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Il Fenomeno delle bambine ribelli

Aggiornamento: 14 nov 2020

Girls just wanna have fundamental rights.


Storie della buonanotte per bambine ribelli di Elena Favilli e Francesca Cavallo è una collezione di centinaia di racconti relativi a donne (stra)ordinarie che è diventata in breve tempo un fenomeno editoriale mondiale. Il progetto delle due italiane è stato uno dei più finanziati nella storia del crowdfunding (via Kickstarter), mentre i volumi che ne fanno parte sono stati tradotti in una dozzina di lingue e distribuiti praticamente ovunque nel mondo.

Originatosi a partire dal 2016, e da allora in continua espansione, l’opera consta ad oggi di due libri-raccolta, due spin-off biografici interamente dedicati ad un personaggio in particolare, un diario personalizzabile e decine di podcasts.


1. Origine


Il tutto nasce in seguito alla frustrazione avvertita delle autrici per la mancanza (nell’ambito di narrativa e filmografia per bambini) di modelli femminili al di fuori di giovani fanciulle che si struggono per amore.

Infatti soffermandosi sulla narrativa infantile – sostengono le due – colpisce che, mentre il 100% dei libri contiene un personaggio maschile, oltre il 25% non presenta invece nemmeno un personaggio femminile. Inoltre quasi il 40% di questi libri presenta una figura femminile non parlante. Ciò ha spinto Francesca ed Elena a raccontare la vita di alcune delle più rilevanti donne della storia, in modo da ispirare l’immaginazione dei bambini e promuove il progresso sociale.

Di conseguenza… c’erano una volta scienziate, atlete, scrittrici, politiche, ognuna delle quali ha ricoperto un ruolo decisivo nel costruire un mondo dove il sesso di appartenenza non definisce quanto in grande si possa sognare o cosa si sia in diritto di realizzare.


Ci si potrebbe chiedere perché una raccolta di brevi biografie relative a personaggi più o meno già noti al grande pubblico abbia avuto un tale successo. La risposta a questa domanda non è semplice, e per comprenderla è necessario indagare alcuni aspetti principali alla base dell’opera stessa.


2. Perché tanto successo?


Prima di tutto è bene sottolineare come sin dall’inizio questo progetto sia stato concepito come un palcoscenico per elevale il talento femminile a tutto tondo: il gruppo di lavoro coinvolto è infatti interamente formato da donne, dalle editrici passando per le scrittrici ovviamente e, infine, le illustratrici. Gli stessi podcasts, che hanno l’intendo di narrare in versione estesa alcune delle storie contenute nei libri, sono a loro volta realizzati da donne. E proprio quest’ultima appendice rappresenta una metafora essenziale, ricordandoci l’importanza di elevare la voce femminile.


In secondo luogo, ciascuna delle storie inclusa nei libri mira a celebrare un tratto particolare per ogni protagonista. Tant’è che uno dei principali criteri nella redazione della raccolta è rappresentato dall’inclusione di donne differenti, appartenenti ad epoche distanti, e collocate in varie parti del mondo; il tutto al fine di valorizzarne la diversità, proprio perché non esiste un unico modo di essere donna.

Inoltre, l’intera opera è caratterizzata da una vera e propria aurea di realismo: partendo dal presupposto che il giovane pubblico non sarebbe interessato solamente a dragoni e principesse, è invece il duro lavoro ad essere celebrato come potere magico in grado di trasformare il mondo!


Un altro significativo aspetto sul quale vale la pena soffermarsi, è legato alla presenza di figure controverse all’interno dello scritto.


Ciò accade soprattutto con riferimento a personaggi politici come Margaret Thatcher, Aung San Suu Kyi e Hillary Clinton. Quest’ultima provocazione è da intendersi assolutamente intenzionale, infatti un’altra considerazione che vale la pena rimarcare secondo le autrici riguarda il fatto che una donna non debba necessariamente apparire gradevole nel ricoprire ruoli di potere. E mentre ciò è considerato scontato per i leader di sesso maschile, in caso di leader di sesso femminile non lo è affatto.


