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La disomogenea stabilità canadese

Aggiornamento: 7 set 2021

(Feature Shoot)

1. Una stabilità largamente apprezzata


Anche se strettamente legato storicamente al Regno Unito ed economicamente agli Stati Uniti, il Canada possiede istituzioni economiche e politiche solide, ha stipulato, nel corso degli anni, trattati di libero scambio con diverse nazioni e sta attualmente negoziando nuovi accordi, ad esempio recentemente con il Regno Unito in occasione della Brexit[1]. Con Londra condivide, inoltre, in quanto reame del Commonwealth britannico[2], il Capo di Stato, la Regina Elisabetta II.


Sul piano delle transazioni commerciali, invece, con un volume di scambi nel 2019 pari a circa 750 miliardi di dollari canadesi (circa 485 miliardi di euro) gli Stati Uniti restano il principale partner commerciale del Paese, segue l’Unione Europea con circa 125 miliardi di dollari canadesi (circa 80 miliardi di euro). Inoltre, nei confronti degli USA il Canada risulta essere un esportatore netto con una differenza sulla bilancia commerciale di circa +142 miliardi di dollari canadesi (circa 92 miliardi di euro), mentre nei confronti dell’UE il Canada è importatore netto con un risultato di circa -29 miliardi di dollari canadesi (-18 miliardi di euro)[3].


Considerato uno dei Paesi più stabili al mondo, il Canada è in grado di offrire agli investitori dei fondamentali economici solidi e una buona stabilità politica[4], fondata su un sistema di democrazia parlamentare. Secondo la classifica del Fondo Monetario Internazionale, il Canada è il decimo Stato per Prodotto Interno Lordo (nominale), davanti a Corea del Sud e Russia.


Analogamente agli altri Paesi sviluppati, buona parte del sistema economico canadese è orientato verso il terziario. Le principali industrie del Paese, seppur con variazioni su base locale, includono la gestione delle risorse energetiche (petrolio e gas naturale), la pesca, la lavorazione del legname, la produzione di automobili e aeromobili, il turismo, il settore high-tech e l’industria cinematografica e televisiva legata all’intrattenimento[5]. In ultimo, la provincia del Québec[6] è responsabile del 70% della produzione mondiale di sciroppo d’acero[7].


La stabilità canadese è apprezzata non solo dagli investitori internazionali, ma rappresenta un aspetto geopolitico molto importante a livello regionale, in quanto permette alla prima potenza militare del mondo, gli Stati Uniti, di poter agire come una vera e propria potenza insulare, senza preoccuparsi di tenere sotto controllo vicini pericolosi. Un Paese mediamente forte ma confinante potrebbe infatti apparire più minaccioso di uno fortissimo ma lontano.[8]


Gli Stati Uniti d’America, da una parte, sulla direttrice nord-sud confinano con due Paesi (Canada e Messico) che non rappresentano una minaccia, e dall’altra, sulla direttrice est-ovest, hanno accesso diretto a due oceani (Atlantico e Pacifico). Quindi, nel corso della storia, senza dovere mantenere attiva una linea difensiva terrestre gli USA hanno potuto concentrare le proprie risorse sulla costruzione di una marina militare in grado oggi di controllare, attraverso sei flotte, la quasi totalità delle acque mondiali e garantire in questo modo la libertà dei flussi commerciali.[9]


2. Diversità territoriali


Il Canada è uno Stato federale, il suo ampio territorio – secondo al mondo per superficie solo alla Russia – è suddiviso in dieci province (Ontario, Québec, Nuova Scozia, New Brunswick, Manitoba, British Columbia, Isola del Principe Edoardo, Saskatchewan, Alberta, Terranova e Labrador) e tre territori, tutti a nord del 60° parallelo (Yukon, Territori del Nord-Ovest, Nunavut).

