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La marginalizzazione della comunità LGBTQ+ in Polonia come scudo contro la piaga arcobaleno

Aggiornamento: 19 nov 2021

Il problema più grande è l'ignoranza della gente e la mancanza di educazione sessuale a scuola. La Chiesa dice ai giovani che stanno appena scoprendo (soprattutto) la loro identità sessuale, che quello che fanno è peccato. Un uomo molto giovane che (come nella mia giovinezza) non ha accesso a Internet o ad altre fonti di informazione si perde in ciò che sente. Comincia a pensare che sta facendo qualcosa di sbagliato. Comincia a combattere ciò che è veramente sano e normale. I medici, nonostante la chiara informazione che l'omosessualità NON è una malattia mentale, ancora non l'accettano al 100% (Polonia, Uomo bisessuale, 22 anni)[1]

1. Introduzione


I diritti civili legati all'identità di genere e all'orientamento sessuale sono al centro di un dibattito sempre più ampio e complesso che coinvolge diversi attori, dagli organismi sovranazionali alla società civile. Sebbene l'opinione pubblica, specie per quanto riguarda le generazioni più giovani, sia sempre più aperta in merito al riconoscimento di tali diritti, si continua a riscontrare una certa ritrosia da parte di alcuni strati della popolazione, nonché dai partiti e dai governi più conservatori. È questo il caso della Polonia, una nazione che, eccetto durante la sua spartizione alla fine del diciottesimo secolo e nei periodi di occupazione straniera, non ha mai emanato una legge che criminalizzasse l'omosessualità, ma per la quale quest'ultima ha storicamente costituito un tabù che persiste tutt'oggi. Il Paese, infatti, presenta a livello politico e ideologico profonde contraddizioni e vede un'opinione pubblica caratterizzata da differenze generazionali significative, con una parte di popolazione (la più anziana) legata ad un forte cattolicesimo e conservatorismo, a cui si accompagna spesso un deciso sentimento anti-europeista, e le nuove generazioni sempre più vicine ai valori liberali propri della cultura occidentale.


2. Essere membri della comunità LGBTQ+ in Polonia oggi: alcuni dati


Prima di analizzare la storia della comunità LGBTQ+ polacca, le dinamiche interne alla nazione in merito ad essa, i vari ruoli giocati dai diversi attori coinvolti e i possibili sviluppi, sembra utile presentare una breve panoramica sulla situazione attuale. Secondo l'ILGA-Europe's 2020 report, la Polonia è la peggiore tra i paesi dell'Unione Europea nella tutela dei diritti LGBT, un'affermazione che trova riscontro anche nei dati raccolti nell' EU LGBTI survey II dell'European Union Agency for Fundamental Rights.


Un primo dato interessante riguarda la percentuale di polacchi che ritengono vi sia stato un abbassamento dell'intolleranza e del pregiudizio nei confronti della comunità LGBT. Infatti, appena il 19% delle persone condivide quest'idea, una percentuale davvero bassa soprattutto se messa a confronto col 40% registrato nei paesi dell'Unione Europea (Regno Unito incluso). Al contrario, ben il 68% dei polacchi ha affermato che intolleranza e pregiudizi sono aumentati, mentre solo il 36% (poco più della metà) dei cittadini europei condivide questa affermazione. Allarmante inoltre la bassissima percentuale di polacchi che sostiene che il proprio governo nazionale combatte attivamente ed effettivamente l'intolleranza contro la comunità LGBT: appena il 4%, contro la media europea del 33%.


Un altro dato preoccupante riguarda le molestie fisiche o sessuali di cui le persone LGBTI sono vittime, in particolare trans e intersex, dei quali uno su cinque (il doppio rispetto agli altri gruppi LGBTI) ha subito questo tipo di violenza nei cinque anni precedenti alla pubblicazione del report. Per quanto riguarda i più giovani, la situazione rimane preoccupante, in particolare per quanto attiene alla tutela e al supporto che questi ricevono da parte di insegnanti e altre figure di riferimento all'interno delle scuole. Il 39% degli studenti LGBTI di un'età compresa tra i quindici e i diciassette anni ha affermato di nascondere la propria identità sessuale e di genere a scuola, e solo il 33% si sente protetto, difeso o supportato in quanto appartenente alla comunità LGBTI. Infine, solo il 18% (contro una media europea pari al 33%) ritiene che il tema dei diritti LGBTI venga affrontato nella propria scuola in maniera positiva o perlomeno equilibrata.


