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Il ruolo statunitense nel mercato del gas naturale

Aggiornamento: 3 feb 2022

Nave metaniera per LNG nei Paesi Bassi (Khrone)

1. Un “soccorso interessato”


Pochi giorni prima di Natale, l’agenzia di stampa internazionale Bloomberg ha comunicato che, su circa 76 navi cargo statunitensi contenenti Gas Naturale Liquefatto (Liquefied Natural Gas, LNG) 10 avevano dichiarato destinazioni europee, per un totale di 1,6 milioni di metri cubi di combustibile. Oltre a questi carichi accertati, almeno altre 20 navi metaniere, contenenti complessivamente 3,3 milioni di metri cubi di LNG erano, invece, state localizzate nell’Oceano Atlantico, apparentemente in rotta verso il continente europeo.


Ad attrarre gli esportatori USA verso il Vecchio Continente è stato il livello di prezzo particolarmente elevato raggiunto da questa commodity durante la settimana natalizia. L’escalation delle quotazioni durante questo inverno sembrerebbe essere stata motivata dal combinato disposto di diversi fattori sia contingenti sia macroscopici, tra cui:

  1. un aumento generalizzato della domanda a seguito della ripresa post Covid (riduzione della domanda nel 2020 e conseguente rimbalzo nel 2021);

  2. la generale dipendenza dell’Europa dalle importazioni;

  3. la chiusura di due reattori nucleari da 900 MW nella centrale di Fessenheim in Francia nel 2020;

  4. un periodo di scarsa produzione nei parchi eolici dell’Europa settentrionale e centrale;

  5. l’irrigidimento delle temperature;

  6. l’incertezza sull’approvvigionamento dalla Russia (aumento dei flussi di gas non proporzionale alla domanda europea).

Ad eccezione di quest’ultimo punto, il “soccorso interessato” degli esportatori nordamericani sembrerebbe essere stato dettato da valutazioni prettamente economiche basate su una logica di profitto momentanea. In tal senso, infatti, il prevedibile calo sul mercato spot (con consegna fisica) del prezzo del gas naturale, conseguente all’arrivo degli approvvigionamenti di LNG dagli USA, potrebbe limitare il ripetersi di operazioni di questo tipo nell’immediato futuro.


In realtà, i fenomeni economici sono generalmente collegati a molteplici fattori e tendono a seguire modelli più o meno accurati, pur senza mai replicarli pedissequamente. Per questi motivi con una spiegazione eccessivamente semplificata si rischia di incorrere in errori di valutazione. Motivo per cui la prudenza è d’obbligo.


Dato che le oscillazioni di prezzo sono causate dal vasto insieme di variabili che influenzano gli operatori, così come l’apprezzamento del gas è forse stato determinato - tra gli altri - dai punti elencati precedentemente, allo stesso modo, il suo deprezzamento potrebbe essere stato causato da diversi elementi, tra cui:

  1. una maggiore disponibilità momentanea della materia prima;

  2. l’innalzamento delle temperature (punto 5);

  3. la ripresa della produzione di energia eolica in Germania (punto 4).

Dato che le previsioni meteorologiche non indicano drastici cali delle temperature nel gennaio 2022, al momento alcuni analisti non prevedono un imminente nuovo rialzo dei futures[1] sul gas naturale in Europa (e di conseguenza anche nel mercato USA).


2. Produzione USA di LNG


Gli Stati Uniti sono considerati un attore relativamente recente nel mercato globale del gas naturale, dato che prima degli anni Duemila la produzione nazionale di gas era principalmente destinata a servire il mercato domestico. Dopo il 2000, la produzione di gas naturale negli USA ha ripreso a salire, grazie all’implementazione di nuove tecnologie (perforazione orizzontale, fratturazione idraulica) che hanno permesso di accedere a giacimenti non convenzionali che prima avrebbero comportato costi di estrazione troppo elevati[2].


Grazie alle nuove tecniche, le aziende estrattrici e distributrici nordamericane hanno reso gli Stati Uniti un esportatore netto di gas naturale. Oggi, una volta soddisfatto il mercato interno, questa materia prima viene quindi distribuita verso il Messico e il Canada orientale attraverso gasdotti e poi nel resto del mondo sotto forma di LNG.










Produzione ed esportazione USA di gas naturale dal 2000 (ISPI/United States Energy Information Administration)


Gli investimenti su vasta scala in impianti di liquefazione del gas naturale hanno permesso di intercettare la domanda in diversi luoghi del mondo (soprattutto in Asia), anche attraverso una forma contrattuale flessibile e meno vincolante, in quanto non legata alla costruzione di infrastrutture permanenti (gasdotti) e a volumi minimi di acquisto prefissati.


Seguendo l’esempio delle aziende nordamericane, diverse altre società hanno cominciato a investire in LNG, specialmente in Qatar e nel Medio Oriente. Come risultato il mercato del LNG è diventato più competitivo e trasparente per via dell’adozione sempre più diffusa di contratti commerciali meno rigidi.


