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Militarizzazione dello spazio: geopolitica terrestre o strategia di prevenzione?

Aggiornamento: 14 feb 2022

1. Settore bellico e spazio


Attualmente, lo spazio non è armato. Non ci sono armi dispiegate nello spazio o terrestri (in aria, in mare o a terra) destinate ad attaccare oggetti spaziali, come i satelliti.

Immagine: La Defence Research and Development Organisation (DRDO) ha lanciato con successo il missile Ballistic Missile Defence (BMD) Interceptor, in un test missilistico Anti-Satellite (A-SAT) 'Mission Shakti' impegnando un satellite bersaglio indiano in orbita terrestre bassa (LEO) in una modalità 'Hit to Kill' dall'isola Dr. A.P.J. Abdul Kalam, a Odisha il 27 marzo 2019.

Né esistono armi satellitari schierate contro obiettivi terrestri. Lo spazio viene usato per le comunicazioni, la sorveglianza e il puntamento sui campi di battaglia; per le previsioni del tempo; per la mappatura e il posizionamento delle risorse militari; per il preallarme di attacchi missilistici e aerei; e per l'intelligence militare, economica e tecnologica in generale in tutto il mondo. Così lo spazio è "militarizzato" anche se non ancora "armato". Tuttavia, anche Paesi come l’India – che non ha un passato di attività militare nello spazio – hanno iniziato a entrare in questo settore, quando il 27 marzo 2019 è stata lanciata la Missione Shakti. Il test dell’India illustra il dilemma di molti Paesi che operano nello spazio: dovrebbero agire in modo indipendente e aggressivo in questa arena per proteggere i loro interessi, o dovrebbero riporre la loro fiducia nei forum internazionali per cercare di contenere l'attuale corsa agli armamenti spaziali?


L'armamento dello spazio pone due grandi minacce. In primo luogo, pone una minaccia alla sicurezza, poiché le azioni unilaterali dei Paesi per armare lo spazio aumentano l'incertezza all'interno del sistema internazionale. Per esempio, alcuni ricercatori spaziali hanno recentemente avvertito che la proposta di istituire una forza spaziale statunitense aumenta il rischio di conflitti e inasprisce le tensioni con i suoi rivali. In secondo luogo, tale eventualità rappresenta una minaccia ambientale, poiché gli esperimenti con armi antisatellite hanno portato alla creazione di grandi quantità di detriti spaziali e hanno aumentato la difficoltà di condurre operazioni vicino alla Terra. Se il processo di armamento dello spazio accelerasse, lo spazio potrebbe diventare pericoloso e meno accessibile agli attori che ne farebbero un uso commerciale e scientifico.


2. L’approccio dei leader mondiali alla militarizzazione dello spazio


Gli Stati Uniti, la Russia e la Cina costituiscono le tre superpotenze spaziali principali: hanno capacità indipendenti di sviluppo, lancio e controllo di satelliti per tutte le orbite spaziali e programmi spaziali con equipaggio. Le medie potenze spaziali sono l'Unione Europea, l'India e il Giappone, che possiedono le capacità di sviluppare, lanciare e controllare satelliti avanzati in modo indipendente ma non hanno un programma spaziale con equipaggio (l'India prevede di effettuare un lancio con equipaggio nel 2022, l’ESA nel 2021 ha lanciato un nuovo bando per l’assunzione di 5 astronauti).


Diplomaticamente, gli Stati Uniti si oppongono costantemente alle proposte di trattati come il Prevention of the Placement of Weapons in Outer Space and of the Threat or Use of Force against Outer Space Objects (PPWT)[1], manifestando preoccupazione per la sua ambiguità nel definire il concetto di “space weapon” e la sua mancanza di fiducia nelle intenzioni di Russia e Cina. All’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 1° novembre 2021, i rappresentanti USA hanno dichiarato: "Esploreremo e useremo lo spazio esterno a beneficio dell'umanità, e garantiremo la sicurezza, la stabilità e la protezione delle attività nello spazio esterno". Gli Stati Uniti preferiscono che il dominio dello spazio rimanga libero da conflitti, eppure hanno ripetutamente notato che sia la Cina che la Federazione Russa hanno sviluppato e distribuito in modo aggressivo tecnologie progettate e destinate a estendere il conflitto futuro allo spazio esterno, ha detto. "Pertanto, gli sforzi vuoti e ipocriti come il PPWT, che non possono essere confermati o verificati dalla comunità internazionale, non sono la risposta".