Carta politica del Canada (NAPPO 2016 Canada Report)

Fondamentalmente, oltre alle differenze geografiche, dal punto di vista del livello di autonomia, le province esercitano poteri costituzionali per loro diritto, mentre i territori esercitano poteri delegati sotto l'autorità del Parlamento del Canada. Ad ogni modo, il Canada è un Paese vasto e scarsamente abitato (circa 37 milioni di persone per una superficie doppia rispetto a quella dell’UE) e le differenze interne al Paese sono numerose e svariate. La lingua principale è l’inglese (56% della popolazione), seguita dal francese (20%), il resto della popolazione parla lingue non ufficiali. Nel territorio del Nunavut, la percentuale di canadesi che parla lingue non ufficiali raggiunge addirittura il 65,5%, anche se a fronte di una popolazione di soli 38 mila abitanti.


Territori e province canadesi si distinguono per interessi differenti, spesso in competizione. A est le differenze tra le provincie marittime (New Brunswick, Nuova Scozia e Isola del Principe Edoardo) traggono ancora origine dalla provenienza dei primi coloni inglesi e scozzesi. Oltre a queste provincie, a completamento della regione geografica del Canada atlantico si trova Terranova e Labrador, colonia britannica fino a dopo la Seconda guerra mondiale, che rappresenta oggi, escludendo le regioni artiche, la parte più povera e isolata del Paese.


Il Canada centrale è, invece, composto da Québec e Ontario. Il primo, antica colonia francese, dove ancora oggi il 77% della popolazione è francofono, con il riemergere negli anni ’90 delle istanze separatiste potrebbe forse costituire la principale minaccia alla stabilità canadese. Il secondo rappresenta, invece, la vera e propria ancora della federazione canadese, saldamente inglese anche se abitato da numerosi immigrati.


Nel Canada occidentale, le provincie di Alberta, Saskatchewan e Manitoba assomigliano in un certo senso più agli Stati americani a sud dei loro confini che alle altre provincie canadesi. Lo stesso vale per il patrimonio culturale della British Columbia che presenta molte analogie con quello della costa occidentale statunitense. A questo multiculturalismo si legano anche diversi punti di vista relativi a temi come l’immigrazione, i diritti degli indigeni, il riscaldamento globale e il ruolo degli idrocarburi.[10]


Il Canada settentrionale (Yukon, Territori del Nord-Ovest e Nunavut) pur rappresentando un’ampia area del Paese ospita solo l’1% della popolazione, circa 113 mila abitanti, principalmente Prime Nazioni[11] (nord vicino) e Inuit (nord lontano).


3. Le dispute energetiche-ambientali


Certe questioni a volte possono facilmente diventare terreno di scontro non solo da un punto di vista prettamente ideologico, specialmente quando vengono sollevati interessi economici rilevanti. È questo il caso della disputa relativa all’espansione dell’Oleodotto Trans Mountain, cominciata nel 2013 con l’opposizione da parte di gruppi ambientalisti e dei rappresentanti delle Prime Nazioni e intensificatasi nel 2018, trasformandosi in uno scontro commerciale tra Alberta e British Columbia.


Il progetto ambisce a triplicare la capacità dell’oleodotto e incontra gli interessi della grande industria petrolifera dell’Alberta, provincia senza sbocchi sul mare, che grazie a questa infrastruttura riesce a trasportare da circa 67 anni la propria produzione di petrolio fino all’oceano Pacifico dove viene poi commercializzato.[12]


Nonostante l’opposizione della British Columbia, la pandemia del 2020 e il crollo del prezzo del greggio, l’espansione dell’oleodotto sembra essere rimasta in programma secondo i tempi previsti[13]. Nel febbraio 2020, la Corte d’Appello Federale canadese ha infine respinto il ricorso dei gruppi ambientalisti stabilendo che il governo federale ha tenuto, come stabilito dalla legge, consultazioni “adeguate e significative con le popolazioni indigene”. Lo stesso Primo Ministro Justin Trudeau ha affermato che si tratta di un’opera di interesse economico nazionale[14].

