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Il programma Tempest nella proiezione strategica italiana

Aggiornamento: 1 nov 2020

(di Alessandro Galbarini)

Oggi, in un mondo che non conosce guerre su scala mondiale da circa 75 anni, l’attenzione militare ha conosciuto un’imponente impennata verso l’alto. Dai sottomarini nucleari, killer silenziosi che vagano come squali pronti a sferrare l’attacco decisivo, alle portaerei, vere e proprie fortezze galleggianti, nel corso degli ultimi anni si è assistito a dei rinnovamenti importanti nella proiezione della potenza dei vari attori internazionali. Di recente, stessa sorte è toccata al settore militarmente più strategico e versatile, quello aeronautico, che consente un predominio strategico in grado di condizionare tutto il resto. Gli odierni velivoli sono veri e propri supercomputer con le ali, capaci di fare la differenza in un teatro di guerra, perché coniugano guerra convenzionale e cibernetica, della quale sono il massimo sviluppo. Se, fino all’entrata in gioco dell’Eurofighter negli anni ‘90, gli aerei da combattimento erano caratterizzati da tecnologie relativamente semplici, la quinta generazione, con caratteristiche stealth e apparati di bordo in grado di conferire superiorità informativa, rappresenta una sinergia perfetta tra sistemi analogici e digitali. Nonostante l’importante investimento americano negli F35, che garantiranno (assieme agli F22) un importante vantaggio militare agli Stati Uniti per almeno un altro decennio, per la sesta generazione gli Usa si stanno attrezzando con il programma Next Generation Air Dominance. Allo stesso modo, sia Cina che Russia, nonostante i ritardi relativi ai programmi di caccia di 5° generazione (ovvero i J20 e i SU57), hanno già avviato degli studi per dotarsi di questo tipo di tecnologia. In ambito europeo, Francia e Germania, in collaborazione con la Spagna, hanno deciso di avviare, con un investimento complessivo iniziale di circa 150 milioni di euro (versato in parti uguali da francesi e tedeschi) il programma FCAS (Future Combat Air System), escludendo il nostro paese. La nostra adesione al programma britannico Tempest si colloca in uno scenario sia strategico che di necessità, soprattutto perché, grazie a questa scelta, saremo in grado di giocare una partita vincente per la nostra proiezione industriale e militare a livello internazionale. Se, da una parte, la scelta italiana infligge un colpo importante all’integrazione degli armamenti in ambito europeo[1], peraltro fortemente voluta dal governo francese, dall’altra non solo ci permette di dotarci di una tecnologia che sembra decisamente più strutturata (il solo governo inglese ha stanziato 2 miliardi di sterline fino al 2025 come investimento iniziale), ma ci permette di approfondire ulteriormente le relazioni con Londra, con la quale condividiamo sia il Panavia Tornado, che gli F35.

In aggiunta, non è da sottovalutare la ricaduta che un settore come questo può avere in ambito civile, basti pensare agli stabilimenti come il Faco (Final Assembly and Check Out) di Cameri, gestito dalla Divisione Velivoli di Leonardo[2], che fanno parte del tessuto industriale italiano che porta lavoro sul territorio[3].

