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Putin vuole creare una OPEC delle Materie Prime


*Autore di "Storie straordinarie delle materie prime" e "Altre storie straordinarie delle materie prime" (ADD Editore, Torino) e professore di Finanza internazionale a Parigi.

Docente del corso "SILENT MATTERS. Problemi geopolitici e opportunità di business", organizzato dal nostro Centro Studi, sulle materie prime e in partenza a maggio 2022.

© Eduard Korniyenko/Reuters

Cosa c’è dentro la testa di Putin e di alcuni dei suoi più fedeli amici? Un’idea che si sta precisando.


Alle prese con un andamento incerto del conflitto ucraino e alle dure reazioni dell'occidente, lo Zar pensa ad una nuova "arma", che sfrutta la posizione preminente della Russia nel mercato di un ampio spettro di materie prime e nuove alleanze commerciali con potenze come la Cina (ma anche l'Arabia Saudita, l'Iran e i cari vecchi BRICS) potenzialmente in grado di ribaltare gli equilibri geopolitici.


Occorre partire anzitutto da alcune considerazioni sulla guerra in corso.


La prima osservazione è che l’operazione militare in Ucraina potrebbe ricordare la sconfitta dell’impero russo a Port Arthur del gennaio del 1905 contro i giapponesi. Putin, il GRU (Glavnoe razvedyvatel'noe upravlenie, il servizio informazioni delle Forze armate russe), la FSB (Federal'naja služba bezopasnosti, il servizio federale per la sicurezza) e la SVR (Služba vnešnej razvedki, servizio di intelligence internazionale) hanno:

  • sopravvalutato lo spirito combattivo dei giovani soldati russi e le capacità logistiche del loro sistema militare;

  • sottostimato la capacità della resistenza del popolo ucraino;

  • sottovalutato la reazione del mondo occidentale che ha preso delle misure molto pesanti (anche se alcune sono di forma) nel quadro delle sanzioni ed embarghi contro l’economia russa e gli oligarchi, anche se molti di questi hanno potuto, in parte, proteggere i loro averi;

  • sottostimato gli enormi aiuti dell’intelligence occidentale (USA in prima linea) offerti all’esercito ucraino che può disporre di informazioni di prima qualità sui movimenti delle truppe nemiche.

La seconda osservazione è che la Russia non può competere militarmente contro gli USA e (eventualmente) la Cina. Basta osservare il flusso delle spese militari:

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SPESE MILITARI - 2020

PAESE MILIARDI DI US $

USA 778

CINA 252

INDIA 72.9

RUSSIA 61.7

UK 59.2

ARABIA S. 57.5

GERMANIA 52.8

FRANCIA 52.7

(fonte: Statista – 2021)

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La Russia non può mettere una AK sul tavolo quando negozia con USA, Cina, magari l’India o anche l’Europa. Allora deve trovare un’altra arma da posare sul tavolo.


1. Una fotografia della cornucopia delle materie prime russe


Nell’ambito agricolo, la Russia è il più grande esportatore mondiale di grano tenero e di girasole, il secondo per le esportazioni dell’orzo e di legname, il terzo esportatore di patate. Bisogna notare che il grano è un prodotto essenziale nell’alimentazione di popolazioni come quelle del Nord Africa e che l’Egitto - il granaio dell’Impero romano - è un grande importatore di grano per il sostentamento della sua popolazione (101 milioni di abitanti). Ci sono rischi importanti per vari Paesi importatori “poveri” nei prossimi mesi, se la situazione sul mercato del grano rimane molto tesa.


In ambito energetico, la Russia è il secondo produttore ed esportatore mondiale di gas (dopo gli USA), il secondo e terzo esportatore di petrolio, il secondo produttore di carbone termico e il quinto esportatore mondiale. Figura inoltre al sesto posto nella produzione di uranio (necessario per la produzione di energia nucleare), di cui il primo produttore mondiale è il Kazakhistan (40% della produzione mondiale). Se la situazione del mercato del grano rimarrà molto tesa, si porranno nei prossimi mesi rischi importanti per vari importatori “poveri”.


Se nel caso del petrolio sono vari i Paesi produttori, il mercato del gas si concentra fra USA e Russia (42% delle esportazioni), seguite dal Qatar, dalla Norvegia e dall’Australia. Il gas, oltre ad essere utilizzato per la produzione di energia elettrica (circa 1/4), nel riscaldamento domestico (ancora ¼) e nei trasporti, è un elemento essenziale per la fabbricazione di concimi (il 70% dei fertilizzanti nel mondo). Gli USA sono diventati solo recentemente un Paese esportatore di gas passando da meno di un miliardo di m3 nel 2015 a 11,8 nel 2020; ma gli USA esportano essenzialmente del GNL (gas liquefatto) e dispongono solo di sei centri di liquefazione del gas nel Paese. Altri centri sono in costruzione ma saranno operativi solo a partire dal 2023.


