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La politica di esternalizzazione dell'accoglienza in Australia fa acqua in modo sempre più evidente

Aggiornamento: 8 mar 2019


(di Claudia Candelmo) La rubrica del venerdì di AMIStaDeS vola in Australia, o meglio in Papua Nuova Guinea, con una notizia riguardante le migliaia di richiedenti asilo rinchiuse sull'Isola di Manus, dove sono sottoposte a soprusi - per via della sostanziale impunità regnante nel centro - e sono costrette in condizioni sanitarie e fisiche precarie.

L'area in cui sono "accolti" i richiedenti asilo, un vero e proprio centro detentivo, è stata fatta costruire dal governo australiano nel 2012, nell'ambito della politica di progressiva esternalizzazione dell'accoglienza, basata sullo "spostamento" dei migranti in arrivo sulle coste australiane verso territori esterni ai confini fisici del Paese, in isole di pertinenza di Stati come la Papua Nuova Guinea e Nauru. Una esternalizzazione completa, alla luce del fatto che il centro non è neppure gestito dalle autorità australiane, ma da una compagnia privata.

La problematicità della questione è stata recentemente rilanciata da Human Rights Watch (notizia disponibile qui), con una notizia che ricorda e critica le condizioni precarie in cui queste persone sono costrette a vivere, nell'attesa che il loro status giuridico venga determinato dalle autorità australiane o, talvolta, anche quando lo status di rifugiato è stato accertato. Un vero e proprio abuso, dunque, che costringe in condizioni detentive, persone contro le quali non è stato accertato alcun reato, e che invece avrebbero, in molti casi, diritto a una protezione individuale, com'è quella che discende dall'accertamento dello status di rifugiato.

In particolare, Human Rights Watch ha contestato la recente proposta dei governi dei due Paesi coinvolti (Australia e Papua Nuova Guinea) di chiudere definitivamente il centro detentivo di Manus e trasferire altrove coloro che sono attualmente situati a Manus. Il timore, infatti, è quello che la sicurezza di richiedenti asilo e rifugiati, non soltanto non migliori, ma peggiori significativamente per l'incertezza crescente cui sono destinati i richiedenti asilo e i rifugiati. Una politica che non consente l'integrazione dei migranti ma, anzi, ne incentiva la ghettizzazione e la marginalità, non può che suscitare critiche forti e rivelarsi profondamente fragile sotto il profilo della tutela dei diritti umani.

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