Anche l'Unione Europea si è opposta alle proposte di Cina e Russia di limitare l'armamento dello spazio, sostenendo che queste proposte non sono né chiare né sufficientemente complete. L'iniziativa europea per un codice di condotta per le attività spaziali esterne, che sarebbe giuridicamente non-vincolante, ha invece ricevuto sostegno da parte degli Stati Uniti durante il mandato del presidente Barack Obama, che si è indebolito dopo l'insediamento del presidente Trump. Con la presidenza Biden, la posizione degli Stati Uniti in merito è stata essenzialmente confermata, non volendo apportare “grossi cambiamenti strutturali”. È dal 2008 che l'Unione Europea guida quest'iniziativa per scrivere un codice di condotta per le attività nello spazio con l'obiettivo di sbloccare la situazione di stallo nel dibattito sull'armamento dello spazio[2]. Sebbene le azioni dell'Unione Europea siano intese a limitare l'armamento dello spazio, esse costituiscono anche il suo tentativo di emergere come un attore centrale che stabilisce l'agenda normativa in quest’arena[3], come parte di un approccio più ampio all'importanza di proteggere le risorse spaziali[4].


Russia e Cina si stanno contendendo il posto di principale super potenza nello spazio e stanno vivendo, assieme agli USA, una escalation al primato tecnologico, anche perché sono tre dei pochi Paesi ad avere capacità militari A-SAT (Anti-Satellite). La Russia, in particolare, ultimamente ha fatto un test A-SAT che ha messo a rischio la ISS. Anche altri Paesi normalmente non ritenuti protagonisti della corsa allo Spazio stanno cercando di accorciare le distanze con le super potenze.


3. Ci sono altre minacce oltre quella umana?


Lo sviluppo del settore militare spaziale ha alimentato una discussione che da tempo appassiona esperti, scienziati e semplici curiosi: siamo soli nell’Universo? Per quanto possa apparire fantascientifico, non potendo escludere che la vita intelligente si sia sviluppata in altri pianeti simili alla Terra, e non avendo dati per basarci sullo sviluppo tipico di una specie intelligente, possiamo fare il paragone solo con la specie umana per definire il modo in cui una civiltà intelligente tipicamente progredisce e si espande. Andando a dare un primo sguardo sulla storia dell’uomo, è già chiaro: siamo pericolosi. Non solo per le altre specie ma anche per noi stessi. La nostra natura umana ci ha spinto a conquistare ogni angolo del nostro pianeta e presto guarderemo alle stelle, sia per espandere il nostro dominio che per assicurarci l'accesso a sempre maggiori risorse. E poi potremmo imbatterci in altri che cercano di fare la stessa cosa. È probabile che la competizione per la vita avvenga anche su pianeti lontani; quindi, è logico supporre che una civiltà aliena che arrivasse a dominare il proprio pianeta sarebbe per certi versi simile a noi. Ma se sono simili a noi, anche loro possono essere pericolosi. Nulla di tutto ciò significa che il conflitto è inevitabile. Finora, il progresso del mondo moderno sembra averci reso più pacifici, non più violenti, e, forse questo è vero anche per altre civiltà.


Il problema esistenziale che stiamo affrontando è che se (o quando) incontreremo altri tra le stelle, non abbiamo modo di distinguere tra chi è pacifico o aggressivo e quali sono le reali intenzioni.

