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Le Terre Rare nella Strategia Cinese

Aggiornamento: 27 gen 2022

1. L’importanza delle terre rare


Le terre rare - conosciute anche come Rare Earths Elements (REE) in inglese - sono sempre più fondamentali per lo sviluppo di un'industria ad alto contenuto tecnologico. Vengono infatti utilizzate in settori come l’elettronica, le energie rinnovabili, le batterie, ma anche per i sistemi di guida dei missili balistici. Per questo motivo un argomento, fino a pochi anni fa quasi sconosciuto, si è imposto all’attenzione dell’opinione pubblica.


Cosa sono le terre rare? Si tratta di elementi presenti nella tavola periodica, per la precisione scandio, ittrio e lantanoidi che, a differenza di quanto si potrebbe intuire dalla definizione di “terre rare”, non sono affatto rari. Secondo l’USGS (United States Geological Survey) nella crosta terrestre sono presenti 120 milioni di tonnellate di terre rare, sufficienti a soddisfare l’attuale fabbisogno globale per secoli. Sono la bassa concentrazione dei loro depositi e l’essere legate ad altri minerali, a renderne l’estrazione poco conveniente a causa degli elevati costi. Per questa ragione le terre rare vengono estratte prevalentemente in concomitanza di determinate condizioni: basso costo della manodopera e/o presenza di cospicui sussidi statali.


2. Il ruolo cinese come maggiore produttore mondiale


Le condizioni appena citate sono riscontrabili senza dubbio in Cina, ad oggi il maggior produttore di terre rare al mondo. Benché la presenza complessiva di terre rare sul territorio cinese sia pari al 35% - circa 44 milioni di tonnellate - la Cina è stata responsabile nel 2018 del 70% della fornitura globale di questi preziosi elementi.

Produzione mondiale di terre rare. Fonte: https://www.statista.com/chart/18278/global-rare-earth-production/.

Di fatto la Cina detiene il monopolio dell'estrazione e lavorazione di terre rare, ma non è sempre stato così. Fino agli anni Ottanta infatti erano gli Stati Uniti il primo produttore mondiale, poi la Cina iniziò a saturare il mercato con terre rare a un prezzo così basso da estromettere altri produttori, tra cui gli Stati Uniti.


Ciò è stato possibile grazie a ingenti investimenti statali che hanno portato alla costruzione, non solo di enormi siti di estrazione come quello di Bayan Obo (Baotou), ma anche di strutture volte alla lavorazione delle terre rare. Queste difatti, per essere separate dagli altri minerali ai quali si trovano legate, necessitano di lunghe lavorazioni industriali. La creazione di una filiera così strutturata, unita ai bassi salari e alle leggi meno stringenti sulla tutela ambientale, hanno consentito alla Cina di ottenere un enorme vantaggio rispetto agli altri competitor. Secondo un rapporto del Dipartimento della Difesa americano del 2018, si è trattato di una scelta consapevole e mirata all’ottenimento di un monopolio che la Cina non esita ad utilizzare come strumento di soft power, come ha fatto nel 2010 con il Giappone.

La miniera a cielo aperto Bayan Obo (Baotou). Fonte: https://www.bu.edu/cas/magazine/spring16/elements-of-conflict/

3. Un rischio per la sicurezza?


Stando a un rapporto del Pentagono, la minaccia di tagliare le forniture di terre rare agli altri Stati non è da sottovalutare, come dimostrato dal repentino crollo del 6% della borsa americana in seguito alle dichiarazioni del presidente cinese durante la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina nel 2019. Nel caso in cui la minaccia si fosse poi concretizzata, il colpo per l’industria americana sarebbe stato durissimo.


La centralità del monopolio delle terre rare nella strategia cinese risulta evidente dagli ingenti investimenti che Pechino ha effettuato in tutto il mondo per assicurarsi ulteriori fonti di approvvigionamento. La corsa per mantenere la posizione di monopolio ottenuta passa infatti per l’Africa, l’America meridionale e l’Asia centrale. Proprio in Asia centrale sembra essersi soffermata di recente l’attenzione della Cina, che pare intenzionata a colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti in Afghanistan. Il Paese, benché ancora gravemente segnato dalla guerra, costituirebbe un interessante investimento per Pechino, benché molto probabilmente dovrà sostenere costi elevati per creare da zero quelle infrastrutture necessarie all’estrazione delle preziose risorse di cui sembrerebbe esserci abbondanza: si stima infatti che nel sottosuolo dell’Afghanistan si trovino almeno 1,4 milioni di tonnellate di terre rare.


Ad ogni modo la Cina non è nuova nel dar vita ad ambiziosi progetti infrastrutturali in Paesi con un basso livello di sviluppo economico. Si pensi all’Africa, dove circa l’80% delle dighe sono costruite da imprese cinesi. Si tratta di una strategia basata sul “do ut des”: Pechino mette in campo risorse finanziarie e di know-how che altri governi non hanno, questi in cambio le offrono importanti concessioni estrattive. È il caso della Repubblica Democratica del Congo, dove la China Molybdenum Co ha acquistato nel dicembre 2020 il 95% della proprietà della miniera di Tenke Fungurume, uno dei maggiori siti estrattivi di rame e cobalto.


