top of page

Il valore economico e sociale delle rimesse

Aggiornamento: 14 nov 2020

1. Introduzione


Emigrare da contesti di povertà, conflitto e iniquità sociale, non è mai una libera scelta, ma un’opzione dettata dall’esigenza di fuggire da situazioni di grave difficoltà, alla ricerca di condizioni di vita migliori che permettano di contribuire anche alle necessità di chi è rimasto in patria.

A partire dagli anni Novanta non è più possibile pensare le migrazioni come movimenti unidirezionali con un punto di partenza e uno di arrivo. Si è andata gradualmente imponendo una visione di movimento pluridirezionale non solo di persone, ma anche di immagini, rappresentazioni, beni e capitali. L’emigrazione non genera soltanto ritorni economici, ma un più ampio spettro di “rimesse sociali”: idee, comportamenti, identità e capitale sociale, che fluiscono dalle comunità dei paesi di destinazione a quelli di origine.


Le rimesse - le somme di denaro inviato alle famiglie d’origine - rappresentano una delle manifestazioni del transnazionalismo[1] dei migranti che, contemporaneamente, integrano e frammentano relazioni sia all’interno sia all’esterno dei confini territoriali. L’immigrato mantiene generalmente un forte legame con il paese d’origine che si esprime nell'ambito di una relazione sociale a distanza, diventando un ponte tra due (o più) realtà.

In questa prospettiva, una dimensione centrale nel legame transnazionale riguarda l’invio di denaro a familiari, amici e comunità d’origine. L'aiuto materiale, vale a dire il denaro che risparmia e invia ai propri familiari per provvedere alle loro condizioni di vita, costituisce una delle modalità in cui si manifesta il rapporto di reciprocità con il paese d’origine.


2. La rilevanza macroeconomica delle rimesse


Se un tempo le rimesse degli emigranti erano considerate una “Cenerentola” nel paradigma dello sviluppo economico, oggi hanno assunto un ruolo sempre più importante per le economie di molti paesi in via di sviluppo (PVS), contribuendo alla crescita economica e al sostentamento di ampie fasce di popolazione. Le rimesse forniscono un fondamentale apporto finanziario che, oltre a essere una fonte primaria di reddito per le famiglie, costituisce una leva per la crescita degli investimenti riducendo la percentuale di debito pubblico.

Il grande contributo di questi trasferimenti per la crescita dei Paesi più economicamente fragili è stato riconosciuto anche dalle Nazioni Unite, che hanno inserito tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030 anche l’aumento del volume delle rimesse (SDG 17.3.2) e la riduzione dei loro costi (SDG 10.c.1).


Negli ultimi cinque anni, il flusso globale di rimesse verso i paesi a basso e medio reddito ha oltrepassato il mezzo miliardo di dollari, superando di circa quattro volte gli aiuti pubblici allo sviluppo (APS), cioè quell’insieme di risorse pubbliche impiegate in attività e progetti di cooperazione con PVS, attestandosi attorno ai 153 miliardi nel 2019.


Nello stesso anno le rimesse dei migranti verso il complesso dei PVS sono state pari a circa 554 miliardi di dollari.

In Italia, le rimesse di cittadini stranieri residenti sono in costante aumento, superando i 6 miliardi di euro per il 2019, il 4% in più rispetto all’anno precedente. Mediamente ciascun immigrato in Italia ha inviato in patria poco più di 1.200 euro l’anno. Caso a sé sono le rimesse dei bengalesi con oltre 6000 euro pro-capite inviati annualmente. La letteratura sul tema non spiega questo boom di rimesse verso il Bangladesh. Oltre ad uno spiccato spirito imprenditoriale - si veda il fiorire di minimarket bengalesi 24/7 - e solidale tra connazionali, il dato può essere ricondotto al grande afflusso di immigrati bengalesi giunti Italia dal 2014 ad oggi (circa 30.000).

Per avere un’idea dell’impatto macroeconomico delle rimesse, basta considerare il rapporto tra il flusso delle rimesse che proviene dalle economie avanzate e la dimensione dell’economia nazionale, misurata attraverso il PIL. Per alcuni paesi, le rimesse dalle economie avanzate rappresentano ormai una vera e propria linfa vitale: ben il 35% del PIL per il Kirghizistan, seguito da Tonga, Moldavia (33%), Tajikistan (31%), Haiti (20%), Nepal (29%).


Diversamente da altri flussi di capitali internazionali che hanno avuto un andamento altalenante, la crescita delle rimesse è stata fino ad oggi costante e ininterrotta.

Un loro aumento considerevole è stato osservato anche in occasione di severe crisi economiche e finanziarie in alcuni paesi; come in Indonesia nel 1997, in Ecuador nel 1999 e in Argentina nel 2001. Le dimensioni finora raggiunte dal fenomeno e la bassa tendenza a variazioni accentuate e imprevedibili, conferiscono ai flussi un ruolo assai importante per consentire ai PVS migliori e più stabili assetti macroeconomici.


3. Il ruolo delle rimesse


Le rimesse non rispondono solo alla finalità filantropica di aiutare chi è rimasto in patria. Si possono intrecciare a progetti di vita del migrante che spesso non pianifica un’emigrazione definitiva, ma potrebbe prevede un ritorno in patria destinando parte dei guadagni al proprio sostentamento dopo il ritorno nel paese d’origine.