Inoltre, se noi scoprissimo un'altra civiltà o viceversa, gli anni luce che ci separerebbero significherebbero anni di ritardo nella comunicazione. Entrambe le parti sarebbero in uno stato di incertezza, chiedendosi se la mossa più saggia non sia quella di attaccare e basta, a causa del vantaggio del first strike. Se il tuo avversario è lontano anni luce, inviare una flotta d'invasione richiede così tanto tempo che - quando arriva - la tecnologia usata potrebbe essere ormai obsoleta[5]. Ne consegue che la guerra tra civiltà potrebbe essere una scelta obbligata per rimuovere una minaccia esistenziale per sé stessi, eliminando l’altro. Se assumiamo che la maggior parte delle civiltà vive su pianeti, tutto Questa è una dimostrazione del messaggio di Arecibo, inviato dal SETI nel 1974 dall'Osservatorio di Arecibo (ora dismesso), a Porto Rico, con l'aggiunta di colore per evidenziare le sue parti separate. La trasmissione binaria inviata non portava alcuna informazione di colore. quello che dovete fare è lanciare qualcosa di enorme su un pianeta per renderlo inabitabile. Quindi, l'arma definitiva di annientamento interplanetario è probabilmente qualcosa come un Relativistic Kill Vehicle[6][7][8], un missile cinetico o nucleare sparato contro un pianeta a una frazione significativa della velocità della luce, già teorizzato da ricerche sia cinesi che americane. Questa non è un'idea così assurda - una civiltà solo leggermente superiore a noi sulla scala Kardashev (potete leggere qui il documento originale) avrebbe abbastanza energia per inviare attacchi multipli contro ogni pianeta che sospetta possa ospitare la vita. Ciò che rende queste armi così sinistre è quanto favoriscano la strategia dell’attaccare per primi, poiché sarebbero così veloci che potrebbe essere impossibile proteggersi efficacemente contro di esse una volta lanciate[9]. I conflitti tra civiltà potrebbero non essere affari lunghi, ma situazioni rapide in cui il primo che spara vince. Questo rende qualsiasi civiltà una minaccia esistenziale per qualsiasi altra.


4. Conclusioni


Per adesso, però, fortunatamente non c’è da preoccuparsi: è improbabile che qualcuno abbia già notato l'umanità. I segnali radio che abbiamo trasmesso[10] negli ultimi 100 anni[11] hanno percorso una distanza relativamente piccola e sono da tempo decaduti in un rumore illeggibile[12]. Al nostro stadio tecnologico, se non cerchiamo attivamente di farci notare e se nessuno osserva specificamente il nostro sistema solare piuttosto irrilevante, rimarremo nascosti[13]. Ma un giorno ci avventureremo nello spazio in modo serio e dovremo considerare di nuovo questo tipo di domande.


Le principali superpotenze si pongono già il problema di come agire in caso di incontri ravvicinati del terzo tipo, e anche la comunità internazionale ha previsto misure, sebbene non dettagliatissime, mancando qualsiasi precedente. Per esempio, tramite l’istituzione dell’UNOOSA, un organismo ONU con lo scopo di promuovere la cooperazione internazionale nell'uso pacifico e nell'esplorazione dello spazio, assistendo tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite a stabilire quadri giuridici e normativi per governare le attività spaziali.


Finora, le grandi potenze sembrerebbero più concentrate a ottenere il primato tecnologico nello spazio, sia per potersi appropriare per primi delle risorse più vicine, non appena ci saranno i fondi e le infrastrutture necessarie, sia per non rischiare di rimanere indietro rispetto agli altri Stati nelle tecnologie satellitari, che oltre all’osservazione e lo studio dello spazio, riguardano anche l’osservazione della Terra e l’acquisizione – anche in segreto - di dati, inclusi quelli di estrema importanza.


Gli altri Paesi, facendo eccezione per potenze che stanno cercando di affermarsi (tra le quali Giappone, Canada, Australia, India) possono essere divisi in tre categorie: chi vuole trarre i suoi vantaggi dallo sfruttamento commerciale (e pacifico) dello spazio; chi non è ancora pronto per entrare efficacemente in questo settore e tendenzialmente si astiene da queste discussioni, quantomeno a livello ONU; chi, invece, come Corea del Nord, India, Iran, Venezuela, si affianca alla posizione di Paesi come Cina e Russia nel non volere che lo sviluppo di questo settore nello spazio venga gestito a livello internazionale, posizione che esprimono votando in senso contrario in sede ONU.