4. Quali contromisure?


Il rischio connesso al dominio cinese nel mercato delle terre rare ha spinto Stati Uniti, Unione Europea e Giappone ad adottare strategie volte a ridurre la loro dipendenza dalla Cina. Queste strategie si articolano su tre aspetti fondamentali:

  1. Diversificazione della catena di approvvigionamento a livello globale, così da mitigare il rischio causato da un eventuale embargo da parte di Pechino;

  2. Ricerca e sviluppo di materiali sostituibili;

  3. Promuovere il riciclo e il riutilizzo di materiali strategicamente importanti, come le terre rare.

Gli Stati Uniti hanno già iniziato a muoversi in questa direzione, rilanciando l’industria nazionale delle terre rare. È stata ripresa l’estrazione di terre rare presso la miniera di Mountain Pass in California, unica fonte affidabile di terre rare negli Stati Uniti, chiusa nel 2016 con la bancarotta dell’azienda che la gestiva, la Molycorp. Un ulteriore passo avanti è stato fatto con l’acquisizione dell’impianto di raffinazione estone di Sillamäe, che produce ora circa il 2-3% delle terre rare mondiali ed è l’unico in Europa.


L’Unione Europea ha aggiunto nel 2011 le terre rare nella lista dei materiali critici, incorporandole poi nella Raw Materials Initiative, che mira a raggiungere alcuni obiettivi: la diversificazione nell'approvvigionamento di terre rare nel mercato globale; l’avvio di una produzione interna all’Unione; sviluppare capacità di riciclo e riutilizzo.


Il Giappone, con la sua industria specializzata nell’alta tecnologia, è anch’esso preoccupato dalla dipendenza dalle forniture cinesi e sta cercando di sviluppare una tecnologia volta al riciclo dei componenti che impiegano terre rare.


Allo stesso tempo i tre attori stanno promuovendo accordi e investimenti con altri Paesi al fine di esplorare nuovi siti di estrazione. Tra questi, ricordiamo l’India, il Vietnam e l’Australia. Proprio quest’ultima, benché non così ricca di terre rare come gli altri due, ne è il secondo produttore mondiale e già ha raggiunto alcuni accordi di potenziamento dell’industria estrattiva.


5. Conclusioni


In definitiva è chiaro che le terre siano ormai una risorsa imprescindibile per tutta quella industria ad alto contenuto tecnologico. Ciò implica che iniziative come il Green Deal europeo, che punta molto sulla produzione di energia pulita e sulla transizione al motore elettrico, saranno totalmente dipendenti dall'approvvigionamento di terre rare (come evidenziato nell’analisi di Greta Zunino che potete visionare qui). Identico problema è condiviso da alcuni settori industriali a carattere militare che necessitano di chip.


Alla luce di tutto questo, attori come gli Stati Uniti o l’Unione Europea dovranno trovare un modo per alleggerire la loro dipendenza dalla Cina. Il rischio di trovarsi in una situazione analoga a quella che si venne a creare nel 1973 con la crisi energetica, è estremamente concreto.


Le iniziative fino ad ora prese puntano nella direzione giusta, ma si basano ancora principalmente sulla diversificazione dei fornitori; sebbene ciò stia stimolando la crescita della produzione di terre rare da parte di altri attori internazionali, lascia esposta l’industria occidentale a fluttuazioni di prezzo poco controllabili. Una soluzione più efficace potrebbe essere lo sviluppo di un’industria estrattiva a livello americano - già parzialmente ripartita - ed europeo. Altra ipotesi in fase embrionale sarebbe l’estrazione di risorse minerarie dagli asteroidi. In ogni caso sono necessari ingenti investimenti, nonché un certo lasso di tempo necessario alla realizzazione delle infrastrutture necessarie. La sfida cinese alle terre rare rimane aperta.


(scarica l'analisi)

Le terre rare nella strategia cinese - Lorenzo Tubani
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Sitografia


[1] «U.S. Geological Survey, Mineral Commodity Summaries, January 2021»,

[2] «Here’s why China’s trade war threat to restrict rare earth minerals is so serious»,

[3] «The new U.S. plan to rival China and end cornering of market in rare earth metals»,

[4] «Assessing and strengthening the manufacturing and defense industrial base and supply chain resiliency of the United States»,

[5] «Amid tension, China blocks vital exports to Japan»,

[6] «Pentagon working to reduce US reliance on Chinese rare earth minerals after trade war threat»,

[7] «China’s Journey To The Center Of The Earth - For Rare Minerals»,

[8] «Rare Earth Minerals – China’s Key to Afghanistan, and the Taliban’s Chance to Raise Living Standards?»,

[9] «Mapping Afghanistan’s untapped natural resources»,

[10] «Resource rich Africa key pillar of China’s “South-South Cooperation”»,

[11] «China Moly buys 95% of DRC copper-cobalt mine from Freeport for $550 million»,

[12] «National strategies for securing a stable supply of rare earths in different world regions»,

[13] «Molycorp Silmet renamed NPM Silmet AS»,

[14] «Neo Performance eyes expansion of European rare earth processing plant»,

[15] «Communication from the Commission to the European Parliament and the Council - The raw materials initiative : meeting our critical needs for growth and jobs in Europe»,

[16] «Conferenza “SILENT WAR: L’eterna Lotta per le Materie Prime”, 8 maggio 2021 - Diretta streaming»,

[17] «DOD Announces Rare Earth Element Award to Strengthen Domestic Industrial Base»,

[18] «La sicurezza energetica dell’energia solare: la transizione energetica alla mercé della Cina?»,

[19] «Estrazione mineraria di asteroidi: la nuova frontiera dell’ecosostenibilità?»,

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