Il Progetto

Il progetto Tempest è considerato vitale per garantire il futuro del settore aereo da combattimento del Regno Unito[4]. Quando il progetto è stato lanciato, il governo ha dato la priorità ai partenariati internazionali sia per ridurre i costi che per aprire nuovi mercati di esportazione. Compito principale del nuovo caccia, la cui entrata in servizio è prevista per il 2035, sarà quello di sostituire l'Eurofighter Typhoon, che inizierà a ritirarsi dal servizio della Royal Air Force intorno al 2040, e completerà il jet da combattimento stealth F-35. Il principale obiettivo del consorzio, formato da BAE Systems, Rolls-Royce, Leonardo S.p.A. e MBDA, con la partecipazione del Ministero della Difesa britannico, è di sviluppare un sistema aereo da combattimento all'avanguardia, capace di includere innovativi sistemi d’arma (come, ad esempio, droni) in circa la metà dei 20 anni occorsi per portare il Typhoon dalla fase concettuale al servizio operativo. Scendendo più nel dettaglio, si osserva come MBDA[5] stia contribuendo a garantire che sistemi di armi innovativi integrino il design all’avanguardia e le nuove tecnologie della piattaforma. Questo accordo di collaborazione sta già dimostrando il potenziale per offrire miglioramenti delle capacità del futuro caccia. Nel campo della Sopravvivenza in Attacco e nel Controllo dell’Aria, lavorare a stretto contatto con Leonardo e BAE Systems ha portato MBDA a sviluppare un sistema di capacità difensive hard kill (HK-DAS) in grado di tracciare, colpire e intercettare i missili in arrivo contro il Tempest in ambienti ad alta minaccia. Sfruttando la comunanza, la modularità e il riutilizzo del concetto HK-DAS, il consorzio sta esplorando lo sviluppo di un micromissile aria-terra di forma ridotta e capacità scalabile, che migliorerà le prestazioni del Tempest nel ruolo di supporto aereo ravvicinato (CAS) e la persistenza in attacco. Inoltre, MBDA lavora anche sulle caratteristiche di Intelligence, Surveillance and Reconnaissance (ISR) con Leonardo e BAE Systems, in cui l’azienda missilistica europea sta lavorando per sfruttare effettori sulla rete di sensori migliorando il quadro di consapevolezza situazionale disponibile per i piloti. Questa crescente integrazione, assieme ai futuri armamenti destinati al caccia, su tutti i missili Meteor e la famiglia di armi SPEAR[6], andranno a creare un’architettura sinergica tra armamenti e piattaforma, per ottenere una significativa moltiplicazione della forza. Alla base di tutto questo lavoro c’è la sfida ai processi e alle tecnologie, per fornire un cambiamento radicale nel costo, nella lunghezza e nella complessità dell’integrazione delle armi. A queste notevoli caratteristiche, se ne aggiungono di ulteriori che caratterizzeranno i velivoli di sesta generazione, in particolare il Tempest. Oltre alle già citate capacità di condivisione e sinergia tra i vari velivoli, questi saranno in grado di contare su sistemi d’arma come vere e proprie flotte di droni o armi ad energia diretta (laser). Peculiarità sarà la possibilità di costruire queste piattaforme con capacità di volo autonomo, andando a creare dei veri e propri UCAV[7], caratteristica chiave soprattutto per la sicurezza sia dei civili che dei piloti stessi[8]. L’ingresso nel programma da parte della Svezia, con la firma del Memorandum of Understanding nel luglio scorso[9], ha ampliato notevolmente la capacità potenziale del progetto, soprattutto per lo sviluppo dell’avionica e delle strumentazioni da guerra elettronica, ramo in cui Saab è ai livelli più avanzati al mondo.

