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L'Australia dice sì ai matrimoni omosessuali

Aggiornamento: 8 mar 2019



(di Claudia Candelmo) Restiamo in Australia, ma questa volta per un'ottima notizia. L'Australia fa un passo avanti sul riconoscimento dei diritti delle persone gay: infatti, il risultato del referendum consultivo tenutosi lo scorso 15 novembre è stato chiaro. Al quesito "la legge dovrebbe essere cambiata per consentire alle coppie omosessuali di sposarsi?" la risposta dei votanti è stata, per il 62%, positiva.

Sebbene la maggioranza non possa dirsi "schiacciante", il risultato è certamente di particolare rilevanza, alla luce della forte affluenza alle urne (circa il 75% degli aventi diritto al voto) e in ragione proprio della natura consultiva del referendum che, generalmente, non è caratterizzata dagli stessi livelli di affluenza al voto rispetto ai referendum che hanno esito vincolante.

La domanda che sorge spontanea è: ma il matrimonio omosessuale non era già legale, nella "civilissima" Australia? La risposta, evidentemente, è no.

Fino al 2004, la questione era controversa. Il Marriage Act, che regola il matrimonio in Australia, adottato nel 1961, non definiva la coppia che contrae matrimonio composta necessariamente da un uomo e una donna. La modifica, appunto, del 2004, che ha specificato la composizione eterosessuale dell'unione matrimoniale, era stata inserita con il preciso scopo di evitare che i matrimoni omosessuali fossero riconosciuti come unioni matrimoniali in Australia, includendo anche le unioni contratte in altri Stati che consentono invece i matrimoni gay (dettagli sulla modifica legislativa del 2004 sono disponibili a qui).

Di fatto, dunque, per un cittadino australiano omosessuale era impossibile (e, formalmente, lo è tuttora, in ragione del valore consultivo del referendum, che necessita di un'azione parlamentare per modificare la normativa vigente) contrarre matrimonio e vedersi riconosciuti, nel proprio Paese, i diritti giuridici, economici e di altra natura (ad esempio, sanitari) che sono riservati ai coniugi riconosciuti tali dalla legge.

In definitiva, dunque, anche se ora la palla passa al Parlamento, la notizia è senz'altro di importanza fondamentale: la volontà del popolo australiano è di proseguire sulla strada del riconoscimento di diritti sempre più ampi e, soprattutto, per tutti.

Sulla questione, si raccomanda questo approfondimento a cura dell'Economist.

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