2.1 L’impatto dei social media


Come già anticipato, i canali di condivisione hanno rappresentato un elemento cruciale per la riuscita del progetto. Dalla fase iniziale di finanziamento a quella finale di pubblicazione e distribuzione, le due autrici hanno più o meno consapevolmente realizzato un’impresa perfettamente coerente con le attuali dinamiche del fenomeno del femminismo.


Il femminismo convenzionalmente definito di quarta ondata[3] è infatti inscindibilmente connesso alla tecnologia e, mentre le precedenti generazioni hanno dovuto misurarsi con ostacoli come strutture socio-politiche rigide, mancanza di mezzi di comunicazione e censura, la quarta onda sfrutta i media digitali come piattaforma di vasta portata su cui connettersi, condividere esperienze, creare una più ampia partecipazione a livello transnazionale. Che si tratti dell’organizzazione di campagne, di marce e proteste, o di denunce a colpi di hashtag, i social media hanno il merito di aver scardinato i confini nazionali aprendo a nuove prospettive e garantendo sempre maggiore visibilità.


Considerato poi come tutto ciò si intreccia con un rinnovato approccio di inclusione e intersezionalità crescente, capace di rafforzare l’idea di un femminismo di sovrapposizione tra le diverse forme di oppressione (riguardanti anche l’orientamento sessuale, la razza, la classe sociale e le normoabilità), si è in grado di percepire il potenziale senza eguali che caratterizza l’attivismo dei giorni nostri.

Ecco allora che ognuno di questi aspetti considerati nella loro totalità, spiegano perché un libro destinato ai bambini riesce nell’intento di concorrere – al contempo raccontandoli – ai lenti ma costanti cambiamenti della nostra società.


3. Critiche in Italia


Non sono comunque mancate nel panorama nostrano posizioni critiche, sia con riguardo all’idea di fondo in sé, che rivolte alla sua concretizzazione.

La scelta stilistica di sintetizzare al massimo la biografia delle protagoniste, concentrare le loro vite in poche battute corredate da una celeberrima frase ad esse riconducibile, è stato talvolta interpretato come sinonimo di banalizzazione. Non va tuttavia dimenticato che l’opera è indirizzata principalmente ad un pubblico infantile, così che l’approccio mirato ed il linguaggio semplificato appaiono funzionali alla realizzazione di piccoli ritratti, immagini che sono in grado di evocare un percorso emotivo capace di arrivare anche ai più piccoli.

D’altro canto molto meno fondato appare il biasimo talvolta espresso con riferimento alla decisione di raccontare la vita straordinaria di soli personaggi femminili; cui va aggiunta la deliberata scelta di inserire nel titolo il termine “bambine” così puntualmente connotato. Tuttavia nulla toglie, ed anzi sarebbe auspicabile, che possano fruirne della lettura anche i bambini, così da diventare a loro volta protagonisti di una realtà che va oltre i pregiudizi di genere, pionieri di un mondo migliore.

Soffermandosi ancora una volta sul titolo a non convincere fino in fondo sarebbe anche l’evocazione del concetto di ribellione: diseducativo ma soprattutto contraddittorio, per alcuni finirebbe paradossalmente per consolidare l’idea che donne astronaute, matematiche, musiciste rappresentino ancora l’eccezione alla regola.


3.1 Disparità di genere nel panorama nostrano


Si tratta di critiche accanite e spesso campeggiate da figure di rilievo nel giornalismo italiano, il che desta non poca perplessità se si pensa che, d’altra parte, i dati nazionali sul tema sono tutt’altro che confortanti.

Gender pay gap, soffitto di cristallo, violenza di genere sono solo alcuni tra i temi caldi che affliggono in maniera diffusa il nostro paese e nei confronti dei quali veniamo spesso ‘ripresi’ dagli organismi sovranazionali di monitoraggio e attuazione. Ad esempio l’Eige (l’Agenzia Europea che monitoria l’uguaglianza di genere nei ventotto Stati Membri) all’inizio del decennio classificava il divario italiano tra uomini e donne nettamente al di sopra rispetto la media europea in tutti i settori, fatta eccezione che per quello dell’accesso alla sanità.