Il progetto FCAS e le difficoltà del rapporto tra i partner

A seguito dello stanziamento di 77,5 milioni di euro da parte del Bundestag per il progetto FCAS e con l’avvio del periodo di studio (che durerà un totale di 18 mesi) per arrivare a un dimostratore capace di volare nel giro di sei anni, può, di fatto, definirsi avviato il percorso del consorzio franco-tedesco con la Spagna che, nonostante sia parte attiva nel progetto, rimane al momento in disparte. Questo distaccamento di Madrid è da ricercare nella natura stessa del progetto, che nasce da un confronto tra Parigi e Berlino. Il progetto, la cui entrata in servizio è attualmente fissata per il 2040, nacque nel luglio del 2017 con una prima intesa tra Emmanuel Macron e Angela Merkel e vide nell’aprile 2018, un’unione di intenti tra Dassault e Airbus, con l’assegnazione da parte della Difesa di Parigi del primo contratto a febbraio 2019: 65 milioni di euro alle due aziende per la definizione dell’architettura generale e dell’organizzazione industriale del velivolo di nuova generazione. Nello stesso contesto, si ebbe la firma tra Safran ed MTU per collaborare sui motori. A seguito della manifestazione d’interesse spagnola nel luglio 2019, nonostante un’entusiasta accoglienza da parte di Macron relativamente all’ingresso ufficiale di Madrid nel progetto, Dassault e Airbus presentavano la proposta congiunta per la prima fase di sviluppo tecnologico dei dimostratori, marchiando, di fatto, il progetto come franco-tedesco. Con un investimento previsto 4 miliardi di euro nei prossimi sei anni, le due aziende di riferimento sopracitate, la francese Dassault Aviation e il colosso Airbus, faranno da apripista per la realizzazione del caccia, affiancate dalla tedesca MTU Aero Engines e la transalpina Safran per la parte motoristica, MBDA per la missilistica e l’altro big francese Thales per i sistemi. Anche al netto delle aziende spagnole, la divisione del lavoro pare già complessa. Se Dassault guiderà lo studio sul caccia, a cui secondo la stampa francese sono destinati ad ora 91 milioni, lo sviluppo del cuore del sistema, ovvero il velivolo principale, sarà gestito da Airbus, in qualità di main partner. Al contrario, Airbus sarà prime contractor (con MBDA main partner) per l’Unmanned systems Remote Carrier, ovvero l’insieme degli assetti a pilotaggio remoto che si muoveranno insieme al velivolo principale[10]. Airbus guiderà anche lo sviluppo dell’Air combat cloud (Acc) per la gestione in rete di tutto il sistema di sistemi, avvalendosi di Thales quale main partner e di 14,5 milioni. Sulla scia dell’intesa raggiunta già a inizio 2019, Safran e MTU hanno invece 18 milioni per lavorare sulla parte motoristica. Vi è poi un’altra aerea di sviluppo relativa all’ambiente di simulazione, che verrà sviluppata “congiuntamente” dalle aziende coinvolte. Restano fuori i sensori e le tecnologie stealth per la bassa osservabilità, su cui si prevede possa concentrarsi il contributo di Indra, azienda scelta da Madrid per guidare la compagine spagnola. Proprio su questo prosegue tuttavia il dibattito nella Penisola iberica, soprattutto relativamente a quale azienda debba spettare il ruolo di rappresentante. A tal proposito il numero uno di Airbus, Guillaume Faury, ha definito “un errore” la scelta del governo spagnolo di proporre Indra come capolista, invitando l’esecutivo a un ripensamento a favore di Airbus, ben radicata nel Paese. La risposta del presidente di Indra, Fernando Abril-Martorell, non si è fatta attendere, andando al contrario a definirla come una scelta “molto logica”, aggiungendo che “ogni altra opzione avrebbe il rischio di relegare l’industria spagnola a contributi a più basso valore aggiunto”.

Il progetto non è, comunque, esente da critiche. Proprio dal Parlamento tedesco sono arrivate, negli ultimi anni, le critiche più aspre al programma, soprattutto sul fronte dell’export, dove la linea francese si è spesso scontrata con la rigida cautela tedesca. Dubbi superati solo lo scorso ottobre, quando i due Capi di Stato hanno firmato la Dichiarazione di Tolosa, nella quale è presente un accordo giuridicamente vincolante sulle regole di controllo alle esportazioni di armi per programmi sviluppati congiuntamente. In aggiunta, sin dall’adesione al progetto, la Spagna ha fatto emergere a più riprese il timore di restare sempre un gradino indietro rispetto a Parigi e Berlino. L’industria spagnola entrerà a lavori di sviluppo già avviati, con un investimento iniziale di 45 milioni di euro, che è si importante, ma comunque inferiore rispetto a quello transalpino e tedesco. Questo malumore è alimentato dal fatto che, sul sito della Difesa francese, si legge ancora che il progetto è franco-tedesco “con l’adesione della Spagna”[11]. Un ruolo che da diversi osservatori iberici è ritenuto troppo marginale, nonostante il sottosegretario alla difesa spagnolo Ángel Olivares abbia firmato un accordo con gli omologhi francese e tedesco per la piena integrazione della Spagna e della sua industria nello sviluppo dello studio di concetto congiunto del velivolo.

