top of page

La transizione verso un’economia più verde in Europa: riflessioni post Covid

Aggiornamento: 14 dic 2020


1. Agire e in fretta, il cammino per rigenerare il nostro futuro


In un momento in cui il mondo intero è impegnato nella sfida, senza precedenti, al Covid-19, abbiamo visto come dalla contrazione forzata delle attività economiche è venuto un miglioramento delle condizioni ambientali, ma con un costo sociale altissimo. La sfida oggi è far sì che tali condizioni non siano transitorie, ma socialmente sostenibili, costruire un mondo più sostenibile e resiliente in seguito alla crisi scatenata dal coronavirus.


Pertanto, mentre la comunità internazionale sta tentando un accordo ambientale mondiale per il post-2020 (l’attesa conferenza ONU sul clima “COP26 è stata rinviata al 2021), l’Unione europea ha predisposto una serie di misure eterogenee che segnano il cammino verso un’economia più verde in Europa. Tali provvedimenti vanno dal piano di investimenti del Green Deal europeo e del meccanismo per una transizione giusta, alla proposta per una legge europea sul clima al fine di garantire un’Unione europea a impatto climatico zero entro il 2050, all’adozione della strategia industriale europea: un piano per un'economia pronta al futuro, al piano d'azione per l'economia circolare incentrato sull'uso sostenibile delle risorse, alla strategia "Dal produttore al consumatore" per rendere i sistemi alimentari più sostenibili. Da ultimo, in ordine cronologico, è stata emanata la strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2021-2030[1], un piano a lungo termine, globale, sistemico e ambizioso che costituisce uno dei pilastri del Green Deal[2] europeo e della leadership dell'UE nel settore dell'azione internazionale a favore dei beni pubblici globali e degli obiettivi di sviluppo sostenibile.


2. La prima “legge quadro europea” sul clima


Si sta avviando a conclusione il Settimo programma di azione per l’ambiente 2013-2020[3], a fronte del rapporto sull’attuazione del 2017 si potranno avere ulteriori dati sull’impatto della realizzazione degli obiettivi fra i quali quello di: proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell’Unione europea; trasformare l’Unione in un’economia a basse emissioni di carbonio, efficiente nell’impiego delle risorse, verde e competitiva; proteggere i cittadini da pressioni legate all’ambiente e da rischi per la salute e il benessere.


Il percorso porta a quella che possiamo definire la prima legge quadro sul clima” [4] a livello europeo, la Legge Europea sul Clima[4], un atto cruciale nella regolazione dei futuri processi che va a trasformare gli obiettivi del Green Deal in strumenti giuridicamente vincolanti per tutti e 27 gli Stati Membri. Nello specifico, essa introduce alcune importanti novità: revisioni quinquennali, a partire dal 2023, degli obiettivi comunitari – in linea con le tempistiche dell’Accordo di Parigi; l’elaborazione di un nuovo piano di valutazione d’impatto, specifico, da parte della Commissione verso i due obiettivi al 2030 e al 2050; la conseguente presentazione di un nuovo, dettagliato, obiettivo comunitario di riduzione delle emissioni entro il 2030; la redazione di uno scenario europeo al 2050 per fornire elementi certi e affidabili a decisori politici e investitori[5].

Fonte: Commissione europea


3. L'Economia verde come risposta alla crisi


Niente sarà come prima”, si è ripetuto in questi mesi, occorre quindi individuare prontamente le opportunità per accelerare la transizione verso un nuovo modello di sviluppo sostenibile, un modello visto come occasione per il rilancio economico in Europa, nonché’ quali sono gli impatti generati dall’attuale emergenza sanitaria sugli scenari definiti dal Green Deal.