Alla luce di tali dati, è evidente il sentimento di insicurezza che accomuna le persone LGBTQ+, sentimento legato non solo alla mancanza di tutela da parte del governo, ma anche all’insufficiente informazione e sensibilizzazione sul tema all’interno delle scuole e, in generale, nella vita pubblica polacca.

3. Overview storica del riconoscimento delle same-sex relationships: dal diciottesimo secolo al post-secondo conflitto mondiale


Dalla fine del diciottesimo secolo, ovvero quando la Polonia fu divisa tra i tre grandi imperi (tedesco, austro-ungarico e russo), furono imposte leggi che vietavano l'omosessualità all'interno di quello che oggi è il territorio polacco, che rimasero sostanzialmente in vigore anche successivamente alla fine del primo conflitto mondiale[2].


Fu solo con l'emanazione di un nuovo codice penale, ovvero il Kodeks karny del 1932, che gli atti consensuali tra persone dello stesso sesso vennero finalmente depenalizzati[3], stabilendo l'età del consenso a quindici anni, pari a quella fissata per le persone eterosessuali. Nonostante ciò, la società polacca era ancora pervasa da numerosi tabù morali e sessuali che i circoli letterari e i vari movimenti sociali per l'emancipazione delle donne cercavano di rompere, mentre la società "mainstream" si rifugiava nella sicurezza dei valori tradizionali e conservatori propagandati specialmente dalla Chiesa cattolica. Questi tabù non riguardavano meramente l'omosessualità, ma anche tematiche quali le mestruazioni e la contraccezione, tabù tuttora presenti e che anzi si trovano al centro di un acceso dibattito circa l'accesso ai metodi contraccettivi, nonché all'aborto, a favore di milioni di donne polacche.

La Seconda guerra mondiale e l'occupazione tedesca comportarono gravi e decisivi passi indietro nel cammino della nazione polacca verso il riconoscimento delle relazioni tra persone dello stesso sesso poiché, sebbene, a differenza di quanto avveniva nella Germania nazista, i gay e i bisessuali non costituissero specifiche categorie oggetto di persecuzione, questi venivano di fatto discriminati e deportati. Al termine del conflitto, la legislazione in materia di omosessualità era sostanzialmente uguale a quella del periodo tra le due guerre e nel 1948 l'età del consenso tra partner dello stesso sesso venne nuovamente fissata a quindici anni.


4. Omosessualità e Comunismo: essere gay dall’altra parte del muro


Con l'ingresso della Polonia nella sfera di influenza sovietica, il partito comunista al potere ha proceduto a un'attività di censura che ha coinvolto anche la sottocultura gay, occultando e censurando le informazioni circa i Rapporti Kinsey[4] e operando indagini al fine di stabilire l'esistenza o meno di un legame tra orientamento sessuale e propensione al crimine[5]. Ciò riguardava prettamente gli omosessuali uomini, poiché le lesbiche e i bisessuali erano pressoché "invisibili" nella vita pubblica polacca. La sottocultura gay vedeva inoltre un importante ostacolo alla propria sopravvivenza nella Chiesa cattolica, percepita dalla stragrande maggioranza del popolo polacco come la forza sociale di resistenza al nuovo sistema, che diffondeva una concezione dell'omosessualità dispregiativa e scandalosa. Ciò ha fatto sì che, negli anni Settanta, mentre nell'Europa occidentale e in alcuni paesi del blocco sovietico si assisteva all'emergere e alla diffusione di numerosi movimenti gay, la situazione in Polonia rimaneva sostanzialmente invariata, con scarso attivismo e partecipazione politica da parte della comunità gay polacca[6].


Con la crisi del comunismo, l'indipendenza del paese e la caduta del blocco sovietico, coi suoi muri materiali e non, anche la scena omosessuale polacca si è animata, specialmente con la nascita della campagna Kochaj, nie zabijaj (Ama, non uccidere) avente lo scopo di sensibilizzare la popolazione sul delicato tema dell'AIDS, l'apertura dei primi gay club e i primi coming out pubblici. Un ulteriore e determinante passo verso il riconoscimento delle same-sex relationships è avvenuto il 17 maggio 1990, quando l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha finalmente rimosso l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali nella Classificazione Internazionale delle Malattie.


