top of page

L’involuzione digitale della nostra società.

Aggiornamento: 1 nov 2020

Come le fake news influenzano la Politica Estera



La rivoluzione digitale che, dall’inizio del 21° secolo, ha portato la nostra società ad essere sempre più connessa e digitalizzata, ha probabilmente segnato il più grande impatto nella storia dell’umanità. La possibilità di accedere ad un quantitativo quasi illimitato di informazioni, provenienti da qualsiasi parte del mondo, ha fatto sì che si raggiungessero livelli di divulgazione e condivisione prima inimmaginabili. Questo grado di interconnessione, nonostante gli indubbi vantaggi che ha comportato, ha creato ex novo pericoli che, sebbene possano sembrare di secondaria importanza, in realtà si rivelano, nella pratica, delle vere e proprie armi. Stiamo assistendo ad una produzione decisamente importante di fake news, sia da parte di privati che, soprattutto, governi ed esponenti politici, che focalizzano in toto le loro campagne divulgative sulla produzione di queste. L’utilizzo degli strumenti della comunicazione, della propaganda e della manipolazione delle informazioni da parte di questi, per orientare opinioni e consensi, non è un fenomeno inedito. Recentemente, il tema dell’uso strumentale dell’informazione è balzato agli onori della cronaca internazionale, soprattutto a seguito dello scoppio della pandemia da SARS-CoV-2. L’evoluzione e la diffusione dei nuovi media ha indubbiamente favorito la rapida divulgazione delle notizie, ma la verifica della loro attendibilità è un compito spesso lasciato in secondo piano. Ciò che rende altamente pericolose queste false divulgazioni, risiede nel tipo di contenuti che vengono condivisi, molto variegati, la quale identificazione dei loro responsabili risulta sempre più difficile. Per descrivere questo fenomeno, è stata coniata una nuova espressione, "post–verità"[1], concetto che descrive il propagarsi di fake news o la loro costruzione ad arte, che ha il compito di influenzare una parte dell’opinione pubblica. Questa tendenza è riscontrabile in tutto il mondo, ed ha avuto una forte spinta specialmente a partire dal 2016, con le campagne a favore del “Leave” in occasione del referendum sulla Brexit nel Regno Unito e a seguito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Nel corso di quasi quattro anni, l’intensità di questo fenomeno è fortemente aumentata, soprattutto nel nostro paese, dove sistematiche campagne sono state organizzate da parte di partiti populisti soprattutto sulla questione dei fenomeni migratori. Oggi, si contano più di mezzo milione di persone coinvolte e una serie di account che, su Twitter, propagano disinformazione in maniera seriale fra Francia, Italia e Germania.

NewsGuard, l’azienda americana che censisce e analizza i siti di informazione, stabilendone il grado di affidabilità, ha rintracciato sedici account “super diffusori” di fake news sul coronavirus, cinque dei quali sono italiani, con una platea di persone stimata in circa 616.600 persone. Nel mirino non soltanto notizie relativa all’attuale pandemia in corso, ma anche eventi passati (Il sito tedesco Compact-Magazin pubblicò teorie del complotto sull'11 settembre) o conflitti (è il caso dell’associazione politica francese “Egalite Et Reconciliation”, di estrema destra, che condivise disinformazione sulla guerra civile in Siria). Il panorama nostrano non fa eccezione, al contrario si configura come uno dei più attivi nel contesto europeo ed internazionale. Tra i più “noti” è possibile individuare Alessandro Meluzzi, membro di Fratelli d’Italia, con all’attivo oltre 70 mila “seguaci”, famoso per aver diffuso fake news sul Covid-19 e, ancor prima, per aver sostenuto teorie No-Vax. Gli fa eco Patrizia Rametta, coordinatrice regionale della Lega in Sicilia con 37mila fedeli, la quale sostiene che il filantropo Bill Gates abbia il brevetto del SARS-CoV-2 già da prima della pandemia. Infine, Elio Lannutti, senatore del Movimento 5 Stelle, 24 mila follower e la certezza che “la vitamina C per via endovenosa può aiutare a curare la polmonite e prevenire la replicazione virale[2].