Il Green Deal europeo è la nostra nuova strategia per la crescita – una crescita che restituisce più di quanto prende. Mostra come trasformare il nostro modo di vivere e lavorare, di produrre e consumare, per rendere più sano il nostro stile di vita e più innovative le nostre imprese. Tutti noi possiamo partecipare alla transizione e beneficiare delle opportunità che offre. Muovendoci per primi e rapidamente aiuteremo la nostra economia ad assumere la leadership a livello mondiale. Siamo determinati a fare sì che questa strategia abbia successo per il bene del pianeta e delle sue forme di vita – per il patrimonio naturale europeo, la biodiversità, le nostre foreste e i nostri mari. Mostrando al resto del mondo la nostra capacità di essere sostenibili e competitivi, possiamo convincere altri paesi a muoversi con noi.”


(Ursula von der Leyen – Presidente della Commissione Europea, 2019)


I linguisti delle istituzioni europee hanno deciso di lasciare nella versione italiana dei relativi documenti ufficiali la locuzione inglese "Green Deal" anziché tradurla con "Patto Verde Europeo" come invece hanno fatto spagnoli (Un Pacto Verde Europeo) e francesi (Un Pacte Vert pour l'Europe) e, in misura attenuata, tedeschi (Ein Europaischer Grüner Deal) e cui comunque avevano già fatto ricorso i media italiani. Così, nella traduzione linguistica italiana, il pacchetto prende il nome di “green” "verde" riferito per estensione, tutto ciò che è attualmente ritenuto ecologico, sostenibile, ad emissioni zero (green economy, green growth, green jobs, green bonds, go-green industries, ecc.), e il sostantivo “deal" – inteso come “accordo, contratto, affare, patto/programma politico”.


Tale “pacchetto verde” sembra voler cogliere appieno il significato di "slancio verso un futuro migliore" con tutti i riferimenti al “New Deal”, (propr. «nuovo corso, nuovo indirizzo»), il programma di politica economica che il presidente americano F. D. Roosevelt lanciò nell’intento di arrestare la grande depressione negli Stati Uniti e insieme gettare le basi di un nuovo ordine economico che consentisse una più equa distribuzione della ricchezza e una maggiore stabilità[6].


Si può azzardare che come il New Deal di Roosevelt rivoluzionò la società e l'economia americana, Il Green Deal europeo abbia le stesse potenzialità e le stesse ambizioni? Di fatto, riportando all’analisi di Marco D'Amato per AMIStaDeS, il Green Deal europeo perseguendo la finalità di rendere l’Europa il primo continente al mondo ad impatto climatico zero entro il 2050, raggruppa una varietà di misure intese a incidere su ambiti e settori diversi, a volte rivoluzionandoli, con enormi implicazioni più o meno sottaciute.


4. La “transizione irreversibile”

In un’era in cui in tutta Europa “condividiamo l’euforia per la nuova era dell’informazione, ma anche le paure per possibili sconvolgimenti ambientali su scala planetaria, stanno rapidamente cambiando le pratiche di business e le tecnologie nonché le dimensioni e la struttura per età delle popolazioni[7] la transizione verde rilanciata dal Green Deal rappresenta un deciso scatto in avanti, concettuale e politico, rispetto alle precedenti politiche per obiettivi della Commissione, che assumono oggi un approccio olistico al problema della più ampia riconversione industriale, sociale, economica, di welfare che il continente si impone di affrontare. Una “transizione” totale, appunto, che tiene in considerazione anche eventuali storture derivanti dal contesto commerciale globale, la riqualificazione di intere aree industriali, il rendere ancora più diffuso il ricorso all'economia circolare, investimenti massivi in nuove tecnologie, “un’occasione per le imprese per puntare in modo più coraggioso su una conversione a modelli di business sostenibili e circolari” come rilevato dall’Osservatorio Green economy - GEO.

Fonte: Commissione europea


5. Rilanciare l'economia europea, prepararla per essere la prima potenza internazionale ad essere “sostenibile”

La sostenibilità della “transizione verde” diviene quindi “una modalità di guardare al mondo, con un focus sulle interazioni tra cambiamenti economici, sociali e ambientali; ma è anche una modalità di descrizione delle nostre aspirazioni condivise per una vita decorosa, in cui si combinino sviluppo economico, inclusione sociale e sostenibilità ambientale. In sintesi, è una teoria e una cornice normativa ed etica. In quest’ottica si inseriscono le sfide lanciate e raccolte dal Green Deal: “una sfida sociale, che avrà veramente successo se i circa 500 milioni di cittadini europei riusciranno a mantenere lo stesso tenore di vita”[8].