5. "LGBT Ideology-Free Zone": la rappresentazione di un diritto umano come ideologia e la sua strumentalizzazione politica


Dalle elezioni parlamentari polacche del 2015 il partito al governo Legge e Giustizia (PiS), che in precedenza ha assunto posizioni apertamente anti-migranti, ha intrapreso una vera e propria battaglia a quella che è stata definita l'"ideologia LGBT" occidentale. È in tal modo, infatti, che il governo polacco indica l’attuale movimento di rivendicazione di riconoscimento e tutela da parte della comunità LGBTQ+, nonché tutte quelle idee che mettono in discussione l’esistenza di un unico, “sano” orientamento sessuale, ovvero l’eterosessualità, e un solo valido modello di famiglia, quello tradizionale. Tali teorie entrano in contraddizione con quelli che vengono considerati, dalla maggioranza dei polacchi, i capisaldi sui quali il Paese di fonda, e vengono interpretate come un pericoloso tentativo posto in essere dai gruppi di pressione europei di “perversione” della cultura polacca e dei suoi valori tra cui, in primis, la famiglia tradizionale.


La lotta a tale ideologia costituisce dunque l'obiettivo comune e unificante di vari attori politici e sociali, cosicché diversi comuni e quattro voivodati hanno dichiarato i rispettivi territori "zone libere da LGBT", all'interno delle quali i membri della comunità LGBTQ+ non sono accettati. Sebbene tale misura costituisca un mero gesto simbolico senza alcuna conseguenza giuridica, questo rappresenta comunque una pericolosa risposta alla firma di una dichiarazione a sostegno dei diritti LGBTQ+ da parte dell'attuale sindaco di Varsavia Rafał Trzaskowski.


Le cosiddette "zone franche" hanno ricevuto l'appoggio di parte della stampa, e il quotidiano di destra Gazeta Polska, in segno di sostegno alla politica di marginalizzazione della comunità LGBTQ+, ha distribuito ai propri lettori adesivi riportanti la scritta "zona franca LGBT". Non solo l’iniziativa è stata criticata dall'opposizione e dai diplomatici polacchi, che hanno pubblicamente condannato gli adesivi, ma anche il tribunale di Varsavia si è espresso in merito, ordinando la sospensione della loro distribuzione. L'editore del quotidiano ha dunque affermato che tali misure erano in realtà volte a censurare il giornale, e ha risposto continuando a distribuire gli adesivi semplicemente modificandone la decalcomania in "LGBT Ideology-Free Zone".


Questa rappresentazione della cultura LGBTQ+ come ideologia è stata ribadita dall'attuale Presidente Andrzej Duda, il quale, durante la campagna per le elezioni presidenziali del 2020, si è focalizzato sul "problema" LGBT affermando che "LGBT non sono persone, è un’ideologia, che è più dannosa del Comunismo". Questa visione è ovviamente condivisa da numerosi rappresentanti della Chiesa cattolica, tra cui l'Arcivescovo di Cracovia Marek Jedraszewski, il quale ha condannato pubblicamente la cosiddetta "piaga arcobaleno" affermando come essa sia "peggiore del Bolscevismo" e come la comunità LGBTQ+ stia cercando di "portare via la nostra Polonia e, da oltre 1050 anni, la nostra terra cristiana"[7].


6. “Stop LGBT”: la nuova legge contro la propaganda gay


Il parlamento polacco sta valutando una nuova legge il cui nome "Stop LGBT" lascia poco sperare in merito al riconoscimento e alla tutela dei diritti della comunità LGBTQ+ e che rappresenta una risposta alla minaccia da parte della Commissione europea del ritiro dei fondi a favore del Paese. La legge, promossa dalla Fondazione per la Vita e la Famiglia a seguito della recente marcia indietro di quattro regioni polacche sui piani per le zone anti-LGBT, prevede tra i suoi obiettivi quello di arrestare la "propaganda omosessuale nello spazio pubblico" rendendo illegale “promuovere orientamenti sessuali diversi dall’eterosessualità”, “sfidare il matrimonio come un’unione tra un uomo e una donna e “promuovere attività sessuali tra bambini e adolescenti di età inferiore ai diciotto anni”[8].