Ciò che più colpisce è, sicuramente, il fatto che queste persone facciano parte dell’élite politica alla guida del paese, e che il maggior partito politico, secondo i sondaggi, in Italia attualmente annoveri tra le sue file una sostenuta quantità di questi personaggi[3]. Tutto ciò, oltre che creare evidenti problemi dal punto di vista della politica interna[4], ne crea di ancor più ampi relativamente a quella estera, sia lato credibilità, sia nei rapporti con i nostri partner europei. Sebbene non fosse pensabile ad inizio secolo una problematica di questo tipo, la questione del discernere tra ciò che è vero e ciò che non lo è, oggi, è di primaria importanza.

Il caso russo, la diffusione di fake news come strumento di politica estera

L’esempio russo è rilevante sia per gli effetti sullo scacchiere internazionale ed europeo, sia per le novità che ha introdotto. È doveroso sottolineare come questo strumento sia stato sottovalutato nelle analisi dei “political scientists” occidentali. È un paradosso, se si pensa a quante e quali tecniche siano state sviluppate nel periodo sovietico in tema di disinformazione, propaganda, operazioni coperte e disorientanti, alterazione della storia, discredito nei confronti di nemici, costruzione di falsi dossier, e sulle quali si è formata l’attuale élite. Le tecniche di Information Warfare sono state perfezionate e moltiplicate, con i nuovi media che hanno fornito formidabili strumenti per la potenza euro-asiatica, che non agisce solo per consolidare un proprio soft power, ma utilizza i metodi della “strategia indiretta”, trasformata in agitazione politica e ricerca di supporter riuniti in network per l’influenza e l’azione politica, soprattutto in Occidente[5]. Gli strumenti vanno dall’uso di media tradizionali, alla creazione di canali televisivi all’estero, all’utilizzo di internet con interi uffici dedicati alla disinformazione e all’orientamento dell’opinione pubblica e dei governi, di vere e proprie “troll factories” che agiscono con centinaia di addetti nei social media, nei blog e nei forum, diffondendo commenti pilotati, false informazioni e utilizzando le tecniche più sofisticate della guerra psicologica. Tutto questo senza abbandonare le tradizionali pubblicazioni disorientanti, basate su documenti artefatti, presentati parzialmente o sulla de-contestualizzazione storica. Il discredito, l’inganno degli oppositori e il disorientamento dell’opinione pubblica sono una routine. Altri elementi imprescindibili sono la creazione di “distrazioni”[6], l’invio ai nemici di una grande quantità di informazioni contraddittorie, l’esaurimento delle forze, l’inganno, il divide et impera, inducendo fratture nel campo avverso[7], la deterrenza, creando l’impressione di un’insormontabile superiorità, la provocazione e la suggestione, offrendo informazioni che colpiscano la legalità, moralità, ideologia o i valori del nemico[8]. Si fa poi uso del discredito di interi paesi o classi politiche agli occhi della popolazione o dell’opinione pubblica internazionale mediante tesi complottiste. Tutti questi metodi fanno parte della strategia del “conflitto non-lineare”[9], nel quale sopravvivono i concetti militari dell’era sovietica: denial (blocco di informazioni utilizzabili dall’avversario), deception (sforzi per ingannare), distraction e disinformation (Volkov), talmente importanti da essere considerati come strumenti non-militari di importanza superiore rispetto a quelli militari tradizionali. Tutto questo costrutto ha come finalità, anzitutto, il dichiarato contrasto al soft power occidentale, a sua volta considerato come guerra non lineare, e alle sue mire di destabilizzazione dello Stato russo[10], nonché del suo “cortile di casa”.

