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La prima costellazione satellitare “made in Africa” e il caso del Sud Africa

Aggiornamento: 29 mar 2022

di Stefano Dossi

Figura 1 kwaela.co.ke

1. Introduzione


Il 13 gennaio del 2022 è stato un giorno importante per la ricerca spaziale sudafricana; è stato infatti il giorno del lancio dalla base di Cape Canaveral (Florida, USA) di una costellazione di tre nanosatelliti sviluppati dalla Cape Peninsula University of Technology su un vettore di SpaceX. MDASat (Marine Domain Awareness) – questo il nome del gruppo della costellazione – avrà il compito di raccogliere dati per monitorare la porzione di mare corrispondente alla zona economica esclusiva e dunque rafforzare la protezione delle risorse marine sudafricane.


Questo lancio è un grande risultato non solo per il Sud Africa ma per l’intero continente africano dal momento che MDASat è la prima costellazione satellitare interamente progettata e sviluppata in Africa. Altri Paesi africani (Algeria, Angola, Egitto, Etiopia, Ghana, Kenya, Marocco, Nigeria, Ruanda, Sud Africa, Sudan) hanno lanciato satelliti a partire dal 1999, ma lo sviluppo di questi dispositivi è sempre stato il risultato di partenariati con Stati o compagnie non africani.


2. Cenni storici sulla politica spaziale sudafricana


Il Sudafrica è stato attivo nel contesto spaziale sin dagli albori. Verso la fine degli anni ’50 gli Stati Uniti stabilirono una stazione terrestre a Hartebeesthoek per il supporto delle loro missioni spaziali. Tra queste, la più nota è Mariner IV, la prima missione a livello globale per raccogliere e inviare immagini di un pianeta diverso dalla Terra. Le attività di questo centro, chiamato Hartebeesthoek Radio Astronomy Observatory (HRAO), continuano ancora oggi.


La vera svolta avvenne tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, quando il Sudafrica diede vita al programma Greensat, che portò alla costruzione del primo satellite del Paese sudafricano. Il progetto, nato con obiettivi militari, venne riconvertito per usi civili nel 1991, in particolare per l’osservazione della Terra. Tuttavia, fu cancellato nel 1994 a causa della mancanza di fondi. [1]


La prima legislazione riguardante lo spazio fu promulgata prima della svolta politica del 1994, anno in cui Nelson Mandela assunse la presidenza del Sudafrica. È infatti del 1993 lo Space Affairs Act No. 84 poi emendato nel 1995. Con questo atto legislativo fu istituito il South African Council for Space Affairs (SACSA). [2] L’obiettivo principale di quest’organo era ed è tuttora l’implementazione della politica spaziale sudafricana. Esso ha altresì una funzione di consulenza presso i ministeri e di supervisione ed implementazione di norme derivanti dagli accordi internazionali.


Guardando proprio al diritto internazionale dello spazio, il Sudafrica si è dimostrato proattivo nel sostegno ai trattati internazionali più importanti nel settore firmando e ratificando: il Trattato sullo spazio (1967), l’Accordo sul salvataggio e il ritorno degli astronauti (1968), la Convenzione sulla responsabilità per danni causati da oggetti spaziali (firmata nel 1972 ma ratificata solo nel 2011) e la Convenzione sulla registrazione degli oggetti spaziali (1976). Nel Settembre del 1994, il Sudafrica entra a far parte del COPUOS (Commissione delle Nazioni Unite sull'uso pacifico dello spazio extra-atmosferico), un organo creato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1954 con l’obiettivo di dirigere la cooperazione tra gli Stati per un utilizzo pacifico dello spazio extra-atmosferico. Con tale ingresso, il Paese entra ufficialmente nel novero degli “attori spaziali”.


3. Politica e strategia spaziale dell’Unione africana


Il Sudafrica non è il solo Paese del continente ad avere un programma spaziale. Ben 21 Stati hanno o sono a buon punto nello sviluppo di programmi spaziali. In linea con l’African Space Industry report 2020, 8 Stati africani hanno lanciato un totale di 32 satelliti in orbita. Questo dato è aggiornato ad aprile 2019, dunque il numero attuale è più alto. [3]


Per comprendere appieno gli ultimi sviluppi nei singoli Paesi africani è necessario ampliare la visuale e dare qualche elemento sulla politica spaziale dell’Unione africana (UA). Tale organizzazione internazionale, istituita nel luglio del 2002, ha come obiettivi generali quelli di accelerare il processo di integrazione dell’Africa, sostenere gli Stati africani nel contesto dell’economia globale e affrontare i problemi sociali, economici e politici del continente. [4]


Nel gennaio del 2015, l’UA adottò un documento di importanza capitale per il futuro del continente: l’Agenda 2063. Si tratta di un quadro strategico per la trasformazione del continente africano nei prossimi 50 anni e contiene una lista di iniziative nel campo dello sviluppo economico, l’integrazione politica (si parla della creazione di una federazione o confederazione di Stati Africani), il miglioramento della giustizia e della democrazia, l’assicurazione della pace in Africa, il rafforzamento dell’identità culturale africana, uguaglianza di genere e l’indipendenza politica da potenze straniere. [5]


