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Migranti e rifugiati “merce di scambio” nelle relazioni tra Bielorussia e UE

Aggiornamento: 1 dic 2021

1. Introduzione


I migranti e i rifugiati sono sempre più spesso utilizzati come merce di scambio nelle tensioni politiche tra Paesi. Ultima a farlo in ordine di tempo è la Bielorussia di Lukashenko accusata di facilitare l’ingresso di centinaia di persone in Polonia e Lituania per ottenere risultati dall’Unione europea (UE).


Secondo le autorità lituane, dall’inizio del 2021, oltre 4.000 migranti, in gran parte iracheni, hanno fatto ingresso illegalmente in Lituania dalla frontiera bielorussa, facilitati dalle autorità. Minsk sembrerebbe aver agevolato l’ingresso per “turisti” dall’Iraq e da altri Paesi, sospendendo la necessità di ottenere un visto. Un approccio molto simile è quello che il regime bielorusso ha seguito con la Polonia, dove solo ad agosto sono state più di 2.100 le persone entrate illegalmente nel Paese. A questi numeri si aggiungono gli ingressi degli afghani, presumibilmente destinati ad aumentare a seguito della crisi scoppiata in Afghanistan negli scorsi mesi.[1]


Di fronte a queste strumentalizzazioni, gli Stati Membri dell’Unione europea (UE) corrono ai ripari e, in un vortice populista e securitario, innalzano muri e intensificano i rimpatri in nome della sicurezza.[2] La Bielorussia ha già avviato la costruzione di una recinzione metallica alta quattro metri, lunga 508 chilometri e in grado di coprire un’ampia porzione dei 670 metri che compongono la frontiera condivisa con la Bielorussia. Allo stesso modo, la Lettonia ha dichiarato lo stato di emergenza nelle regioni confinanti con la Bielorussia, mentre la Polonia ha avviato la costruzione di un muro anti-rifugiati. Il muro, alto 2,5 metri, dovrebbe essere modellato su quello costruito dall'Ungheria al confine con la Serbia nel 2015 e dovrebbe prevedere lo schieramento di reparti dell’esercito per proteggere la frontiera.[3]


2. La Bielorussia al centro delle tensioni migratorie con Polonia e Lituania


Dalla Bielorussia si è aperta una rotta migratoria verso Polonia e Lituania che sembra essere l’effetto di una chiara strategia politica per sfidare l’UE e chiedere l’allentamento delle sensazioni recentemente imposte. Minsk, sostenuta secondo alcuni da Mosca, sta tentando di utilizzare i migranti come arma contro l'UE facilitando gli ingressi di cittadini iracheni e afghani nei Paesi dell'Europa orientale. La rottura si è avuta dopo che nel maggio scorso l'UE aveva imposto sanzioni al regime di Minsk in risposta al dirottamento statale bielorusso di un aereo Ryanair e all'arresto illegale dell'attivista dell'opposizione Roman Protasevich. In risposta, il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko aveva annunciato che la Bielorussia non avrebbe più impedito il contrabbando di droga e l'immigrazione irregolare al confine dell'UE.


I piani di Lukashenko si sono tuttavia dimostrati più sinistri del chiudere passivamente un occhio su ciò che stava accadendo ai propri confini. Da giugno i servizi di frontiera lituani hanno registrato un forte aumento del numero di ingressi di migranti non autorizzati e in pochi mesi più di 4.000 persone sono state arrestate, 50 volte di più che nell'intero 2020.[4]

Fonte: BBC News

Il governo lituano ritiene che il regime di Lukashenko sia direttamente coinvolto nel trasferimento fisico dei migranti dall'altra parte del confine, servendosi di “mediatori” e agenti di viaggio disposti a facilitare il trasporto al confine in taxi o in bus. Lo stesso Lukashenko davanti al parlamento bielorusso avrebbe dichiarato che mentre in un primo momento il suo regime si stava impegnando per fermare i traffici di migranti e droga di concerto con l’UE, adesso non può farsi carico di questo enorme lavoro e l’UE dovrà occuparsene da sola.


3. Le preoccupazioni di e le risposte dell’Unione europea


L'improvviso aumento del numero di migranti in Lituania ha portato al sovraffollamento dei centri di migrazione e ai tentativi di creare centri temporanei, con conseguenti proteste da parte della popolazione locale. Di fronte al rischio di aggravare il caos, le autorità di Vilnius hanno deciso di costruire una recinzione di confine, rimandare i migranti detenuti in Bielorussia e introdurre lo stato di emergenza a livello statale. Anche la Lettonia. Come risultato di tali misure, dall'inizio di agosto, più di 1.500 migranti sono stati respinti in Bielorussia dalle autorità lituane.