Progetto di espansione dell'oleodotto Trans Mountain

Più recentemente è scoppiata un’ulteriore crisi per l’opposizione sempre da parte delle Prime Nazioni (nello specifico da parte del popolo dei Wet’suwet’en) e di gruppi ambientalisti alla costruzione del gasdotto Coastal Gaslink in British Columbia. In questo caso il blocco da parte dei manifestanti dei collegamenti di trasporto ha generato indignazione non solo in Alberta, ma anche in Québec che dipende dal propano per il riscaldamento. Entrambe le provincie hanno chiesto a Ottawa di intervenire per porre fine al blocco.[15]

Progetto di costruzione del gasdotto Coastal Gaslink (Coastalgaslink.com)

4. Spinte secessioniste e rischi per la stabilità


In questo modo le provincie di Alberta, Québec e Saskatchewan hanno espresso quindi un interesse comune sulla questione del trasporto e dell’approvvigionamento energetico, tema per loro di fondamentale rilevanza economica. La presenza di interessi conflittuali potrebbe quindi alimentare le divisioni interne o addirittura riaccendere le istanze separatiste del passato, secondo l’idea che alcuni interessi locali potrebbero essere meglio serviti al di fuori del Canada.


In realtà, altre tematiche, come le politiche di perequazione disposte dal governo federale, rappresentano un terreno di scontro anche tra Alberta e Québec. Ottawa potrebbe quindi trovarsi a fronteggiare difficili prove di mediazione per poter rispondere agli interessi delle singole province.[16]


In Québec, in tempi relativamente recenti, hanno già avuto luogo due referendum sull’indipendenza. Nel 1980 (Sì 40,44% e No 59,56%) e nel 1995, quando la provincia arrivò a un passo dalla secessione[17], ma dove alla fine prevalsero gli anti-secessionisti (Sì 49,42% e No 50,58%), anche se con soli 60 mila voti di scarto. Anche in Alberta esistono movimenti che invocano la secessione per finalità differenti, costituire una nazione indipendente o unita ad altre province del Canada occidentale, oppure attraverso un’annessione agli Stati Uniti, come richiesto dal movimento separatista del Canada Occidentale Wexit (oggi denominato Maverick Party). Il sentimento separatista in Alberta si concentra principalmente su richieste di maggiori poteri rispetto al governo federale, sulle disparità fiscali e sugli interessi dell’industria energetica.


5. Conclusioni


Resta quindi da vedere come la celebre stabilità canadese sarà in grado di reggere il peso di possibili nuove tensioni, tanto più in un nuovo anno caratterizzato da molteplici incertezze, come la gestione della pandemia e dei piani vaccinali e anche dall’insediamento, oltre i confini meridionali, di una nuova amministrazione a Washington.

Realisticamente, per quanto valide e sentite, le istanze autonomistiche difficilmente condurranno concretamente nel breve periodo a vere e proprie secessioni. Da una parte, se la situazione economica poco florida rende improbabili nuovi tentativi di separazione da parte del Québec; dall’altra le possibilità di un’annessione statunitense dell’Alberta sembrano ancora più esigue.


Come già segnalato, gli Stati Uniti necessitano di confini terresti politicamente sicuri. In questo senso, anche solo incoraggiare l’Alberta nel suo intento, destabilizzerebbe drasticamente i rapporti con il Canada e metterebbe in discussione numerose attività congiunte (come il NORAD[18]) con un Paese confinante, membro della NATO e uno dei principali partner commerciali[19]. In generale, uno scenario di forte incertezza per il Canada risulterebbe quindi direttamente lesivo per gli interessi nazionali di sicurezza degli Stati Uniti d’America.[20]


La stabilità di due Paesi agli antipodi e caratterizzati da enormi differenze come Canada (stabile, seppur disomogeneo) e Messico (realtà stabile in linea generale, ma con alcune instabilità interne per problematiche legate al potere dei cartelli, criminalità, traffici e corruzione), si pone quindi a garanzia per la sicurezza geopolitica degli Stati Uniti d’America, potenza insulare pur non essendo un’isola.