Sebbene l’uso della propaganda a fini di politica estera non sia una prerogativa della Russia di Putin, gli strumenti e i metodi usati per conseguire precise finalità di politica estera ne fanno un utilizzo fra i più efficaci al mondo. Il suo uso non può essere ridotto al soft power, dato che risponde a frequenti strategie offensive, con metodi consolidati, che possono causare o intensificare conflitti e divisioni fra istituzioni e raggruppamenti politici, ma anche giustificare ex-post violenze, guerre o interventi militari.

Cina, Attore affidabile?

La Russia, tuttavia, non è l’unico attore che fa uso su larga scala di fake news. Ad essa si affianca la Cina, la quale utilizza la stessa strategia di hybrid warfare precedentemente citata già da anni. Recentemente, a causa della pandemia da Covid-19, la macchina propagandistica del Partito Comunista Cinese si è prontamente avviata per cercare di arginare gli ingenti danni d’immagine che il virus ha provocato a Pechino, accusato di non aver comunicato per tempo le dimensioni del pericolo. In aggiunta, si può osservare come sia stato tentato un importante scaricabarile, soprattutto nei confronti degli Stati Uniti che, per primi, avevano apertamente puntato il dito contro il colosso asiatico. Recentemente, a seguito della pubblicazione del rapporto sulla disinformazione relativamente al Covid-19, da parte del Servizio Europeo per l’Azione Esterna, il New York Times ha sollevato forti accuse, affermando che questo rapporto sia stato volutamente “ammorbidito” da parte della SEAE. Secondo la testata americana, il rapporto sarebbe stato addolcito a seguito dell’espressione di preoccupazione da parte del governo di Pechino[11]. Benché l’Alto Rappresentante per la Politica Estera e di sicurezza Borrell si sia attenuto alla linea comunicata dal suo portavoce Peter Stano, quella dell’indipendenza[12], ciò che rende rilevante l’accaduto, ancor più dell’accusa del Times, è il tentativo di ingerenza cinese negli affari dell’Unione. Secondo il documento pubblicato sul sito EUvsDisinfo, contenente il monitoraggio della disinformazione in Europa e nei paesi partner, relativamente al periodo 2-22 aprile 2020, riassume e analizza il flusso di informazioni disponibili al pubblico sulla pandemia e continua a rilevare una “spinta continua da parte di alcuni attori, tra cui anche Cina, a deviare qualsiasi colpa per lo scoppio della pandemia”, evidenziando invece l’assistenza fornita a molti paesi europei, come l’Italia. Nel rapporto si legge, inoltre, che, nonostante il loro impatto potenzialmente grave sulla salute pubblica, “fonti ufficiali e altrettante sostenute da vari governi, tra cui Russia e Cina, hanno continuato diffondere narrazioni fuorvianti sia presso l’UE che nel vicinato più ampio”. L’obiettivo primario di questo tipo di narrazione manipolativa dell’emergenza sanitaria in atto, potenzialmente dannosa per la salute pubblica di tutti, è quello di minare la credibilità dell’Unione europea come attore politico globale, a discapito di altre potenze emergenti. Bufale e fake news alimentano la sfiducia della popolazione nelle capacità delle istituzioni democratiche europee di fornire una risposta adeguata alla crisi in atto, e questo può essere chiaramente osservato anche nelle varie reazioni che i partiti euroscettici stanno avendo alle misure che l’Unione ha introdotto contro la pandemia.

