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Il futuro prossimo del programma spaziale europeo

Aggiornamento: 4 ott 2021

Il 2021 sarà un anno di transizione per la politica spaziale europea, alle strette tra la crisi sanitaria ed economica e un settore spaziale che sta radicalmente cambiando.

La minore disponibilità di fondi, che ha costretto la Commissione Europea ad adottare un budget spaziale inferiore del previsto, e che, molto probabilmente, porterà l'ESA ad approvare un budget stagnante rispetto al 2020, si scontra con le necessità del mondo reale.


La sfida maggiore infatti riguarda la governance europea nello spazio, che interseca le necessità politiche impellenti dell'Unione Europea e il dialogo multilaterale tra i paesi membri dell'Agenzia Spaziale Europea e i loro partner esteri.


1. Il dilemma dell'autonomia europea


L'accesso libero allo spazio extra-atmosferico è considerato ormai un pilastro dell'autonomia strategica per i grandi stati. Questa realtà è condivisa dalla Commissione Europea, che da anni insiste nella necessità di sviluppare una serie di strumenti che consentano all'Unione Europea e ai suoi membri di accedere allo spazio senza dipendere da partner esterni.

La competenza della Commissione nella definizione di una politica spaziale comune risale al Trattato di Lisbona e entrato in vigore nel 2009, che permette all'Unione di intraprendere iniziative in campo scientifico e di ricerca[1].

La strettissima cooperazione tra ESA e UE, rafforzata nel 2007 dalla creazione di una European Space Policy[2], pone l'autonomia e la sovranità europea come obiettivo principale della Space Policy continentale.


Le spinte principali di questa iniziativa non sono solo la crescita economica e scientifica dei paesi sviluppati, ma anche le possibilità strategiche permesse dall'accesso privilegiato allo spazio. I progetti europei approvati e sviluppati nel corso di questi anni rispondono, in gran parte, alla esigenza di stabilire


infrastrutture, sia satellitari che di lancio, indipendenti dal potere politico-militare estero.

In questa ottica va visto il forte investimento nel settore da parte dei governi europei negli ultimi anni, così come più volte ribadito. Durante la recente 13esima Conferenza Spaziale Europea il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha ribadito questi concetti:


“Infine, l'Unione europea intende rafforzarsi nel suo complesso – e non solo come la somma dei singoli paesi – per difendere meglio i nostri valori e interessi a livello mondiale. Ciò significa conseguire una maggiore autonomia strategica, diminuire la dipendenza e aumentare l'influenza; significa promuovere la cooperazione multilaterale per un mondo più aperto e più equo, abbandonando ogni ingenuità. Significa ventisette paesi uniti a sostegno di una serie di obiettivi chiari.[3]


Considerare quindi l'impulso all'autonomia europea come mero strumento economico a favore delle aziende del continente è quindi una visione limitata. Secondo Michel, autonomia strategica e autonomia economica sono egualmente importanti per il futuro politico e strategico dell'Unione.

La trasformazione del settore spaziale da avanguardia della ricerca scientifica a mezzo di contesa internazionale è inevitabile agli occhi dei policy makers europei, come già ribadito nel 2007[4], ed è evidente che lo stesso trend stia attraversando tutti i grandi paesi competitor.


Lo strumento principale per conseguire l'autonomia è privarsi della dipendenza tecnologica che la filiera produttiva europea possiede nei confronti di stati e aziende straniere:


The most glaring example of European technological dependence is the number of foreign EEE components utilized in European satellites: the European Space Technology Master Plan (ESTMP) reports that “on a typical ESA satellite programme more than half of the EEE component procurement costs are still associated to components procured from outside Europe”[5]


2. Il programma spaziale dell'Unione Europea


Lo sviluppo del programma spaziale europeo nel periodo della Programmazione 2021-2027 si articola su piani differenti. I pilastri della strategia spaziale europea sono tre:[6]


– Massimizzare l'integrazione del settore spazio nella società e nell'economia europea

– Promuovere un settore spaziale europeo competitivo

– Assicurare l'autonomia europea nell'accesso allo spazio


Gli obiettivi saranno perseguiti tramite la sempre più profonda e stretta collaborazione con l'ESA e con i grandi attori privati europei. La ricaduta tecnologica ed economica dei programmi, sia scientifici che infrastrutturali, sarà suddivisa, nel caso di ESA, il più equamente possibile tra gli stati membri dell'Agenzia, mentre i programmi della Commissione non rispondono a questa logica di redistribuzione del beneficio, avendo obiettivi differenti.