La rimessa può inoltre assumere un carattere sociale attraverso il finanziamento di progetti di solidarietà rivolti alla comunità di origine, con un impatto diretto sul sistema locale. In questa direzione si collocano quelle iniziative che prevedono il coinvolgimento di rimesse e progetti imprenditoriali in chiave transnazionale come caposaldo di progetti di sviluppo nel paese d’origine.


Ma perché tutto questo ha interesse anche per i paesi di destinazione della migrazione internazionale?

I flussi di rimesse, soprattutto se canalizzati attraverso il sistema bancario, promuovono l’integrazione finanziaria, che a sua volta favorisce l’espansione e il consolidamento delle banche dei paesi ospitanti, oltre che lo sviluppo di un sistema bancario efficiente nei paesi di origine dei migranti. Studi economici sul tema hanno mostrato che, con le rimesse, e poi con il ritorno, si producono ricadute anche per i paesi di accoglienza. Non va poi sottovalutato il ruolo preventivo di queste, per cui un maggiore sviluppo nei paesi di origine è garanzia futura di minori flussi di immigrazione, perché più deboli saranno i fattori di spinta. Come riporta il Global Economic Prospect pubblicato dalla Banca Mondiale, le rimesse hanno un impatto positivo sullo sviluppo dei paesi riceventi in termini di formazione di capitale umano, educazione ed accesso a salute e servizi. L’invio di denaro costituisce dunque una vera e propria risorsa per promuovere progetti di carattere sociale, contribuendo alla creazione di un ambiente più sostenibile che va a contrastare alcune di quelle cause che spingono a lasciare la propria terra.


4. Ripercussioni del COVID-19


L’attuale pandemia di COVID-19 sta assestando un grave colpo alle economie in via di sviluppo. Le più recenti stime sull’andamento delle rimesse su scala mondiale pubblicate dalla Banca mondiale indicano che a causa della crisi economica indotta dalla pandemia di Covid-19, i flussi globali di rimesse verso i PVS dovrebbero diminuire di circa il 20%, passando da 554 miliardi di dollari nel 2019 a 445 miliardi nel 2020.


L’impatto della pandemia da coronavirus sui flussi di rimesse è duplice. Da un lato, la contrazione della crescita nei Paesi di accoglienza determina una riduzione del livello di occupazione e degli stipendi dei lavoratori immigrati, in genere i più esposti alle fluttuazioni economiche. Dall’altro, il lockdown e le restrizioni agli spostamenti ostacolano l’attività degli operatori per il trasferimento di denaro, che spesso richiedono la presenza fisica del cliente per avviare la procedura.


Una possibile soluzione, in questo senso, potrebbe essere il ricorso ai servizi digitali, che ad oggi riguardano solo il 15-20% dei trasferimenti. L’ostacolo maggiore è dato dalla difficoltà per le famiglie più povere di accedere a strumenti quali conti online, carte di pagamento o altri strumenti finanziari virtuali.

La Banca Mondiale prevede che, nonostante il marcato declino attuale, l’importanza dei flussi di rimesse come fonte di finanziamento per i Paesi a basso e medio reddito continuerà ad aumentare. Il crollo degli investimenti diretti esteri, infatti, sarà ancora più drammatico in conseguenza delle limitazioni agli spostamenti e delle incertezze nel commercio internazionale e nei mercati finanziari.


È dunque essenziale sostenere e potenziare le infrastrutture per le rimesse, accelerando il processo di digitalizzazione già in atto e stimolando la competizione in tutti i canali di trasferimento del denaro al fine di ridurre i costi di transazione. Per raggiungere questo obiettivo, sarà necessario garantire l’educazione e l’inclusione finanziaria anche nei contesti più poveri: la posta in gioco è l’autonomia economica di milioni di famiglie nei Paesi in via di sviluppo.


5. Conclusioni


Oggi più che mai, le migrazioni internazionali dimostrano che è possibile mantenere contatti e legami tra Paesi e connazionali, nonostante le distanze geografiche.

Il ruolo degli organismi sovranazionali risulta centrale nel sostenere e riconoscere un legame tra migrazione e sviluppo, diversamente recepito dai diversi governi nazionali, e nel dare impulso a iniziative globali rivolte alla valorizzazione delle rimesse, con effetti diretti o indiretti di sviluppo nei paesi d’origine.


La pandemia di Covid-19 rende paradossalmente più necessari gli immigrati in Europa – per la sanità, i lavori di cura domiciliare, e l’agricoltura anzitutto – ma può alimentare atteggiamenti xenofobi e discriminatori ai danni dei migranti nel contesto di una crisi acuta dell’economia. Allo stesso modo, nei paesi di origine dei migranti internazionali provenienti da paesi in via di sviluppo, alla crisi economica interna rischia di aggiungersi una diminuzione netta di aiuti pubblici allo sviluppo, investimenti diretti esteri e rimesse dei migranti che risiedono in paesi come quelli europei.

[1] Nei migration studies, con “transnazionalismo” si indica il processo attraverso il quale i migranti tessono reti e mantengono relazioni sociali, economiche, culturali e politiche che, collegando le loro società origine a quelle d’approdo, attraversano i confini nazionali.

Bibliografia/Sitografia





(scarica l'analisi in PDF)

Il valore economico e sociale delle rime
.
Download • 460KB

687 visualizzazioni0 commenti
bottom of page