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Militarizzazione dello spazio_ geopolitica terrestre o strategia di prevenzione_Giorgio Ca
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Note

[1]Il "Trattato sulla prevenzione del posizionamento di armi nello spazio esterno e della minaccia o dell'uso della forza contro gli oggetti dello spazio esterno" è una proposta che la Cina e la Russia hanno avanzato alle Nazioni Unite dal 2008. La proposta è stata oggetto di continue critiche per la sua ambiguità quando si tratta della definizione di armi spaziali. [2] Peoples, “The Securitization of Outer Space,” 11-14. [3] Max M. Mutschler and Christophe Venet, “The European Union as an Emerging Actor in Space Security?” Space Policy 28, no. 2 (2012): 4–6. [4] Phillip A. Slann, “Anticipating Uncertainty: The Security of European Critical Outer Space Infrastructures,” Space Policy 35 (2016): 8. [5]Il viaggio tra le stelle è molto più lento della velocità della luce; quindi, richiede molto più tempo della semplice comunicazione. E durante questo tempo, è improbabile che il livello tecnologico dei veicoli spaziali migliori. Le loro capacità sono "congelate" al momento della partenza. È un vero problema se le navicelle sono una flotta militare che spera di battere un avversario, poiché il loro obiettivo continuerà a migliorare la propria tecnologia in quel periodo. Se inviamo una forza d'invasione sufficientemente avanzata per sconfiggere una civiltà aliena a 50 anni luce di distanza, e questa viaggia al 10% della velocità della luce, allora potrebbe essere irrimediabilmente superata quando arriva. Il livello di tecnologia della civiltà aliena potrebbe migliorare solo dell'1% di anno in anno, ma questo è sufficiente a renderla 144 volte più avanzata al momento dell'arrivo dell'astronave. Ecco il calcolo da fare: ipotesi di 1% miglioramento tecnologico annuo = moltiplicare per 1,01. Dopo 2 anni, 1,01 x 1,01 = 1,0201 che è 102,02% o 2,01% migliore. Così, dopo 50 anni, otteniamo 1,01^50 = 1,64463 e dopo 500 anni, 1,01^500 = 144,772. Ma perché 500 anni? Perché Tempo = Distanza/Velocità = 50 anni luce / 0,1 velocità della luce = 500 anni. [6]Poiché viaggia così vicino alla velocità della luce, racchiude un'incredibile quantità di energia. Al 95% della velocità della luce, ogni 1 kg di massa ha un'energia cinetica di 1,98*10^17 joule. Un proiettile di 63 kg avrebbe circa 1,25*10^19 joule, che corrisponde alla resa di tutti gli arsenali nucleari della Terra Potete eseguire i vostri calcoli di energia relativistica usando i calcolatori che trovate qui: http://hyperphysics.phy-astr.gsu.edu/hbase/Relativ/releng.html L'equazione che usa è la seguente: RKE = Massa * C^2 * ((1/(1 - B^2)^0.5) - 1) Con: RKE = Energia cinetica relativistica Massa in kg C = velocità della luce in m/s B = la frazione della velocità della luce su cui viaggia il proiettile [7]De Aquino, Fran. "Relativistic Kinetic Projectiles." (2013). [8]Perez, Cristina L., and Jeffrey O. Johnson. Vulnerability assessment of a space based weapon platform electronics system exposed to a thermonuclear weapon detonation. No. ORNL/TM-12487. Oak Ridge National Lab., TN (United States), 1994. [9]A causa del fatto che un segnale di avvertimento viaggia alla velocità della luce, mentre un "classico" Relativistic Kill Vehicle (RKV) viaggia solo vicino alla velocità della luce, un segnale sarebbe leggermente più veloce del razzo. Supponendo che un RKV, sparato da una civiltà a 50 anni luce di distanza, voli con il 99,9% della velocità della luce, un segnale che potrebbe avvertirci, ci raggiungerebbe solo tra due e tre settimane prima di un impatto. Potrebbe essere un po' poco per proteggere la Terra dall'annientamento. Si possono provare diversi scenari usando una semplice formula: distanza = velocità della luce * tempo (s = c * t). [10]Questo è quello che stiamo facendo da molti decenni, ad esempio nel contesto di molti programmi SETI (SETI = Search for Extraterrestrial Intelligence). In generale, molti programmi SETI si concentrano sul rilevamento di qualsiasi tipo di segnale dallo spazio esterno (chiamato "tecnosegnale" o "tecnosignature" da alcune persone), come l'attuale programma "Breakthrought Listen": Breakthrought Initiatives (2021): Informazioni su: https://breakthroughinitiatives.org/about Quote: “Breakthrough Listen is a $100 million