Verosimilmente, la strada tracciata verso l’economia verde accelererà il processo di creazione di nuove tipologie di lavori a fronte dell’automatizzazione o dell’eliminazione di forme di impiego attuali. Tutto ciò prospetta la ricollocazione di un numero enorme di lavoratori, richiede formazione, educazione digitale e tecnologica, visione, pianificazione degli investimenti e sinergie, sia da parte delle pubbliche amministrazioni che delle imprese.


Alla luce di questi elementi è legittimo sperare che l’attuale crisi economica, scaturita dall’emergenza sanitaria, possa alla fine trasformarsi da problema in opportunità.

6. Conclusioni

Lo stesso Frans Timmermans, il vicepresidente della Commissione europea con delega ufficiale per la gestione della strategia verde, sembra aver fugato ogni dubbio circa la possibilità di un ripensamento o di possibili ostruzionismi: «Se sbloccheremo trilioni di euro per la ripresa, spendiamoli in maniera corretta e investiamo in un’economia pulita, competitiva, resiliente e inclusiva per il 21esimo secolo»[9].

Certo, l’obiettivo rimane la ripresa dell’economia, ma questa deve riprendersi in una determinata maniera, cioè verde, digitale e più resiliente.

In questo senso i piani di recovery europeo costituiscono un quadro di riferimento per l’intero sistema economico, articolato per settori[10].


Nella scorsa settimana è stato presentato in parlamento europeo il Recovery fund che dovrà sostenere il rilancio economico del nostro continente, senza lasciare indietro i programmi presentati solo pochi mesi fa dalla nuova commissione europea. Abbiamo davanti a noi una grande sfida, ovvero la possibilità di progettare una nuova Europa, più equa, più verde, più digitale e proiettata verso il futuro. Siamo altresì coscienti delle sfide ambientali che abbiamo davanti; penso alla perdita delle biodiversità, al collasso dei servizi ecosistemici, all'inquinamento tossico o ai cambiamenti climatici. Siamo consapevoli della perdita irreversibile di un certo numero di specie fino all’estinzione al di là di ciò che molti scienziati considerano sicuro per il nostro ecosistema. Siamo sull'orlo di un disastro climatico[11].


(David Sassoli – Presidente del Parlamento Europeo, 3 giugno 2020)


La Commissione ha inoltre previsto di destinare almeno il 25% del nuovo bilancio dell’Unione in programmi che mobilitino investimenti sostenibili. Questi finanziamenti pubblici e privati potrebbero portare ad almeno 700mila nuovi occupati entro il 2030, secondo le stime della Commissione.

Frattanto, il Green Deal europeo ha trovato il suo spazio all’interno del Next Generation EU, il nuovo strumento che rafforzerà il bilancio dell'UE “come motore per la ripresa e la resilienza con nuovi finanziamenti raccolti sui mercati finanziari per il periodo 2021-2024, propone di destinare almeno 100 miliardi su 750 verso la transizione verde.


I tre pilastri di Next Generation EU



Bibliografia/Sitografia

· Sull'attuazione del 7° programma d'azione per l'ambiente (2017/2030(INI)

· L'Accordo di Parigi è un accordo tra gli stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), riguardo la riduzione di emissione di gas serra, e la finanza, a partire dall'anno 2020. Per approfondimenti

· The European Green Deal and COVID-19, implications for research and innovation | Interreg Europe

· J. Sachs, L'era dello sviluppo sostenibile, Università Bocconi Editore, 2015


[3] https://ec.europa.eu/environment/pubs/pdf/factsheets/7eap/it.pdf [4] https://ec.europa.eu/clima/policies/eu-climate-action/law_it [5] https://www.euractiv.com/section/energy -environment/video/the-eu-climate-law-explained/

La_transizione_verso_un'economia_più_ve
.
Download • 510KB


292 visualizzazioni0 commenti
bottom of page