Fonte: https://trendswide.com/belarus-is-forcing-afghan-migrants-over-the-polish-border-at-gunpoint/

Inizialmente sottovalutata, la crisi al confine fra Bielorussia e Lituania sta ora rappresentando un serio problema per l’UE che ha deciso di intervenire a sostegno del Paese baltico, sempre più sotto pressione a causa di flussi migratori senza precedenti. Nelle scorse settimane la Commissione europea ha deciso di concedere 36,7 milioni di euro a Vilnius come misura emergenziale nell’ambito del Fondo per l’asilo, l’immigrazione e l’integrazione (FAMI) allo scopo di aiutare il Paese baltico a migliorare le capacità d’accoglienza a seguito dell’aumento degli arrivi di migranti irregolari dalla Bielorussia. Il sostegno per le strutture di accoglienza dovrebbe includere anche aiuti sanitari, generi alimentari e di vestiario, strutture per l’isolamento anti Covid-19 e vaccini, nonché il rafforzamento delle squadre di risposta per individuare potenziali vittime di traffici di esseri umani e per aiutare le persone che hanno bisogno di protezione internazionale. Tuttavia, sembra che questi fondi non sosterranno la costruzione, approvata dal Parlamento della Lituania, della recinzione metallica sormontata da filo spinato al confine con la Bielorussia.


4. Migranti e rifugiati sempre più “strumenti” di ricatto politico


La crisi migratoria al confine lituano-bielorusso sembra aver mostrato ai Paesi che si “affacciano” su una frontiera esterna dell’UE quei problemi che i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, in particolare l’Italia e la Grecia, hanno dovuto affrontare negli ultimi anni in relazione all’afflusso di migranti. Mentre questi Paesi sono storicamente più abituati a gestire i flussi, l’apertura di una rotta verso l’Europa orientale attraverso la Bielorussia è stata piuttosto una sorpresa.


Non è invece nuovo il tentativo di strumentalizzare i migranti per scopi politici. Negli ultimi anni, gli Stati dell’UE hanno sperimentato più volte l'uso dei migranti come strumento per perseguire obiettivi politici. Durante la più grande crisi migratoria del 2015-16, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha costretto l'UE a sostenere Ankara con sei miliardi di euro di aiuti e a chiudere un occhio sulle operazioni militari di Ankara contro i curdi in cambio del blocco del corridoio migratorio dal Medio Oriente ai Balcani. Allo stesso modo, a marzo di quest’anno il primo ministro libico ad interim ha avvertito che il suo Paese, diventato dopo la fine del regime di Gheddafi il principale Paese di transito per i migranti che dall’Africa sub-sahariana si spostano verso l'Italia, non è in grado di gestire i migranti da solo e ha cercato di ottenere ulteriori finanziamenti dall’UE per la gestione dei flussi. Anche il Marocco ha recentemente utilizzato i migranti per scopi politici, facilitando l’ingresso di migliaia di migranti nell'exclave spagnola di Ceuta in risposta al fatto che Madrid aveva permesso al leader del movimento indipendentista del Sahara occidentale di entrare in Spagna e ricevere un trattamento anti-COVID-19.


5. Conclusioni


Alla luce di quanto descritto finora, è evidente che le tensioni politiche tra l’UE e i Paesi vicini si alimentano sempre più dell’uso di migranti e rifugiati come arma politica. Senza alcuno scrupolo e da nessuna delle parti in causa, si usano le vite, le sofferenze, i sogni e le aspettative di migliaia di persone in fuga da conflitti o da situazioni di pericolo. Che si tratti di Erdogan, delle milizie libiche o del dittatore Lukashenko, il copione resta lo stesso: sfruttare il frutto avvelenato della narrazione tossica sulle migrazioni in Europa per ricattare e ottenere risultati.


Così come resta uguale la risposta dell’UE e dei suoi Stati membri. Di fronte alla minaccia di un nuovo flusso di migranti dalla Bielorussia, l'Unione ha deciso di utilizzare il solito approccio impiegato in risposta alle “crisi migratorie” precedenti: dietro una politica di promozione di flussi più sicuri e di smantellamento dei traffici, sono aumentati i fondi destinati al rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne e dei respingimenti.


La reazione molto risoluta delle Repubbliche baltiche, della Polonia e di Bruxelles di costruire nuovi muri fa presagire che non ci sarà un cambiamento nel modo di affrontare la situazione e che gli Stati dell’Unione non sono al momento interessati a definire strategie di lungo termine e una politica coerente sulle migrazioni e sull’accoglienza delle persone in fuga. Neppure di fronte allo scenario di decine di migliaia di persone che in fuga dal regime talebano si riverseranno quasi sicuramente ai confini europei.


(scarica l'analisi)

Migranti e rifugiati “merce di scambio” nelle relazioni tra Bielorussia e UE - Luigi Limon
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Note


[1] Per approfondire sulla situazione in Afghanistan e sulle conseguenze in materia di flussi migratori si rimanda ai seguenti link: https://www.amistades.info/post/afghanistan-dieci-punti-per-capire-la-crisi; https://www.amistades.info/post/origine-trend-migratori-afghani. [2] Per approfondire sulla politica dell’Unione europea (UE) e sul rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne, si rimanda alla seguente analisi: https://www.amistades.info/post/il-patto-europeo-sull-immigrazione-e-l-asilo-verso-un-approccio-sempre-pi%C3%B9-securitario. [3] Poland to build Belarus border fence after migrant influx, BBC News, https://www.bbc.com/news/world-europe-58303921. [4] Russia and Belarus Are Using Migrants as a Weapon Against the EU, Foreign Policy, https://foreignpolicy.com/2021/09/18/russia-belarus-poland-lithuiania-migrants-eu-weapon/.


Bibliografia/Sitografia

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