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Parigi: nuovo attentato nei pressi dell’ex sede di Charlie Hebdo, 4 feriti. Fermati i sospettati

Aggiornamento: 30 ott 2020


1. Un nuovo attacco


Attimi di paura a Parigi. Nella mattinata del 25 settembre 2020, a pochi giorni dall’apertura del processo ai fratelli Kouachi, i due terroristi che perpetrarono la strage di Charlie Hebdo, si è verificato un nuovo attacco nei pressi dell’ex sede della redazione dell’omonimo giornale francese in Rue Nicolas-Appert.


Si tratta di un’aggressione all’arma bianca, nella quale sono state ferite quattro persone. I primi due indiziati sono stati fermati poco dopo la commissione del fatto ed è stata aperta un’indagine per tentato omicidio a scopo terroristico.


L'intera zona attorno a Rue Nicolas Appert, dove sorgeva l'ex redazione di Charlie Hebdo, è stata da subito isolata. Gli abitanti della zona sono stati invitati dalle autorità a non uscire di casa, migliaia di ragazzi si sono ritrovati blindati all’interno delle scuole ed è stata attivata l’unità di crisi.

L’attacco e il ferimento di 4 persone, due dei quali gravi, è stato confermato in diretta TV anche dal primo ministro francese Jean Castex, il quale si è recato alla cellula di crisi allestita al ministero dell'Interno per seguire in diretta quanto stava accadendo a Parigi.

2. Le indagini


Il principale autore dell’attentato a Parigi è Alì H., un ragazzo di 18 anni di origini pachistane conosciuto dalla polizia francese per alcuni precedenti penali non riconducibili al radicalismo islamico.

Come risulta da Ansa[1], dopo l’aggressione Alì H. si sarebbe dato ad una fuga durata appena 45 minuti e, in una Piazza della Bastiglia controllata dagli uomini dell’antiterrorismo, il giovane si sarebbe seduto inoffensivo sui gradini dell’Opèra, lasciandosi avvicinare e fermare senza opporre alcuna resistenza, quasi stremato.


La procura ha riferito che, a distanza di pochi minuti, il presunto complice e fiancheggiatore, un uomo algerino di 33 anni, è stato fermato nel quartiere della Bastiglia. Si ignora ancora il ruolo di quest’ultimo che, dalle telecamere, sembrerebbe non aver partecipato direttamente all’attacco.

A pochi metri dal luogo del secondo fermo, vicino alla fermata della metropolitana Richard Lenoir, è stata ritrovata una mannaia da cucina che sembrerebbe essere stata utilizzata nell’aggressione.

Nella serata, in seguito alle perquisizioni all’interno della casa di Alì H. nelle banlieue, sono stati effettuati altri 5 fermi: si tratterebbe di uomini ex conviventi, almeno 3 dei quali pachistani.

3. Il possibile movente


Due dei feriti, un uomo e una donna, di 36 e 28 anni, sono impiegati di Première Ligne[2], agenzia di stampa e società di produzione televisiva attiva nella produzione di documentari sullo jihadismo. I giornalisti di Première Ligne furono i primi a diffondere, dopo l’attentato a Charlie Hebdo, le immagini dei fratelli Kouachi in fuga dopo la strage. Paul Moreira, un giornalista della stessa agenzia di stampa intervistato al telefono da BFM-TV[3], in merito all’accaduto avrebbe dichiarato "sono stati colpiti davanti al palazzo della nostra sede, l'attentatore poi è scappato, non è entrato nel palazzo. Siamo stati evacuati. Non è un caso che ci sia il processo in corso per l'attentato a Charlie". Egli ha altresì riportato che non era stata ricevuta alcuna minaccia.

4. Conclusioni


Dai primi elementi emersi in merito all’accaduto, non appare azzardato affermare che potrebbe trattarsi di un atto emulativo della strage di Charlie Hebdo. Dall’analisi di quanto finora emerso in merito agli attentatori, è possibile confermare la presenza di alcune caratteristiche o elementi comuni nei soggetti radicalizzati che rappresentano lo zoccolo più esteso del jihadismo europeo: giovani maschi appartenenti alle seconde o terze generazioni di famiglie immigrate e spesso poco abbienti, già noti alla polizia per la presenza di qualche precedente[4].


In Francia, nel pieno di un’emergenza sanitaria, emerge la triste realtà di un allarme terrorismo mai cessato. Pesano ancora, e lo faranno per molto tempo, le stragi che hanno insanguinato le strade di alcune città francesi, da Parigi a Nizza. A svelare che il timore di una nuova stagione di stragi sia nella mente dell’intelligence e della polizia francese è stato proprio Jean-Francois Ricard, procuratore a capo dell’antiterrorismo, intervenendo su “France Info”[5], alla vigilia del processo contro 14 persone accusate di aver fornito appoggio e logistica agli attentatori del gennaio 2015 alla sede del settimanale satirico “Charlie Hebdo”, a Montrouge e all’Hyper Cacher, costati la vita a 17 persone.


Lo stesso ha dichiarato che, nonostante il crollo militare dell’Isis, è noto che il gruppo dispone di ancora di molti mezzi per poter agire. Molti cittadini francesi sono ancora in Siria e molti altri hanno attraversato la frontiera fra Siria e Turchia. Inoltre, è stata rilevata la presenza di cittadini stranieri, ex miliziani dell’Isis, che hanno raggiunto il territorio francese.

La minaccia terroristica attuale sembrerebbe però derivare, ancora una volta, dall’interno del paese e spesso si avvale di individui isolati o con squilibri mentali. È fondamentale riuscire a spezzare queste reti in fretta poiché risulta, nei fatti, molto difficile sapere quando e dove colpiranno.


Note

[4] P. LAURANO, G. ANZERA, L’analisi sociologica del nuovo terrorismo tra dinamiche di radicalizzazione e programmi di de-radicalizzazione in Quaderni di Sociologia, 75/2017, p. 99-115; Council of Europe, Parliamentary Assembly (2016), Resolution 2091: «Foreign fighters in Syria and Iraq», http://assembly.coe.int/nw/xml/XRef/Xref-XML2HTML-en.asp?fileid=22482&lang=en.

Bibliografia

P. LAURANO, G. ANZERA, L’analisi sociologica del nuovo terrorismo tra dinamiche di radicalizzazione e programmi di de-radicalizzazione in Quaderni di Sociologia, 75/2017.


Sitografia

Council of Europe, Parliamentary Assembly (2016), Resolution 2091: «Foreign fighters in Syria and Iraq», http://assembly.coe.int/nw/xml/XRef/Xref-XML2HTML-en.asp?fileid=22482&lang=en.

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