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La geopolitica del Direttore Conte Lobbiam

Aggiornamento: 30 giu 2022


Dopo la pubblicazione de La corazzata Kotiomkin e, probabilmente, con un occhio a Ma ‘ndo vai se l’OsInt non ce l’hai (con tanto di agente del SIM Sora Lella), il Centro Studi mi ha ventilato l’ipotesi di creare una rubrica mensile tra il serio e il faceto, ovviamente a tema geopolitica e relazioni internazionali.


Devo ammetterlo, l’idea di una rubrica a scadenza fissa, come sempre, mi mette ansia, perché la verità è che – come ben sa la Presidente Irene Piccolo che non manca mai di stimolarmi (forse dovrei dire manipolarmi, ma tant’è) – lo scrivente tende a mettere le mani sulla tastiera più su base emotiva che non professionale.


Sono passati i giorni in cui scrivevo a livello accademico. Oggi – al di là di quella che è la mia produzione prettamente legata alla reportistica di Intelligence – scrivere accademicamente mi annoia, e sono fermamente convinto che sia controproducente quando si tratta di divulgazione (almeno, per quanto concerne il mio stile di scrittura accademica, che è pomposo, vecchio, tecnico). Tanto è vero che ritengo la mia produzione sia più leggibile in due casi: quando scherzo e quando sono posseduto dall’Ira di Marte.


Ho scritto sempre molto, sin da bambino, ma non mi sono mai ritenuto né un professionista della scrittura, né tanto meno un buono scrittore. La prima volta che scrissi semi-seriamente di Geopolitica, anni fa, lo feci usando i miei gatti. L’idea era di spiegare attraverso i comportamenti dei 5 felini alcuni dei meccanismi di confronto tra potenze. Fu molto apprezzato ai tempi. Col senno di poi mi sono reso conto che, a tutti gli effetti, l’ironia in alcuni dei miei scritti rendeva il tutto più leggibile, interessante, e quindi forse più divulgabile.


C’è da chiedersi se davvero si possa mettere un tratto di faceto nella Geopolitica e nella sua divulgazione, tenendo conto che spesso l’oggetto della disciplina si articola anche in immani tragedie – cosa che io, spesso, tengo a ribadire: la guerra è madre di tutte le cose, sì, ma è una madre tanto affascinante quanto terribile. Io credo di sì, si può ironizzare.

In primis perché sono italiano e scrivo in italiano, e la nostra cultura si presta moltissimo alle lezioni attraverso la commedia, ne sono simbolo le prime produzioni di Villaggio (non solo cinematografiche, ma anche Le lettere del Rag. U. Fantozzi, oramai scomparse dalle librerie), e ancor prima quelle di Sordi (in particolar modo insieme a Monicelli per Il marchese Del Grillo). E poi, sempre personalmente, non posso non citare le Sturmtruppen di Bonvi, con cui sono cresciuto.

Gli italiani hanno una capacità di comprensione della realtà che si fonda anche sulla commedia, ce lo insegna la stessa Commedia dell’Arte, ce lo insegna l’Opera buffa (e Rossini soprattutto). Quindi perché non usare l’ironia per divulgare ancora di più un tema, quello della Geopolitica e delle Relazioni internazionali, che oggi inevitabilmente impatta sulla vita del semplice cittadino?


Tra il serio e il faceto, anche la Geopolitica è piena di Fantozzi, Filini, Calboni, Megadirettori galattici, Marchesi Del Grillo, e sopra ogni cosa, è piena di supercazzole. Queste ultime si contano davvero a migliaia, prodotte tanto da chi è protagonista della Geopolitica (i politici, i militari, i funzionari ministeriali), quanto da chi dovrebbe farla e spiegarla (sui media, ma anche e soprattutto nelle Università). Non solo: la Geopolitica è piena di Soldati fanfaroni (il Miles Gloriosus di Plauto, per capirci), altresì detti tra le borgate di Roma “cazzari”, cioè personaggi che – al di là del curriculum – le sparano grosse, ma grosse forte eh. Potrei fare un lunghissimo elenco di profili Instagram, pagine Facebook e ambigui personaggi su Linkedin che sarebbero utili a scrivere non uno, ma cento canovacci di Commedia dell’Arte.


Detto ciò, dovendo scegliere un nome per la rubrica, ho voluto cercare qualcosa che ben rappresentasse la dualità tra serio e faceto, tra commedia e tragedia, tra finzione e realtà. La risposta me l’ha data il Direttore Conte Corrado Maria Lobbiam, quello di “Male, per Dio, male” del Secondo tragico Fantozzi, capo varo che incita la Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare.

Il perché di questa scelta è presto detto: l’attore che incarnava il Conte, Ugo Bologna (1917 – 1998), era un ufficiale decorato con Medaglia di Bronzo al Valore per la Battaglia di Nikitowka nel 1941:

«Comandante di plotone, guidava il reparto arditamente all'attacco di una munita posizione. Ferito, rifiutava ogni soccorso e, assunto il comando della compagnia rimasta priva di ufficiali, la riorganizzava prontamente, riuscendo a respingere i reiterati contrattacchi avversari».

Insomma, il personaggio ben si presta a incarnare questa dualità, e per quanto poco conosciuto ai più, è certamente degno di un tributo.


E quindi eccoci qui: benvenuti a La geopolitica del Direttore Conte Lobbiam, ovvero le Relazioni internazionali tra il serio e il faceto.


Cordialmente,


il Vostro nuovo Amato Megadirettore, Farabut. dei Farabut., Lup. Mann. Ing. degli Ing., figl. di. Put.,

Conte Corrado Maria Lobbiam.



La caricatura di Ugo Bologna è di Marco Fiorenza.

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