program of astronomical observations and analysis, the most comprehensive ever undertaken in search of evidence of technological civilizations in the Universe. The partners with some of the world’s largest and most advanced telescopes, across five continents, to survey targets including one million nearby stars, the entire galactic plane and 100 nearby galaxies at a wide range of radio and optical frequency bands.” [11]Nel 1901, Guglielmo Marconi confermò la prima trasmissione radio transatlantica. Il segnale radio si diresse verso lo spazio e fu riflesso nella ionosfera, una parte dell'atmosfera superiore della Terra. #Belrose, J.S. (1995): Fessenden and Marconi: their differing technologies and transatlantic experiments during the first decade of this century. International Conference on 100 Years of Radio, pp. 32-43 [12]Ora, chiediamoci "qual è il più piccolo segnale che possiamo rilevare rispetto al rumore? In generale, avrete a che fare con la radiazione cosmica di fondo, che varia con la frequenza - ma una buona approssimazione è assumere che sia a 3 gradi Kelvin e uniforme in tutte le direzioni: La costante di Boltzman è 1.38E-23, quindi moltiplicando si ottiene circa 4E-23 W/Hz/m^2 o -224 dBW/Hz/m^2. Quindi, a un milione di km, la stazione radio è 53 dB più forte del rumore di fondo. Quindi, spostiamoci più lontano - va come un quadrato inverso, quindi se ci spostiamo di un fattore 1000, a un miliardo (1E9) di km dalla terra, la stazione radio è ora -231 dBW/Hz/m^2, che è sotto il nostro rumore di circa 7 dB. Questo la renderebbe molto difficile da rilevare. Ora, se si volesse fare un segnale che potrebbe essere rilevato facilmente, si farebbe una trasmissione a banda molto stretta - Sopra, ho assunto che la stazione radio fosse essenzialmente rumore casuale con 10kHz BW. Se trasmettiamo solo una portante stretta (<1 Hz di larghezza), allora prendiamo altri 40 dB. Così, a un miliardo di km, siamo ora a -191 dBW/m^2, rispetto a -224 dBW/m^2. Se andiamo nella fascia di Kuiper, dove si trovano cose come Plutone, siamo a 6E9 km, e il nostro segnale è un altro 15 dB più debole (-206 dBW), ma ancora rilevabile. Fuori a 200 AU (3E10 km), cominciamo ad avvicinarci - il segnale è -220 dBW, e il rumore è -224. Ma, se andiamo fuori fino a Proxima Centauri, 4,4 anni luce, o 4,16E13 km (che sono circa 41,6 trilioni di km), il segnale è svanito fino a ben al di sotto del rumore di fondo. [13]Oltre all'approccio "fai un passo indietro e ascolta" menzionato sopra, si può anche semplicemente seguire la strada del "gridarlo ad alta voce" (il cosiddetto "SETI attivo"). A questo scopo, vengono inviati messaggi nello spazio che sono specificamente indirizzati agli extraterrestri. Uno dei primi e probabilmente il più noto messaggio radio di questo tipo è il "messaggio Arecibo", inviato nel 1974. A prima vista, sembra un indovinello, ma questo messaggio contiene informazioni di base sugli esseri umani come il DNA, i numeri o la nostra posizione. Viene inviato all'ammasso stellare M13 a circa 21.000-25.000 anni luce dalla terra. #SETI-Institute (2021): Arecibo Message: https://www.seti.org/seti-institute/project/details/arecibo-message There is a huge scientific debate about active SETI. In a nutshell, we are saying "Hello! Here we are!" to a civilisation that is probably hostile to us. #Musso, P. (2012): The problem of active SETI: An overview. Acta Astronautica, Vol. 78, pp. 43-54: https://www.researchgate.net/publication/256935145_The_problem_of_active_SETI_An_overview Quote: “The main objection against the idea of transmitting messages from Earth always was, and still is, that, while passive SETI is surely not dangerous for us, active SETI may be, since ETs could be malevolent.”


Bibliografia/Sitografia

  • Saperstein, Alvin M. "“Weaponization” vs. “Militarization” of Space." APS Physics & Society Newsletter (2002).

  • In copertina: Il concept della Strategic Defense Initiative del 1984 di un laser spaziale pompato da un reattore nucleare o di un satellite laser al fluoruro di idrogeno chimico ha portato a questa illustrazione di un satellite dotato di laser che spara su un altro, causando un cambiamento di quantità di moto nell'oggetto bersaglio per ablazione laser. Per poi doversi raffreddare e puntare nuovamente su altri possibili obiettivi.

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