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Oltre 300 vittime pagano il faticoso tentativo della Somalia di tornare alla stabilità istituzionale



Nel Paese che è diventato noto per essere lo "Stato fallito" per eccellenza, non c'è pace. Sabato 14 ottobre, un camion pieno di esplosivo ha colpito una delle zone più affollate della capitale somala Mogadiscio e ha causato centinaia di vittime tra la popolazione (le ultime stime parlano di circa 350 vittime e centinaia di feriti).

L'attacco, al di là della sua crudeltà, mette in mostra quanto il percorso verso la ricostruzione istituzionale del Paese (non tanto dal punto di vista formale, dato che a febbraio 2017 è entrato in carica il nuovo presidente Mohamed Abdullahi Farmajo), quanto piuttosto sostanziale, sia ancora lungo e accidentato.

Come ha riportato recentemente l'Economist, l'attacco mette in luce le profonde e gravi mancanze nel sistema di sicurezza del Paese. La carneficina evidenzia però anche che il gruppo Al-Shabaab, presunto autore dell'attentato, è ancora sufficientemente radicato sul territorio somalo, da poter ottenere le risorse logistiche e finanziarie per organizzare un attacco di queste dimensioni. Un sostegno che, peraltro, non si rispecchia esclusivamente nelle possibilità economiche di questo gruppo terroristico di ottenere tali quantità di esplosivo, ma anche nel radicamento di Al-Shabaab, specialmente nelle zone più rurali del Paese. Una conferma del fatto che, contro il terrorismo, prima di tutto occorre lottare sul piano culturale e istituzionale.

Per approfondire, si segnala la notizia dell'Economist a questo link.



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