3. I programmi previsti dalla Commissione


Innanzitutto, il GNSS con sede a Praga verrà riformato nella Agenzia per il Programma Spaziale, assegnando nuovi compiti alla riformata agenzia.[7]


I progetti Galileo, Copernicus e EGNOS, in collaborazione con ESA, sono le flagship della policy spaziale europea. Avviati già con la programmazione 2014-2020, sono i focus principali della programmazione 2021-2027 in fase di definizione. Il budget sembrerebbe ammontare ad almeno 13.2 miliardi di euro per i prossimi anni[8]. La maggioranza dei fondi sarà destinata ai progetti Galileo e Copernicus, con la costruzione della seconda generazione di Galileo e lo sviluppo di sei nuovi satelliti per Copernicus.


CASSINI è una iniziativa dal valore di un miliardo di euro, promossa dalla UE insieme alla Banca europea per gli investimenti, per finanziare nuove realtà imprenditoriali e tecnologiche nel settore spazio. CASSINI fa parte dell'approccio al New Space[9] aperto ai privati che ESA ed UE hanno avviato da alcuni anni.[10]


Lo Space Traffic Management System assicurerà, dal 2021, la sicurezza dei lanciatori e dei satelliti nello spazio extra-atmosferisco, sorvegliando la miriade di space debris attualmente presenti in orbita. Il progetto è in sinergia con i progetti ESA per la “pulizia spaziale” attualmente in sviluppo.


Il settore dei lanciatori, essenziale per l'accesso allo spazio, verrà riorganizzato a partire dai prossimi anni, con la formazione di una European Launcher Alliance per la creazione di una roadmap comune tra i diversi attori (UE, ESA, aziende private) per lo sviluppo di lanciatori moderni in grado di affrontare la distruption tecnologica in corso da parte di attori come SpaceX.

I primi beneficiari, a breve termine, saranno Ariane 6 e Vega-C, rispettivamente di Arianespace e Avio, in sviluppo da tempo e progettati per essere meno costosi rispetto ai predecessori.[11]


Infine, è stato proposto un terzo progetto Flagship, un sistema di connettività europeo satellitare a bassa latenza in grado di assicurare un sicuro trasferimento di dati continentali, e che serva sia per l'utilizzo civile che statale.


Questo insieme di progetti, alcuni già avviati ed altri in attesa di approvazione e fondi, saranno la roccia di fondo per il prossimo decennio, tramite la costruzione di una infrastruttura di base, tecnologica e esperienziale, sulla quale potranno essere sviluppati programmi ancora più ambiziosi.


4. Conclusioni


L'Unione Europea sta chiaramente dando vita ad un progetto di lungo periodo. Gli obiettivi della nuova programmazione sono sinergici con i programmi ESA, occupando una nicchia nella quale l'intervento e il supporto governativo sono essenziali per assicurare la riuscita di programmi fondamentali per


l'autonomia europea.

La trasformazione del GNSS in una Agenzia per il Programma Spaziale è il passo maggiore per la “formalizzazione” delle competenze dell'Unione nel settore spaziale. Essendo quest'ultimo una prerogativa importante e tipica degli stati sovrani, questo processo è emblematico e rappresenta i profondi cambiamenti che l'Unione Europea sta adottando per sopravvivere in un mondo in forte cambiamento.


In particolare, la creazione di infrastrutture come Galileo e Copernicus hanno reso l'Europa uno dei principali agenti nel settore spaziale, concedendo capacità uniche che appartengono solo ai grandi attori internazionali. La ricerca scientifica, lo sviluppo economico e il campo delle relazioni internazionali vanno di pari passo nella costruzione dell'Unione Europea del futuro, e questo è ormai chiaro anche ai policy makers. Rimane solo l'incognita sulle decisioni che Commissione Europea ed ESA dovranno prendere negli anni successivi, quando il settore spaziale sarà ancora più competitivo, sia tra i privati che tra gli stati.


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Il futuro prossimo del programma spazial
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Note

[1]Art. 189 TFUE [2]http://www.esa.int/Newsroom/Press_Releases/Europe_s_Space_Policy_becomes_a_reality_today [3]https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2021/01/12/space-action-at-the-heart-of-european-strategic-autonomy-speech-by-president-charles-michel-at-the-13th-european-space-conference/ [4]http://www.esa.int/Newsroom/Press_Releases/Europe_s_Space_Policy_becomes_a_reality_today [5]European Space Agency and European Commission. European Space Technology Master Plan (2018) [6]European Space Policy Institute, European Space Strategy in a global context (2020) [7]https://insidegnss.com/eu-agency-for-the-space-program-to-replace-gsa-in-2021/ [8]https://spacenews.com/european-commission-agrees-to-reduced-space-budget/ [9]Con New Space si intende la nuova realtà nella quale aziende private sono in grado di competere liberamente in tutta la filiera produttiva del settore spazio, grazie all'apertura da parte delle agenzie nazionali. [10]https://ec.europa.eu/commission/commissioners/2019-2024/breton/announcements/speech-commissioner-thierry-breton-13th-european-space-conference_en [11]https://spacenews.com/arianespace-seeks-greater-support-from-european-governments/


Sitografia e bibliografia


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