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La Geopolitica Russa in Asia Centrale

Aggiornamento: 3 apr 2020

Abstract

La Russia è avvantaggiata dal legame storico e culturale che lo lega alla regione centroasiatica, ma la presenza economica della Cina potrebbe mettere in discussione l'egemonia politica del Cremlino. Per evitare ciò Mosca punta ad accordarsi con Pechino per condividere l'influenza nell'Asia Centrale: a Mosca una influenza geopolitica sul fronte politico-militare per rafforzare la sua presenza bellica nelle ex repubbliche sovietiche; invece alla Cina verrebbe “assegnata” una sfera geoeconomica per quanto riguarda la realizzazione della Belt and Road Iniziative. Mosca ancora oggi ha un forte impatto geopolitico e diplomatico nell'Asia Centrale, che considera il suo principale giardino di casa.

(a cura di Francesco Cirillo)

La Conquista russa dell'Asia Centrale alla fine dell'Ottocento

La conquista militare delle regioni centroasiatiche iniziò con l'avvento di Alessandro II Romanov come Zar di tutte le Russie. Tra il 1865 ed il 1876 Pietrogrado decise di passare all'azione militare per evitare una possibile espansione britannica nella regione. Così le forze zariste vennero affidate a comandanti abili nella tattica militare: Konstantin Kaufmann e Michail Skobolev.[1 Riasanovsky, 2016]

L'espansione russa nelle regioni dell'Asia Centrale era sponsorizzata anche da una inattività degli stessi britannici, che non avevano accolto la richiesta di soccorso del khan di Kokand lasciando ampio margine di manovra ad una possibile annessione russa delle regioni e dei khanati di Kokand, Buchara e Chiva. Le manovre diplomatiche del ministro degli esteri russo il principe Aleksandr Gorčakov furono decisive per far iniziare le operazioni russe sotto il comando del Generale Kaufmann.[2Hopkirk,2004]

L'espansione e la successiva conquista russa della regione centroasiatica aveva inoltre uno scopo strategico per la Russia. Se il Baltico era il tallone d'Achille dell'Impero russo in Europa, la presenza russa in Asia Centrale, nei pressi dell'India gioiello della corona britannica, avrebbe dato un forte deterrente diplomatico per far sedere Londra al tavolo delle trattative. La Russia aveva intenzione di costruire basi militari in Asia Centrale, per costringere il Regno Unito a tenere le sue forze militari sul suolo dell'India, togliendole dal teatro europeo.[3Hopkirk, 2004]

In dieci anni di combattimenti le truppe russe ebbero la meglio sulle truppe dei tre khanati centroasiatici e nel 1881 fu annessa definitivamente anche la regione Transcaspiana.

Per molti la conquista russa dell'Asia Centrale veniva paragonata all'espansione verso Ovest che stava avvenendo in Nord America. L'annessione della regione aveva anche obiettivi commerciali. Le materie prime centroasiatiche, come il cotone, erano indispensabili per le industrie tessili russe e viceversa la regione dell'Asia centrale era una buona piazza dove piazzare i prodotti finiti dell'apparato industriale russo. Il dominio russo non mise paletti troppo vistosi nei confronti delle popolazioni autoctone, nel loro tessuto socio-economico e non modificò le loro leggi.[4Riasanovsky,2016]


L'Asia Centrale dal 2000 ad oggi: il ritorno dell'ordine russo dopo il caos degli anni novanta.

Il crollo dell'Unione Sovietica “costrinse” le repubbliche sovietiche dell'Asia Centrale a dichiarare l'indipendenza. Ma il potere politico nei nuovi Stati centroasiatici rimase, de facto, in mano alle vecchie elité ex sovietiche, che si adattarono al nuovo contesto geopolitico. Rispetto al Caucaso settentrionale e alle due guerre cecene (1° 1994-1996, 2° 1999-2009), combattute tra le forze russe e i separatisti ceceni, l'Asia centrale ebbe una transizione politica abbastanza stabile. Solamente il Tagikistan fu sconvolto, tra il 1992-1997, da una violenta guerra civile in cui si scontrarono il governo tagiko e ribelli fondamentalisti islamici. In Tagikistan il governo richiese il supporto militare russo, che inviò alcune unità militari. L'intervento segnò l'unica operazione militare russa estera negli anni novanta[5Aragona,2018].