L’omosessualità viene dunque bandita, de iure e de facto, dalla vita pubblica polacca, allo scopo di relegarla alla sfera intima dei partner senza che questi ultimi possano manifestare apertamente non solo il proprio orientamento sessuale, ma anche gli affetti e i diritti che ne derivano. La legge “Stop LGBTQ+”, accompagnata all’istituzione delle “LGBT Ideology- Free Zones” limita, per non dire “imbavaglia” la comunità LGBTQ+ nella sua interezza nonché ciascun membro considerato nella sua individualità e, nonostante il consenso e la popolarità di cui queste sembrano godere all’interno del Paese, sono state criticate e condannate dall’Unione e dall’opinione pubblica europea e internazionale.

7. Conclusioni e prospettive future


La Polonia, una nazione ricca di storia, tradizioni e contraddizioni, si trova oggi più che mai in bilico tra l’Europa (di cui fa parte a tutti gli effetti in quanto membro dell’Unione) e Russia/Paesi slavi (coi quali condivide valori e parte della sua storia e cultura). Soprattutto le scelte politiche degli ultimi anni (per quanto riguarda, ad esempio, le politiche migratorie) stanno portando il Paese, in senso metaforico, sempre più ad est del continente, dove i diritti civili e le libertà fondamentali hanno un peso diverso rispetto a quello, almeno formalmente, attribuito loro dai paesi occidentali. Le ultime vicende che hanno riguardato la comunità LGBTQ+, tra proposte di legge e iniziative controverse, costituiscono i primi segnali di derive antidemocratiche e autoritarie che, com’è noto, colpiscono per primi sempre quei soggetti che più hanno bisogno di tutela e supporto. Se è vero che le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere hanno radici profonde nella storia del Paese, legate soprattutto al forte sentimento cattolico che pervade la cultura polacca, è pur vero che negli ultimi anni si è assistito a un aumento della violenza e della marginalizzazione dei membri della comunità LGBTQ+, col sostegno di larga parte della popolazione.


Tuttavia, sembra che le generazioni più giovani siano di tutt’altro avviso rispetto ai compatrioti più anziani in merito alla battaglia per i diritti LGBTQ+ e, più in generale, ai diritti civili, all’inclusione e al contrasto a derive anti-democratiche. La speranza è che, oltre al supporto da parte dell’Unione europea, anche il ricambio generazionale contribuisca al superamento di quelli che parte del popolo polacco chiama “valori tradizionali” ma che in realtà non sono altro che vere e proprie violazioni dei diritti umani. Per citare le parole dell’attivista Anna Adamowicz: “Sono molto ottimista sui giovani in Polonia. A loro importa davvero e sono aperti e vogliono davvero cambiare qualcosa”[9].


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Note

[1] https://fra.europa.eu/sites/default/files/fra_uploads/lgbti-survey-country-data_poland.pdf [2] Szulc, L, Transnational Homosexuals in Communist Poland Cross-Border Flows in Gay and Lesbian Magazines, Springer International Publishing AG, 2018, pp. 8, 97. [3] Ibidem. [4] Si tratta di due libri sul comportamento sessuale dell’essere umano secondo i quali esistono differenti orientamenti sessuali. Questi ultimi non vengono più descritti con la dicitura “eterosessualità” “bisessualità” e “omosessualità” ma attraverso una nuova scala di valutazione che misura il comportamento sessuale assegnando valori da 0 a 6, dove 0 sta ad indicare un comportamento totalmente eterosessuale e 6 uno totalmente omosessuale. [5] Kurpios, P., Poszukiwani, poszukiwane. Geje i lesbijki a rzeczywistość PRL. [6] Abramowicz M., Biedronia, R e Kochanowskiego, J, Queer Studies. Podręcznik kursu, Kampania Przeciw Homofobii. 2010. [7] https://www.bbc.com/news/world-europe-56412782 [8] https://www.euractiv.com/section/politics/short_news/poland-a-lgbt-free-zone/ [9] https://www.bbc.com/news/world-europe-56412782


Bibliografia/ Sitografia

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