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Note

[1] Cfr. Canada and U.K. make stopgap deal to avert tariffs after Brexit, CBC, 23 dicembre 2020. [2] I reami del Commonwealth, fedeli alla monarchia inglese, sono 16 distribuiti su 3 continenti: Regno Unito, Antigua e Barbuda, Bahamas, Barbados, Belize, Canada, Giamaica, Grenada, Saint Kitts e Nevis, Saint Vincent e Grenadine, Saint Lucia, Australia, Isole Salomone, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Tuvalu. Il Commonwealth delle nazioni è, invece, un’organizzazione intergovernativa più ampia, che comprende i 16 reami più altri 38 Paesi con diverse forme di governo, per un totale di 54 Stati membri, accomunati per aver fatto parte in passato dell’impero britannico (fanno eccezione in questo caso solo Mozambico e Ruanda). [3] Cfr. Annual Merchandise Trade, Global Affairs Canada, Statisctics Canada, 6 febbraio 2020. [4] Cfr. Canada: Political Stability, The Global Economy.com. [5] Cfr. Canadian Economy & Political Stability, in Study Nova Scotia. [6] Cfr. Lo sciroppo d’acero: l’oro liquido canadese, Centro Studi Italia Canada, 23 aprile 2019. [7] La foglia d’acero, che compare al centro della bandiera, rappresenta il simbolo nazionale del Canada. [8] Cfr. K. N. Waltz, Teoria della politica internazionale, Il Mulino, Bologna, 1987. [9] Cfr. A. T. Mahan, The influence of sea power upon history, Little, Brown and Company, Boston, 1890. [10] Cfr. G. Friedman, The Canadian Geopolitical Dynamic, Geopolitical Futures, 25 febbraio 2020. [11] Popoli indigeni o autoctoni che non sono né Inuit né Métis (Meticci). In Canada infatti il termine “nativi americani” si riferisce generalmente agli indiani americani che vivono negli Stati Uniti. [12] Cfr. R. Schmunk, Supreme Court of Canada will not hear B.C. groups' challenges against Trans Mountain pipeline expansion, CBS News, 5 marzo 2020. [13] Cfr. D Healing, Trans Mountain pipeline expansion on schedule, on budget: CEO, The Canadian Press, 15 settembre 2020. [14] Cfr. Redazione, Court victory for disputed Trans Mountain pipeline project, BBC News, 4 febbraio 2020. [15] Cfr. G. Friedman, The Canadian Geopolitical Dynamic, op. cit. [16] Cfr. Ibid. [17] Il testo del referendum proponeva di fatto di trasformare il Québec in una nazione indipendente seppur attraverso un processo politico ed economico concordato con il governo centrale. [18] Il North American Aerospace Defense Command è una organizzazione congiunta tra Canada e Stati Uniti, che fornisce un quadro di insieme sulla situazione (natura, posizione, direzione e velocità) di ogni oggetto volante nell'ambito aerospaziale del Nord America. [19] Il Canada rappresenta il secondo partner commerciale per volume di scambi con gli USA dopo la Cina e il primo Paese importatore di beni statunitensi al mondo. [20] Cfr. G. Friedman, The Canadian Geopolitical Dynamic, op. cit.

Bibliografia/Sitografia


· G. Friedman, The Canadian Geopolitical Dynamic, Geopolitical Futures, 25 febbraio 2020.

· D. Healing, Trans Mountain pipeline expansion on schedule, on budget: CEO, The Canadian Press, 15 settembre 2020.

· A. T. Mahan, The influence of sea power upon history, Little, Brown and Company, Boston, 1890.

· Redazione, Annual Merchandise Trade, Global Affairs Canada, Statisctics Canada, 6 febbraio 2020.

· Redazione, Canada: Political Stability, The Global Economy.com.

· Redazione, Canadian Economy & Political Stability, in Study Nova Scotia.

· Redazione, Court victory for disputed Trans Mountain pipeline project, BBC News, 4 febbraio 2020.

· Redazione, Lo sciroppo d’acero: l’oro liquido canadese, Centro Studi Italia Canada, 23 aprile 2019.

· K. N. Waltz, Teoria della politica internazionale, Il Mulino, Bologna, 1987.

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