Con l'avvento di Vladimir Putin a presidente della Federazione Russa, Mosca iniziò a riorganizzare il suo ritorno nel tradizionale giardino di casa che era l'Asia Centrale. Avvalendosi del background storico-culturale che legava Mosca alle nazioni centroasiatiche, anche grazie alle comunità russe e russofone che popolavano le ex repubbliche sovietiche, riuscì a rafforzare nuovamente la sua posizione politico-militare nella regione ragona,2018].

Con la lotta al terrorismo gli USA tentarono di penetrare nell'Asia centrale. L'attentato dell'11 settembre 2001 vide poco dopo l'intervento militare statunitense in Afghanistan. L'Uzbekistan, governato dal defunto (morto nel settembre del 2016) presidente Islom Karimov concesse a Washington l'utilizzo della base militare di Karshi-Khanabad. Ma le continue critiche degli americani a Tashkent per le sue violazioni dei diritti umani (rivolta di Andijan nel 2005) fecero infuriare il Presidente Karimov che decise di ritirare la concessione della base a Washington.

Dall'anno successivo la presenza politico-militare di Mosca torna prepotentemente nella regione, e oggi l'egemonia geopolitica russa è più forte rispetto agli anni duemila.

Ma Mosca deve guardarsi dalla rapida infiltrazione geoeconomica di Pechino nella regione. La Russia e la Cina, per adesso, sembrano intenzionati a collaborare e a suddividersi le suddette aeree di competenza: alla Russia quella politico-militare sulle repubbliche centroasiatiche e a Pechino quella geoeconomica, preziosa per portare avanti il progetto della Belt and Road Iniziative[7Aragona,2018].


L'Asia Centrale tra la Russia e la Cina: un nuovo Grande Gioco?

La regione centroasiatica si trova nel Grande Gioco che si sta sviluppando nel progetto della Nuova via della Seta cinese, promossa dal Presidente cinese Xi Jinping. La nuova via della seta cinese considera strategica la regione dell'Asia centrale per sviluppare una delle due vie terrestri, dopo quella russa e quella marittima.[8 Aragona,2018]

Perciò Pechino deve dialogare con Mosca e convincerla a condividere le aree di influenza nella regione. Nel 2015 il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin e quello cinese Xi Jinping hanno sottoscritto un documento che delinea le linee guida per integrare la OBOR ( One Belt One Road, “una cintura, una strada”) e la EEU( Unione Economica Eurasiatica) rispettando gli interessi russi e cinesi nella regione dell'Asia Centrale. [9,Aragona 2018] In questo modo verrà stabilito una cooperazione geopolitica in Asia Centrale, in grado di sviluppare economicamente la regione. Ma nel lungo periodo gli interessi russi e cinesi nell'Asia Centrale, senza accordo tra i due Paesi, rischiavano di scontrarsi con le intenzioni sino-russe di cooperare e raggiungere l'obiettivo principale: estromettere la presenza statunitense dalla regione.

Per questo Mosca ha deciso di cooperare con la Cina, visto che negli ultimi anni l'influenza geoeconomica russa sui Paesi dell'Asia Centrale è diminuita a scapito di quella cinese, che è diventato principale partner economico dei Paesi centroasiatici.[10 Aragona 2018]

Nonostante la stessa Pechino sia cosciente della diffidenza che rimane nei circoli governativi russi e nella Intelligencjia di Mosca, la Cina riflette che una stretta cooperazione in diversi settori, con Mosca, avvantaggia le due potenze continentali eurasiatiche, inoltre la Cina legittima il ritrovato status di potenza globale che la Federazione russa ha riconquistato. Oltre a una cooperazione militare congiunta, Mosca e Pechino condividono gli affari economici. Pechino è il primo partner economico per la Russia, con oltre 95 miliardi di dollari di scambi commerciali raggiunti nel solo 2014 e con una leggera flessione di 68 miliardi di dollari nel 2015.[11 De Bonis,2017] Questi dati sono il simbolo di una stretta special relationship tra le due potenze dell'Eurasia. Ma è l'Asia centrale il principale campo di condivisione tra il Cremlino e Pechino.