Nel frattempo, gli Stati Uniti sono diventati il principale Paese produttore di gas naturale (davanti alla Russia), nonostante si trovino al quinto posto (report BP del 2020) per riserve documentate:

  1. Russia, 37,4 triliardi di metri cubi (19,9% del totale mondiale);

  2. Iran, 32,1 triliardi di metri cubi (17,1% del totale mondiale);

  3. Qatar, 24,7 triliardi di metri cubi (13,1% del totale mondiale);

  4. Turkmenistan, 13,6 triliardi di metri cubi (7,2% del totale mondiale);

  5. Stati Uniti, 12,6 triliardi di metri cubi (6,7% del totale mondiale).

3. Panorama geopolitico


Prendendo in considerazione i dati sulla produzione, invece, gli Stati Uniti risultano - come anticipato - saldamente al primo posto da ormai un decennio (report BP del 2020):

  1. Stati Uniti, 914,6 miliardi di metri cubi;

  2. Russia, 638,5 miliardi di metri cubi;

  3. Iran, 250,8 miliardi di metri cubi;

  4. Cina, 194 miliardi di metri cubi;

  5. Qatar, 171,3 miliardi di metri cubi;

  6. Canada, 165,2 miliardi di metri cubi;

  7. Australia, 142,5 miliardi di metri cubi;

  8. Arabia Saudita, 112,1 miliardi di metri cubi;

  9. Norvegia, 111,5 miliardi di metri cubi.

  10. Algeria, 81,5 miliardi di metri cubi.

Da questa top ten restano visibilmente esclusi i Paesi dell’Unione Europea, che attualmente è, invece, il più grande importatore mondiale.


Negli anni ’70 l’allora Comunità Europea iniziò a importare gas naturale dall’Unione Sovietica e oggi, invece, è la Federazione Russa il principale fornitore di gas dell’UE, oltre alla Norvegia, all’Algeria e al Qatar, quest’ultimo sottoforma di LNG. Nel corso degli anni, alcune controversie hanno riguardato le forniture russe (Crisi del Gas tra Russia e Ucraina del 2006 e 2009) e in quelle occasioni Mosca è stata accusata di utilizzare l’erogazione di gas come leva politica per favorire i propri interessi. In seguito a questi episodi l’UE ha cercato di muoversi nella direzione di una maggiore diversificazione del mercato per evitare un’eccessiva dipendenza dalla Russia, così come da qualsiasi altro attore, anche attraverso la costruzione di numerosi terminal LNG e di interconnettori per favorire il flusso di gas tra gli Stati membri.

Mappa delle infrastrutture di gas in Europa nel 2017 (European Parliament - EU)

Il secondo più grande importatore risulta essere, invece, la Cina. In proiezione futura però si prevede che quest’ultima aumenterà drasticamente le importazioni di gas naturale, che andranno a coprire una porzione sempre più considerevole dell’enorme mix energetico necessario per sostenere un’economia di dimensioni colossali in continua espansione. In previsione di questo, la Gazprom ha infatti realizzato il gasdotto Forza della Siberia, inaugurato il 2 dicembre 2019 alla presenza di Vladimir Putin e Xi Jinping. Il gas russo si aggiunge quindi a quello che Pechino importa da Kazakistan e Myanmar. La possibilità di importare il LNG americano aveva incontrato alcune difficoltà per via delle decise politiche sanzionatorie dell’amministrazione Trump. Ad ogni modo, il commercio di LNG attraverso la stipulazione di contratti di fornitura, potrebbe rappresentare in futuro uno strumento di riapertura e bilanciamento delle relazioni commerciali tra i due Paesi alternativo all’imposizione di sanzioni.

Mappa del gasdotto Gazprom Forza della Siberia (IHS Markit)

4. Conclusioni


Il gas naturale ha avuto un importante rilancio negli ultimi anni, grazie all’apporto delle nuove tecnologie (LNG e gas da argille) e oggi soddisfa circa un quarto del fabbisogno mondiale di energia. Oltre agli aspetti di rilevanza economica per i Paesi produttori anche la geopolitica esercita un notevole peso nelle decisioni alla base delle relazioni energetiche internazionali, determinate non più soltanto da logiche di fornitura ed equilibri regionali, ma inserite sempre di più in un mercato globale.


In Unione Europea le scorte irrisorie e la necessità autoimposta di decarbonizzare la propria economia potrebbero portare a un aumento ulteriore della domanda. Le crisi del gas con la Russia hanno spinto i Paesi membri a optare per una intelligente diversificazione delle forniture (terminal LNG, interconnettori), che garantendo una migliore concorrenza e un maggiore potere negoziale all’UE, potrebbe determinare, nel lungo periodo, una spinta al ribasso sul mercato del gas naturale.


Gli Stati Uniti, con il proprio settore di produzione di LNG in espansione (anche se attualmente terzi per produzione, dietro ad Australia e Qatar) possono ricoprire un ruolo decisivo nei prossimi anni. Non solo relativamente al mercato asiatico (con l’incognita cinese), principale area di vendita di LNG statunitense, ma anche su quello europeo.


Sicuramente le navi metaniere USA non potranno soddisfare però, l’intera domanda di gas del Vecchio Continente e, a quanto pare, questa non sembra nemmeno rappresentare l’ambizione di nessuna delle due parti, ma un sistema di approvvigionamenti strutturato potrebbe, invece, tutelare interessi economici e geopolitici, migliorando al contempo le relazioni atlantiche.


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Note


[1] Contratto a termine standardizzato che prevede l’acquisto a una scadenza e a un prezzo prefissati di una determinata attività sottostante (commodity, valuta, prodotto finanziario). Generalmente vengono utilizzati dagli operatori finanziari per finalità speculative (acquisto in caso di aspettativa al rialzo dell'attività sottostante; vendita in caso di aspettativa al ribasso) o di copertura (dai rischi delle oscillazioni di prezzo, attendendo la scadenza prevista per procedere all’acquisto/vendita dell’attività sottostante).


[2] Si tratta del cosiddetto gas da argille (impropriamente definito anche “gas di scisto”, dall’inglese “shalegas”) estratto direttamente dalle microporosità delle rocce in cui si trova intrappolato. In prossimità dei pozzi di produzione la roccia argillosa (naturalmente poco permeabile) viene resa maggiormente permeabile per mezzo di trattamenti artificiali inquinanti.


Bibliografia

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