Nel settore dei metalli industriali, la Russia figura al primo posto per la produzione ed esportazione di cobalto (essenziale nella produzione delle batterie elettriche, dei catalizzatori, nella medicina e nell’alimentazione dei ruminanti), al secondo posto dopo il Cile nelle esportazioni di rame (un’auto contiene 15-30 kg di rame, un’auto elettrica circa 50 kg).


È il secondo produttore mondiale di nickel e terzo esportatore di questo metallo utilizzato, tra l'altro nella produzione delle batterie elettriche. La Russia è il primo produttore ed esportatore mondiale di palladio, il secondo per il platino: due metalli essenziali nella petrochimica (lavorazione del petrolio), nelle marmitte catalitiche per le auto e nell’industria aerospaziale.


Il Paese è anche il terzo produttore di oro e quarto produttore di argento, e i due non sono destinati unicamente alla gioielleria o agli investimenti finanziari, ma anche largamente impiegati nell'industria.


Non ultimo, la Russia partecipa alla produzione di vari metalli che figurano nella lista delle terre rare, la cui produzione è in larga misura controllata dalla Cina. Pechino ha fatto una scelta importante: estrae, raffina e lavora circa i 4/5 di questi metalli che “sporcano” molto l’ambiente (terra, aria, acqua e danneggiano anche la salute degli uomini che li manipolano), ma che sono essenziali nella tecnologia moderna.


2. Un oligopolio russo?


La Russia ha una posizione da oligopolista in vari settori delle materie prime, a condizione di “avere in tasca” Riad e Teheran, e la Cina, e magari il restante blocco dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica). Ecco perché sono in corso dei contatti fra i Russi e i responsabili di questi Paesi per testare la loro volontà nel creare una OPEC delle principali Materie Prime (Commodity Producers Countries, C.P.C.). Questo spiega anche perché Washington stia facendo l’occhiolino a Teheran, tenendo conto che l’empatia fa Riad e la Casa Bianca è scesa a dei livelli molto bassi. L'Iran ha sul suo tavolo la possibilità di incrementare rapidamente l’offerta di petrolio (se vengono annullate o rese meno dure le sanzioni) e potrebbe ricominciare a esportare 3 milioni di barili al giorno (mbd), con una produzione di 4,5 mbd.


Mosca sta facendo una corte sfrenata a Pechino. Alla fine del 2019 è entrato in servizio verso la Cina il gasdotto Power of Siberia (38 miliardi di metri cubi/anno). Il colosso russo Gazprom si rivolge al promettente mercato cinese; la capacità di esportazione verso la Cina potrebbe aumentare a più di 130 Gm3/anno con 2 nuovi gasdotti: Power of Siberia 2 (50 Gm3/anno) che parte dalla Siberia occidentale attraverso la Mongolia, e un altro gasdotto che partirà dall’estremo oriente russo. Prima dell’inizio delle olimpiadi d’inverno di Pechino, Putin e Xi hanno firmato un accordo molto importante per esportare gas dalla Siberia orientale verso il nord/est della Cina: 10 miliardi di Gm3/anno per 30 anni.

La Cina è «danneggiata» dai rialzi dei prezzi delle materie prime e dai ritardi nei flussi causati dalla crisi ucraina perché ne è un grande importatore: Pechino è un grande produttore/consumatore di commodities che lavora e solo parzialmente ri-esporta. La Russia invia molte materie prime alla Cina, che transitano sulla strada della seta o tramite i porti del Mare di Barents e Vladivostok. I cereali e le merci alla rinfusa partono essenzialmente da Odessa/Mare d’Azov (si consulti la SCHEDA N.1 in basso).

Pechino vuole ridurre il peso del bacino del Pacifico (soprattutto degli USA) nei suoi interscambi e cerca di dirottarli parzialmente verso l’ovest con due scelte importanti:

  1. Lancio della Via della seta che permette lo sviluppo del bacino fra Gobi ed Urali (il vecchio bacino di Mawara’an-nahr e la fertile valle della Ferghana che, dopo la caduta dell’Impero romano, erano diventati una grande area di sviluppo e di produzione di metalli destinati al mondo dei califfati e alla dinastia cinese dei Tang);

  2. Investimenti e acquisti di terre e miniere nell’Africa (1,4 miliardi di abitanti, magari 2 miliardi nel 2050, probabilmente il più grande crogiuolo minerario mondiale con governance molto debole e corrotta).