Conclusioni

La creazione e la diffusione di fake news ha, in sintesi, un solo obiettivo: gettare discredito sulle istituzioni democratiche e alimentare la sfiducia dei cittadini rispetto al governo dei vari paesi. Se i social media hanno sì trasformato il potenziale dei singoli cittadini di informarsi e organizzare l’azione politica, hanno contemporaneamente alimentato la possibilità di un nuovo tipo di propaganda capace di sfidare le fonti ufficiali, raggiungendo un pubblico più ampio rispetto al passato. Tralasciando i reali o presunti programmi di propaganda provenienti dalla Russia, l’opinione pubblica europea appare oggi vulnerabile agli attacchi esterni, soprattutto tramite il mezzo informatico[13]. Le possibilità di mobilitare le forze sociali influenzando la governance dentro e tra le nazioni sono aumentate con la globalizzazione. Oggi ci appare più evidente che se la verità è messa in discussione, allora si rafforzano i centri di potere capaci di creare contenuti manipolati per ottenere vantaggi nel mondo globalizzato. Il nazional-sovranismo del "prima gli Italiani" gioca la carta delle emozioni. Ma le ricette sovraniste hanno come unico sbocco il disastro economico, l'aggravamento delle diseguaglianze e, soprattutto, l'irrilevanza nei negoziati in cui si ridisegnerà il sistema cooperativo internazionale. Il rilancio tanto del lavoro, quanto della nostra politica estera va di pari passo non solo con l’Unione Europea, ma anche con la nostra capacità di guardare allo sviluppo delle aree del mondo per noi prioritarie[14]. È quantomai necessario puntare, anzitutto, sull’epurazione sia della nostra politica interna che estera dalle fake news che ci attanagliano e, secondariamente, organizzare una risposta comunitaria in grado di contrastare efficacemente quelli che, di fatto, sono veri e propri attacchi a ciò che è stato duramente raggiunto e conquistato negli ultimi decenni.


Note [1] Concetto secondo il quale la notizia viene percepita e accettata come vera dal pubblico sulla base di emozioni e sensazioni, senza alcuna analisi concreta della effettiva veridicità dei fatti raccontati. I fatti oggettivi sono meno influenti nel formare l'opinione pubblica rispetto ad appelli ad emozioni e convinzioni personali. [2] Si veda questo link. [3] Lo stesso segretario federale ha espresso tendenze di questo tipo: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/02/12/salvini-e-il-piano-kalergi-cosi-la-bufala-cospirazionista-e-diventata-dottrina-di-governo/4153888/ [4] In quanto creazione di contenuti manipolati al fine di indurre in errore altre persone per ottenere un vantaggio, rappresentano una vera e propria falsificazione della verità 5] Senza dimenticare le Repubbliche ex sovietiche indipendenti [6] Minacce immaginarie per fornire obiettivi inconsistenti e indurre la paralisi [7] (UE, NATO, partiti politici o coalizioni, anche mediante finanziamenti selettivi per influenzare elezioni e durante cicli elettorali) [8] Un chiaro esempio è la “guerra culturale” fra “valori tradizionali cristiani” e “liberalismo” occidentale [9] La dottrina Gerasimov, anche conosciuta come Hybrid Warfare [10] Questo soprattutto a seguito della continua e perpetua espansione dell’influenza della NATO verso i confini di Mosca [11] La Cina ha espresso una serie di preoccupazioni circa il contenuto del rapporto e sul suo coinvolgimento nella diffusione di fake news e informazioni fuorvianti sul Coronavirus in Europa dopo una prima “fuga di notizie” e la pubblicazione di un documento destinato ad esclusivo uso interno. [12] Di seguito le sue parole:” Siamo un servizio diplomatico e dunque non possiamo piegarci a pressioni politiche esterne” [13] L’Unione europea e gli Stati membri sono, oggi, impegnati a combattere varie minacce informatiche, che hanno subìto un repentino aumento da quando il Coronavirus si è diffuso. Dall’inizio della pandemia, sono state rilevate significative campagne di distribuzione di phishing e malware, attività di scansione e attacchi DDoS (Distributed Denial of Service), alcuni dei quali aventi come obiettivo le infrastrutture essenziali per gestire questa crisi. [14] Leggasi Mediterraneo allargato come snodo produttivo-logistico e ponte tra Africa ed Europa. Riferimenti

176 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page