In questo documento, lo spazio è menzionato tra le aspirazioni: “Africa shall be: a major social, political and economic force in the world, with her rightful share of the global commons (land, oceans and space)”. [6]

3.1. La strategia spaziale dell’Unione africana


L’idea di un documento programmatico riguardante lo spazio comincia a essere elaborata prima della pubblicazione dell’Agenda 2063. Nel 2013 la Commissione dell’Unione africana creò un gruppo di esperti per lavorare su una strategia spaziale africana. L’Unione africana era infatti ben conscia del ruolo dello spazio per raggiungimento degli obiettivi socioeconomici del continente, per esempio nella gestione dei disastri naturali, le previsioni del tempo, la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico, il monitoraggio di attività e risorse marine, dei conflitti, dell’espansione di malattie e molto altro ancora e ovviamente considerando la già consolidata vocazione spaziale di alcuni dei suoi membri. [7] Questo processo si concluse nel 2016 con l’adozione della strategia e della politica spaziale africana, il 31 gennaio. [8]


La politica spaziale ha l’obiettivo di creare un ambiente regolatorio che permetta la promozione dell’agenda africana e assicuri che l’Africa agisca nello spazio in linea con le norme e i trattati internazionali. La strategia spaziale contiene una lista di misure strategiche, tra cui la promozione di programmi e progetti che favoriscano partenariati intra-continentali nonché lo sviluppo di una forte industria spaziale in Africa. Inoltre, la strategia punta alla creazione di un quadro normativo comune per il continente e l’adozione di un piano di collaborazione sull'assegnazione e l'uso delle frequenze.

La strategia pone altresì obiettivi di corto (un anno), medio (5 anni) e lungo termine (10 anni). Tra questi ultimi troviamo anche lo sviluppo di una costellazione di satelliti progettati e costruiti in Africa che permetta di raccogliere dati in modo indipendente. [9]


Inoltre, la Commissione UA, attraverso un gruppo di lavoro sullo spazio, sta lavorando alla creazione di un sistema di governance che permetta un’efficace implementazione della politica spaziale. Questo processo richiederà del tempo, per differenti ordini di ragioni, due in particolare:

  • La mancanza di fondi di alcuni Paesi: per implementare un vero e proprio approccio africano allo spazio servirà includere tutti i Paesi del continente, evitando di escludere quelli meno sviluppati, dato che le applicazioni delle tecnologie spaziali beneficerebbero maggiormente proprio questi ultimi.

  • La complessità istituzionale per un’efficace implementazione: i settori che possono trarre vantaggio dallo spazio sono numerosi e gestiti da autorità differenti in ciascun Paese. Questo implica la necessità di chiare informazioni da parte della Commissione UA, il recepimento di esse a livello nazionale e un coordinamento verticale e orizzontale di una certa complessità. A ciò si aggiunge l’instabilità politica di alcuni Paesi, soprattutto quelli meno sviluppati.

4. Conclusioni


È possibile affermare che non solo il Sudafrica ma anche il continente africano nel suo insieme, attraverso un chiaro impegno dell’Unione africana e gli sviluppi di diversi programmi nazionali, stanno facendo importanti progressi nell’arena spaziale.


Altri grandi attori spaziali, come l’Unione europea, sempre più ambiziosi quando si parla di quarto ambiente (si legga qui) sostengono a continueranno a sostenere l’Africa e i singoli Paesi africani nell’ambito di un partenariato rinnovato a Bruxelles il 18 Febbraio in occasione del sesto summit Unione europea – Africa. [10]


(scarica l'analisi)

La prima costellazione satellitare “made in Africa” e il caso del Sud Africa_Dossi
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Bibliografia/Sitografia


[1] Per ulteriori informazioni si veda SANSA - Remote Sensing Atlas.

[2] Il testo del provvedimento legislativo è accessibile all’indirizzo Space Affairs Act 84 of 1993 (www.gov.za).

[3] Per maggiori informazioni si veda Committee on the Peaceful Uses of Outer Space (COPUOS) (dirco.gov.za).

[4] Onyango C., Africa joins the global space race, Quartz Africa, 2 September 2021. Consultabile su Africa joins global space race to boost connectivity and security — Quartz Africa (qz.com).

[4] Sito ufficiale dell’Unione africana: Home | African Union (au.int).

[5] Il testo dell’Agenda 2063 è disponibile qui, per gli obiettivi e le priorità si veda questo link.

[6] Agenda 2063, p. 10.

[7] Il comunicato stampa riguardante il gruppo di esperti è disponibile all’indirizzo AU Commission Holds an Experts’ Workshop on Designing an African Space Strategy | African Union.

[8] African Space Strategy – For Social, Political and Economic Integration (37434-doc-au_space_strategy_isbn-electronic.pdf).

[9] Ibid. p. 18.

[10] La dichiarazione dei capi di Stato e di Governo è disponibile su final_declaration-en.pdf (europa.eu).

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