Conclusioni

Il progetto Tempest si prospetta come uno dei più importanti ed ambiziosi che la nostra industria abbia mai affrontato, probabilmente superiore a quello che portò alla nascita dell’attuale Eurofighter Typhoon. Le caratteristiche future di questo caccia potrebbero dotare il nostro paese di una piattaforma estremamente duttile, con molteplici possibilità in territori ostili che sicuramente accresceranno la loro importanza nel futuro, come il Medioriente. In aggiunta, la possibilità di comandare sciami di droni e l’interconnessione tra i vari caccia, ci darebbe la possibilità di pattugliare infinitamente meglio quei lembi di Mediterraneo che, ad oggi, non ci è possibile sorvegliare correttamente. Questo ci darebbe un enorme vantaggio sia per quanto riguarda la sicurezza delle nostre coste, sia per il salvataggio di vite umane.

Se il beneficio dell’industria italiana nel progetto Tempest è indubbio, soprattutto a fronte del ritardo che la controparte FCAS ha già e per la sinergia che è presente tra l’apparato industriale nostrano e quello britannico, sorgono comunque alcuni dubbi. Già in passato la competizione tra tre velivoli caccia (Eurofighter, Grippen e Rafale) non ha prodotto economie di scala, ma attriti che hanno indebolito i partner europei in gioco. Se si vuole realizzare l’auspicio della nuova Commissione Europea, e l’ambizione di Macron di una difesa europea integrata, bisogna superare le competizioni tra gli stati membri, per non scatenare l’ennesima guerra interna all’Unione che vedrebbe i singoli Paese europei perdenti di fronte a colossi globali quali USA, Cina e Russia. A questo riguardo, solo la costruzione di una singola industria della difesa europea, potrà eliminare la concorrenza tra i singoli paesi europei favorendo la cooperazione.

Note [1] A tal proposito, l’Agenzia per la Difesa Europea sta spingendo affinché si realizzi un seppur minimo livello di convergenza tra i due programmi (Tempest e FCAS). [2] Uno dei partner lato italiano del progetto. [3] Nel caso di Cameri, circa 700 dipendenti del sito sono giovani e provengono, soprattutto, dagli Istituti superiori della zona. [4] Ambito che produce 6 miliardi di sterline all'anno, che ha costituito oltre l'80% delle esportazioni di difesa del paese negli ultimi dieci anni. [5] Il principale consorzio europeo costruttore di missili e tecnologie per la difesa. [6] Particolari armamenti dedicati alla guerra elettronica. [7] Unmanned Combat Aerial Vehicle. [8] Un singolo velivolo sarebbe in grado di colpire in maniera chirurgica un eventuale obiettivo, minimizzando i rischi di vittime civili, senza rischiare la vita dei piloti. [9] Da notare che, in realtà, la Svezia ha aderito al programma prima dell’Italia. [10] Con un budget di circa 19,5 milioni [11] https://www.defense.gouv.fr/salle-de-presse/communiques/communique-de-presse-du-ministere-des-armees4 Sitografia

https://formiche.net/2020/02/fcas-caccia-francia-germania-spagna/

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lambizioso_programma_tempest_per_un_caccia_di_sesta_generazione_accelerer_nel_2020/27922_32472/

https://formiche.net/2020/02/francia-germania-spagna-caccia-futuro/

https://www.analisidifesa.it/2019/09/litalia-aderisce-al-programma-britannico-per-il-caccia-tempest/

http://www.terzarepubblica.it/articoli/20191209-tempest-il-caccia-di-sesta-generazione/

https://formiche.net/2020/01/difesa-europea-tempest-elettronica/

https://www.defense.gouv.fr/salle-de-presse/communiques/communique-de-presse-du-ministere-des-armees4

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