Ma Pechino non può rinunciare ad essere il grande fornitore degli USA (e del mondo occidentale) di prodotti finiti (si noti che Walmart è forse il principale distributore negli USA di prodotti cinesi) e continua a comprare buoni del tesoro statunitense, per piazzare le sue riserve e anche per finanziare il deficit del governo USA, favorendo il consumo privato del Paese (cfr. tabella del Ministero del Tesoro degli USA).

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Chi possiede i buoni del Tesoro degli USA?

(miliardi di US$)

Giappone 1304.0

Cina 1068.7

UK 647.4

Irlanda 334.3

Lussemburgo 323.5

Svizzera 288.0


Fonte: TIC – US Treasury – Washington, Feb. 2022


Osservazione: alcuni Paesi come il Lussemburgo o l’Irlanda figurano nella lista perché sono dei centri di “clearing” o delle operazioni di grandi fondi di investimento.

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3. La scommessa di Putin


Mosca scommette che nei prossimi decenni le materie prime diventeranno essenziali per:

  1. Soddisfare i bisogni alimentari della popolazione mondiale: questa era di 2,5 miliardi nel 1950, oggi è composta da otto miliardi. Probabilmente saranno circa dieci nel 2050, con l’Africa che potrebbe pesare ben 2 miliardi;

  2. Coprire il fabbisogno energetico: il “sogno verde” di rimpiazzare il carbone e, magari, il petrolio implica una domanda enorme di gas, di materie fossili, di energie alternative (queste non saranno sufficienti per rimpiazzare il carbone nell’ energy mix mondiale);

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Attuale ENERGY MIX mondiale

PETROLIO 33.1%

CARBONE 27.0%

GAS 24.3%

IDROELETT. 6.4%

NUCLEARE 4.3%

EOLICO 2.2%

SOLARE 1.1%

BIO 0.7%

ALTRI 0.9%


Fonte: OurWorld in Data, 2/2022


Osservazione: Nel 2020 le energie fossili rappresentavano l’86.1%; nel 2021 rappresentavano l’84.3%.

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3. Il fabbisogno di metalli strategici e terre rare, metalli preziosi e anche quello del rame e del nickel è destinato a salire. Dal 1950 al 2020 la domanda di metalli industriali è salita di otto volte. La nuova tecnologia e la produzione di energie alternative richiedono molti nuovi metalli di questo tipo.

Produzione petrolio, 2020: Iran: 3.084 milioni di barili/giorno; 11.039 per Arabia Saudita. Fonte: BP Statistical Review 2021
Produzione GAS: Iran: 250 miliardi m3; Qatar 112 mld m3. Fonte: BP Statistical Review 2021

La prossima battaglia nel mondo delle materie prime si giocherà su energia (in particolare petrolio e gas), cereali (grano e oleosi), terre rare (che sono abbondanti, ma la loro produzione è fortemente inquinante e la Cina vorrebbe limitare questo spreco di risorse locali acqua-suolo-aria), acqua (vedasi, per esempio, la lotta intorno al flusso del Nilo) e aria e naturalmente sul CO2 (tasseremo l’importazione di CO2 prodotto per fabbricare i beni importati).


Putin vuole avere voce in capitolo in questo mondo futuro.

 

SCHEDA N.1

Come mostra anche la tabella, la Cina è un grande importatore di:

  1. Mais: (2° importatore mondiale), ma la Russia non è un grande esportatore, mentre l’Ucraina è il 2° esportatore;

  2. Orzo: Russia 2° esportatore e Cina 2° importatore;

  3. Grano: la Cina importa poco grano che viene destinato all’alimentazione animale (vi è uno scarso consumo di pane e il riso domina), la Russia è il primo esportatore mondiale;