Mosca ha lanciato l'Unione Economica Eurasiatica, Pechino la Nuova via della Seta Cinese. Per evitare un conflitto geoeconomico russo-cinese i due leader hanno deciso di integrare i progetti e nel maggio del 2015, come accennato prima, i due capi di Stato si sono accordati per integrare i due progetti e iniziare una cooperazione. Mosca capisce che rischierebbe di veder sgretolare la sua influenza sull'Asia Centrale. La Cina, secondo il Fondo Monetario Internazionale, è il primo partner commerciale con le repubbliche centroasiatiche del Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. Nel 2015 ha investito in Kazakistan 30 miliardi, in Uzbekistan 15mld e in Kirghizistan 3mld. [12 De Bonis 2017]

Ma se Mosca non può competere con gli investimenti cinesi( 15 miliardi da mettere sul piatto) può equilibrare il “Balance of Power” nella regione con la sua presenza militare nei paesi centroasiatici (basi militari in Tagikistan, Kirghizistan e Kazakistan), con il background storico-culturale che lega Mosca alle repubbliche centro-asiatiche, della diffidenza delle élite locali di diventare soggette a Pechino e del fatto che il grosso dei gasdotti presenti in Asia Centrale sono di proprietà della Gazprom. [13 De Bonis, 2017]

Ma Mosca è cosciente che una integrazione russo-cinese porterebbe moltissimi vantaggi economici all'economia della Federazione Russa, soprattutto con lo sviluppo delle rotte terrestri della BRI cinese. La prima collega la Cina alla Russia attraverso il territorio di Vladivostok per collegarsi con la Transiberiana fino a giungere al continente europeo. La seconda via parte dalla Cina, attraversando il Kazakistan, giungendo in Russia per la Siberia occidentale o per la regione di Orenburg. Queste via devono essere ristrutturate e modernizzate lanciando, in questo modo, il dado economico a Pechino, che punta ad investire, sotto invito russo, nelle regioni russe ad est degli Urali.[14 De Bonis, 2017]


Il Cremlino e i suoi rapporti con il Tagikistan e il Kirghizistan

La Russia ha un forte impatto geopolitico e diplomatico nei paesi dell'Asia Centrale, per via della volontà del Cremlino di cooperare sul piano militare con i Paesi centroasiatici. Dopo il Kazakistan, Paese molto vicino alla Russia, la Russia vuole rafforzare la sua presenza in Uzbekistan e in Turkmenistan; ad oggi il Kirghizistan e il Tagikistan sono de facto nella sfera d'influenza russa visto che coordinano le proprie forze armate nella protezione dei confini e alla lotta al terrorismo jihadista. [15]

Proprio in Kirghizistan il presidente russo, durante una intervista avvenuta nel settembre del 2017, ha confermato, di fronte alla Tv di Stato di Bishkek, il mantenimento della base aerea russa, di stanza a Kant, nella ex repubblica sovietica.

Lo stesso Vladimir Putin considera il piccolo Stato centroasiatico di importanza geopolitica per il consolidamento della regione e per la sicurezza dell'Asia Centrale; la base russa inoltre dimostra l'influenza politico-militare del Cremlino sul Paese, anche grazie ad accordi di cooperazione militare tra Mosca e Bishkek; il Kirghizistan è parte integrante della CSTO (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva ), organizzazione nata come alleanza militare per volontà della Federazione Russa nel 1992. [15,Italo Cosentino, 2017]

Nel Tagikistan la questione è più complessa. Uscito dalla guerra civile, che aveva scosso la ex repubblica sovietica, ha accettato la presenza russa facendovi stanziare la principale base militare di Mosca dopo quelle in Kazakistan e in Kirghizistan. Nella base sono presenti circa 6mila effettivi militari. Nel dicembre del 2017 Mosca ha inviato nel paese nuovi mezzi e carri armati con il target di rafforzare le frontiere del Tagikistan che si affacciano sulle porose frontiere dell'Afghanistan. [16] Per Mosca il Tagikistan è di vitale importanza militare per ostacolare una possibile espansione dell'ISIS che dall'Afghanistan rischia di infiltrarsi nella regione dell'Asia Centrale.

