano energetico nazionale volto a proporre un mix di risorse talmente ampio da poter permettere al Presidente Lourenço di sedersi al tavolo con le più grandi potenze mondiali, un’utopia se si pensa al recentissimo passato fatto di violenza e povertà. Sono numerose le aziende internazionali che operano lungo le coste del Paese: Total, Exxon-Mobil e Somoil sono le protagoniste, le cui attività di offshore di produzione, stoccaggio e scarico di idrocarburi sono tra le più avanzate e sostenibili attualmente.


Negli ultimi anni, incentivi in termini di tassazione e regolamentazione hanno favorito l’internazionalizzazione del Paese che risulta essere una delle nazioni che maggiormente ha ridotto la sua impronta carbonica, anche grazie a una delle esposizioni solari migliori in Africa, come quella della limitrofa Namibia. Inoltre, la presenza di numerosi fiumi ha permesso a Luanda di diventare una potenza idroelettrica, risorsa che verrà sempre più sfruttata nel corso dei prossimi anni.


Analogamente, una profonda e mirata attività di sminamento, specialmente nelle provincie orientali, ha permesso a numerose comunità locali di ristabilirsi e svilupparsi. In passato, la maggior parte dei progetti riguardanti la creazione di nuove infrastrutture è rimasta bloccata di fronte al cospicuo numero di mine antiuomo. Oggigiorno, l’agricoltura, l’edilizia e il turismo angolano sono ripartiti a pieno regime, dando seguito alle promesse elettorali dell’amministrazione Lourenço.


6. Conclusioni


L'Angola è un Paese emergente e a elevato tasso di crescita, dotato di grandi risorse naturali e minerarie. Le quarte elezioni generali, dopo la fine della guerra civile, hanno spianato la strada verso una rinascita politica e sociale, completamente distaccata dall’operato dell’antico presidente José Eduardo dos Santos, rimasto al potere per 38 anni di fila e recentemente scomparso. I cambiamenti nel sistema giudiziario, la lotta alla corruzione e la fine della dilapidazione delle risorse pubbliche garantiscono un futuro roseo all’Angola, che dispone di uno tra i maggiori potenziali naturali in Africa Australe. L’Italia rappresenta uno dei partner maggiormente legati al Paese, specialmente dopo la creazione della raffineria di Luanda, e gli investimenti stranieri sembrano solamente all’inizio. Tra storia e continuità: il futuro degli angolani e delle angolane dovrà necessariamente essere sostenibile, sicuro, inclusivo e prospero.


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Note

[1] “Progetto Atlante © Mantova Export – 2014 Angola.” Accessed October 2022. https://www.export.mn.it/ita/download/ANGOLA_2014.pdf. [2] Gli Accordi di Bicesse sono stati firmati a Estoril (Portogallo) il 31 maggio 1991 dall’allora Presidente angolano, José Eduardo dos Santos, e dal capo e fondatore dell'UNITA, Jonas Savimbi, come parte della risoluzione della guerra civile angolana. [3] Sempre nel corso della guerra civile, il Protocollo di Lusaka fu siglato il 31 ottobre 1994 tra Manuvakola, l’ex segretario generale dell’UNITA, e il ministro degli esteri angolano, Venacio de Moura, al fine di finalizzare il disarmo e l'integrazione dell'UNITA. Entrambe le parti firmarono un cessate il fuoco come parte del protocollo il 20 novembre. [4] Tautonico, Tommaso. “Una Parte Del Mondo Invecchia, Ma in Molti Paesi Africani Ogni Donna Fa Più Di Sei Figli.” asvis.it, August 1, 2020. https://asvis.it/goal3/home/280-7430/una-parte-del-mondo-invecchia-ma-in-molti-paesi-africani-ogni-donna-fa-piu-di-sei-figli.


Bibliografia e sitografia

  • Al Jazeera. “Angola's Lourenco Pledges More Economic Reforms at Swearing-In.” News | Al Jazeera. Al Jazeera, September 15, 2022. https://www.aljazeera.com/news/2022/9/15/angolas-lourenco-to-be-sworn-in-for-2nd-term-amid-heavy-security.

  • “Angola Election: The MPLA Defeats UNITA in Closest-Ever Election.” BBC News. BBC, August 29, 2022. https://www.bbc.com/news/world-africa-62716562.

  • “Angola: Lo Sminamento Nelle Province Orientali Rilancia L'economia.” euronews, September 16, 2022. https://it.euronews.com/green/2022/09/16/angola-lo-sminamento-nelle-province-orientali-ha-rilanciato-leconomia.

  • Copparoni, Eleonora. “Angola: La Storia Di Un Paese in Guerra.” Lo Spiegone, May 9, 2021. https://lospiegone.com/2017/03/10/angola-la-storia-di-un-paese-in-guerra/.

  • “L'Angola Sta Diventando UN Riferimento Globale Nei Mercati Energetici.” euronews, July 15, 2022. https://it.euronews.com/2022/07/15/langola-sta-diventando-un-riferimento-globale-nei-mercati-energetici.

  • Person, and Catarina Demony. “Angolan Court Rejects Election Results Complaint, Opposition Calls for Protests.” Reuters. Thomson Reuters, September 9, 2022. https://www.reuters.com/world/africa/angolan-court-rejects-election-results-complaint-opposition-calls-protests-2022-09-08/.

  • Vines, Alex. “Angola's Political Earthquake: The Aftermath of the August 2022 Elections.” ISPI, September 7, 2022. https://www.ispionline.it/en/pubblicazione/angolas-political-earthquake-aftermath-august-2022-elections-36067.

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