  4. Soia: Cina primo importatore mondiale, mentre Russia e Ucraina non esportano;

  5. Colza: Russi e Ucraina insieme costituiscono il terzo esportatore mondiale, mentre la Cina è il 2° importatore;

  6. Girasole: Russia e Ucraina sono rispettivamente 1° e 2° produttori mondiali, poco di questa materia prima va in Cina;

  7. Bovini: la Russia è 6° produttore, la Cina 1°importatore;

  8. Ovini: Cina primo produttore e primo importatore, mentre la Russia è 5° produttore ma esporta poco;

  9. Suini: Cina 1° produttore (1/3 della produzione mondiale), mentre la Russia è il 4° produttore ma esporta poco;

  10. Prodotti avicoli: Cina 1° produttore e Russia 5°, mentre l’Ucraina è 4° esportatore;

  11. Patate: Cina 1° produttore, Russia 3° e Ucraina 4° ed esportano poco verso Cina;

  12. Zucchero: i 4/5 dello zucchero proviene dalla canna, di cui la Cina è 4° produttore, la Russia l’8° e l’Ucraina il 13°, mentre la Cina risulta 1° importatore;

  13. Carbone termico (differente dal coke): la Russia è 2° produttore e l’Ucraina 4°, la Cina è primo importatore mondiale, la Russia il 5° esportatore e l’Ucraina il 6°;

  14. Petrolio: la Russia è 2° produttore e 3° esportatore, con la Cina che risulta primo importatore mondiale, mentre l’Ucraina conta poco;

  15. Gas: Russia (2° produttore e 2° esportatore), Cina (4° produttore - superando largamente Qatar e Arabia Saudita - e primo importatore). L’Ucraina produce gas utilizzando totalmente per il consumo interno;

  16. Minerale di ferro: la Cina è il più grande importatore (per un valore di 120 miliardi di $, seguito dal Giappone con SOLI 9,7 miliardi di dollari), la Russia è il 9° produttore (e 8° esportatore) e l’Ucraina è il 5° importatore e 5° esportatore;

  17. Acciaio: la Cina è 1° produttore e 6° importatore, la Russia 6° produttore e l’Ucraina 11° esportatore;

  18. Rame: Cina 1° produttore, 1° importatore e 1° consumatore mondiale (gli USA sono il 2° consumatore, per un ammontare pari al 12% del consumo della Cina!); la Russia è 2° esportatore dopo Cile;

  19. Nickel: Cina 1° produttore e 1° consumatore mondiale, Russia 2° produttore e 3° esportatore;

  20. Altri metalli di base: in generale la Cina è il 1-2° produttore ed il 1° importatore, la Russia figura fra i primi cinque produttori/ esportatore;

  21. Titanio: Cina 1° produttore e 1° importatore; Ucraine è 5° produttore /3° esportatore;

  22. Litio: Cina 3° produttore e 1° consumatore;

  23. Cobalto: Russia 1° produttore ed esportatore, Cina 5° produttore;

  24. Terre rare: Cina principale produttore, consumatore, esportatore mondiale. Ma la Cina non è il principale produttore di: Berillio, Borato, afnio, Niobio, Tantalio;

  25. Palladio: Russia 1° produttore e 1° esportatore;

  26. Platino e Rodio: Russia 2° produttore e 2° esportatore;

  27. Oro: Cina 1° produttore, mentre la Russia è il 3°;

  28. Argento: Cina 3° produttore, Russia 4° produttore;

  29. Legname: Russia 2° produttore e 2° esportatore;

  30. Uranio: Russia 6° produttore.

 

SCHEDA N. 2


Alcune osservazioni sull’energia nucleare, eolico, solare e… l’idrogeno


Si parla moto di nuovi investimenti nella produzione nucleare. Ma bisogna tenere conto che per la costruzione di una nuova centrale nucleare occorrono circa 12-15 anni, (in media le 441 centrali nucleari in funzione nel mondo sono state costruire in sette anni e mezzo, ma con una vecchia tecnologia). L’energia solare è molto dipendente dal sole e c’è una importante riduzione della capacità di produzione durante le giornate con cielo coperto, di notte e se le temperature salgono sopra i 25° Celsius. Infine, la produzione di energia eolica è direttamene legata alla presenza del vento; basta ricordare quello che è successo questa estate in Germania con le piogge e l’assenza del vento che hanno obbligato i produttori di energia elettrica del Paese a consumare grandi quantità di lignite, estratta localmente. Inoltre, sono necessarie condizioni particolari del vento: una turbina eolica inizia a produrre quando il vento ha una velocità di 11 metri/secondo, ma deve essere bloccata se la velocità supera i 25 metri per ragioni di sicurezza! Nel caso dell’idrogeno, una probabile energia alternativa futura, bisogna sapere che questo gas è estratto essenzialmente dal metano (CH4) e che la tecnica più evidente, cioè l’estrazione dell’idrogeno dall’acqua, costa molto cara e richiede un volume di energia superiore a quello che si può ottenere dall’idrogeno stesso.

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