Questo scenario preoccupa effettivamente Mosca che sta rafforzando la sua presenza nel paese; de facto il Tagikistan viene considerato protettorato russo nella regione. [16,Cosentino 2017]


Uzbekistan e la Russia: il post Karimov riavvicina Tashkent al Cremlino, ma non troppo

La nuova leadership Uzbeka sembra indirizzata a riallacciare le relazioni con la Federazione Russa, dopo la morte dell'ex autocrate uzbeko Islom Karimov, avvenuta il 2 settembre del 2016. Shavkat Mirziyoyev guida il Paese come nuovo capo dello Stato e vuole far diventare la repubblica centroasiatica la nuova potenza regionale dell'Asia Centro-meridionale. Il nuovo presidente uzbeko ha iniziato ad attuare una serie di riforme economiche, con l'obiettivo di attrarre gli investimenti esteri nel Paese e ha garantito la libertà religiosa dopo una repressione durata trent'anni sotto il regime autoritario di Islom Karimov. Queste riforme potrebbero influenzare le altre repubbliche dell'Asia Centrale, garantendo all'Uzbekistan un ruolo di nazione guida della regione, senza rompere i rapporti con la Russia. In tutto ciò è la relazione con la Federazione Russa che Mirziyoyev vuole rivedere in toto, senza perdere indipendenza politica, dopo anni di isolazionismo che il paese ha vissuto sotto Islom Karimov. [17 Intini, 2018]

Nell'ottobre del 2017 si è tenuta in Uzbekistan, dopo dodici anni, la prima esercitazione militare congiunta russo-uzbeka riconsolidando quanto meno la cooperazione bilaterale tra Mosca e Tashkent in materia di difesa militare.

La morte di Karimov era stata vista da Mosca come l'opportunità definitiva per riprendere le relazioni russo-uzbeke, che l'ex autocrate aveva sempre visto con sospetto. Ai funerali avvenuti a Samarcanda lo stesso presidente russo Vladimir Putin, giunto nel Paese per portare la solidarietà della ex potenza coloniale, aveva incontrato l'allora presidente ad interim Mirziyoyev che era stato primo ministro negli ultimi due anni (2014-2016) del regno di Karimov. L'incontro venne definito importante per le relazioni Mosca-Tashkent. In seguito il presidente Mirziyoyev è stato confermato, alla carica presidenziale, alle elezioni presidenziali del 4 dicembre 2016. [18 Cirillo 2017]

La Russia è preoccupata di una possibile instabilità della regione centro-asiatica per via delle milizie jihadiste, presenti in Afghanistan, che hanno giurato fedeltà all'ISIS. Tra queste anche il Movimento Islamico dell'Uzbekistan, che Karimov ha sempre cercato di eliminare dal Paese, continua a rappresentare una pericolosa minaccia per la sicurezza uzbeka e per la regione. Tashkent, sotto la guida di Shavkat Mirziyoyev, punta a diventare potenza regionale e a rafforzare le sue relazioni sia con la Federazione Russa, in materia politico-militare, sia con la Cina, in materia di rapporti e partnership economiche. [19Cirillo 2017, Cecinini 2018]

Breve Conclusione

L'Asia Centrale è ritornata al centro delle agende politiche internazionali delle grandi potenze, ma per ora sembra che la Russia e la Cina, alleate per convenienza, sono in vantaggio nei loro diversi campi d'influenza. Tuttavia questo codominio geopolitico fa pensare che nel breve periodo le due potenze possono convivere senza scontrarsi a livello diplomatico; ma nel lungo periodo si rischia di assistere a uno scontro a tutto campo tra Mosca e Pechino. Il progetto della Nuova Via della Seta Cinese è diventata la principale sfida di Mosca per mantenere salda la sua influenza nella regione oppure partecipare, in una posizione subalterna e dietro Pechino, al progetto della One Belt One Road(OBOR). Per ora le posizioni russo-cinesi nella regione rimangono stabili ma nel lungo periodo si rischia un conflitto geopolitico e geoeconomico tra le due potenze eurasiatiche.[20, Aragona 2018]


Note

1-Nicholas V. Riasanovsky, settembre 2016, Storia della Russia dalle origini ai giorni nostri, Tascabili Bompiani

2-Peter Hopkirk, Il Grande Gioco, Gli Adelphi

3-Peter Hopkirk, Il Grande Gioco, Gli Adelphi

4-Nicholas V. Riasanovsky, settembre 2016, Storia della Russia dalle origini ai giorni nostri, Tascabili Bompiani

5; 6; 7-Giancarlo Aragona( a cura di), La Russia post-sovietica, Gennaio 2018, cap 8 la Politica russa nel Caucaso e in Asia Centrale(1991-2017) capitolo a cura di Aldo Ferrari

8;9;10-Giancarlo Aragona( a cura di), La Russia post-sovietica, Gennaio 2018, cap 8 la Politica russa nel Caucaso e in Asia Centrale(1991-2017) , a cura di Aldo Ferrari; cap 6 Russia e Cina nel periodo post-sovietico: partner ma non alleate(1991-2017), a cura di Igor Denisov

11- Limes Rivista Italiana di Geopolitica 1/2017 Mosca Guarda ad Est Pechino ad Ovest: l'Intesa è Inevitabile, a cura di Mauro De Bonis;

12-Limes Rivista Italiana di Geopolitica 1/2017 Mosca Guarda ad Est Pechino ad Ovest: l'Intesa è Inevitabile, a cura di Mauro De Bonis

13-Limes Rivista Italiana di Geopolitica 1/2017 Mosca Guarda ad Est Pechino ad Ovest: l'Intesa è Inevitabile, a cura di Mauro De Bonis

14-Limes Rivista Italiana di Geopolitica 1/2017 Mosca Guarda ad Est Pechino ad Ovest: l'Intesa è Inevitabile, a cura di Mauro De Bonis

15- Di Italo Cosentino;Putin: manterremo base in Kirghizistan; Pubblicato il 29 settembre 2017 su Sicurezza Internazionale Luiss (visionato il 3 aprile 2018) http://sicurezzainternazionale.luiss.it/2017/09/29/putin-manterremo-base-kirghizistan/

16-Di Italo Cosentino Frontiera Afghanistan-Tagikistan: Mosca manda i tank Pubblicato il 21 dicembre 2017 su Sicurezza Internazionale Luiss

17-Di Riccardo Intini, L’Uzbekistan fa le prove da potenza regionale in Afghanistan, pubblicato il 30 marzo 2018 su eastwest.eu https://eastwest.eu/it/opinioni/open-doors/afghanistan-vertice-tashkent-unione-europa-uzbekistan ( visionato il 3 aprile 2018)

18-Le Nuove Relazioni Russo-Uzbeke pubblicato su NMGI-GEOPOLITIK(https://nmgiblog.wordpress.com)( visionato il 3 aprile 2018), Blog di Francesco Cirillo

19- Le Nuove Relazioni Russo-Uzbeke pubblicato su NMGI-GEOPOLITIK(https://nmgiblog.wordpress.com), blog di Francesco Cirillo

( visionato il 3 aprile 2018)

http://sicurezzainternazionale.luiss.it/2018/01/28/luzbekistan-e-il-terrorismo/ L'Uzbekistan e il Terrorismo pubblicato su Sicurezza Internazionale Luiss il 28 gennaio 2018, a cura di Sofia Cecinini ( visionato il 3 aprile 2018)

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