Da allora sono stati fatti importanti passi in avanti legislativamente parlando: nel 2013 le due Camere hanno approvato all’unanimità la ratifica della Convenzione di Istanbul5; inoltre si è successivamente cercato di intervenire adeguando il codice penale (risalente al 1930) ai cambiamenti ed alle rivendicazioni sociali, oltre che ai già citati obblighi internazionali.


L’apice di questi sforzi legislativi lo si è raggiunto con l’introduzione della legge che tutela le vittime di stalking e quella sulla prevenzione del cosiddetto femminicidio. Ma ciò è sufficiente?


Il fatto che ad oggi la questione della disparità di genere in Italia sia distante dall’essere superata, ed anzi assuma sempre più la portata di una vera e propria emergenza nazionale, sta ad indicare che tutto l’impegno profuso a livello istituzionale finisce poi per scontrarsi – e sperso annichilirsi – con una cultura dominante ancora tesa a discriminare la donna in quanto tale, intenta a relegarla a ruoli stereotipati e anacronistici. In tal senso è allora necessario affiancare alla stagione di riforme legislative la promozione di una cultura della diversità in grado di offrire immagini e modelli privi di preconcetti, capaci di stimolare paradigmi culturali diversi e diversificati.


4. Conclusioni


Comprendere nell’immediato l’essenza di un così ambizioso progetto è complesso, misurarne l’effettivo impatto a livello sociale impossibile. D’altra parte farsi coinvolgere non è mai stato così semplice.

Vuoi per le illustrazioni accattivanti, o per la sapiente selezione di racconti, o ancora per l’abile attività di pubblicizzazione, si tratta di storie della buonanotte in cui vale la pena accedere nel proprio quotidiano. Perché in definitiva è proprio in questo che si manifesta la disobbedienza insita nel comportamento di ognuna di queste donne: nello sforzo di rendere ordinarie cose straordinarie. Dall’andare a scuola a costo di sfidare i talebani all’imporsi nel mondo dello sport, dal battersi per l’estensione del diritto al voto al concorrere per la presidenza del proprio paese… ognuna di loro ha contribuito semplicemente con la propria esistenza a scardinare un poco alla volta le logiche di una realtà profondamente ingiusta. E, per quanto la strada da percorrere sia ancora lunga, è per questo che le loro storie meritano di essere semplicemente raccontate ogni giorno.

Ciò che alla fine emerge è che, probabilmente, l’aspetto più singolare – oltre che la caratteristica di maggior successo del progetto stesso – risiede proprio nella sua semplicità. E ciò dovrebbe spingerci a riflettere su come, nei nostri tempi considerati così evoluti, la società appare ancora profondamente affamata del semplice racconto di storie di donne: è la semplicità del progetto che toglie il fiato.



Note

[1] Una delle più celebri frasi contenute nell’opera. Collocata nella pagina iniziale di “Storie della buonanotte per bambine ribelli” volume 1, rappresenta una sorta di mantra in grado di condensare in poche parole l’intero spirito dello scritto.

[2] Hillary Rodham Clinton.

[3] Un Femminismo senza barriere che coinvolge sempre più persone, grazie alla sua capillare diffusione e che, soprattutto grazie alla sua grande esposizione e visibilità mediatica, rende sempre più comune, democratica e aperta a tutti la riflessione sul tema femminile. Il movimento sceglie inoltre di abbandonare il principio del separatismo, includendo gli uomini e abbracciando le esigenze delle comunità LGBT+ e di colore.

[4] Con queste parole apparse sul noto quotidiano Repubblica veniva raccontata la pubblicazione del primo volume in Italia.

[5] Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa il 7 aprile 2011 a Istanbul (Turchia). Il trattato si propone di prevenire la violenza, favorire la protezione delle vittime ed impedire l'impunità dei colpevoli.

Sitografia

Bibliografia

C. GILLIGAN, In a different voice, 1982

E. FAVILLI F. CAVALLO, Storie della buonanotte per bambine ribelli, 2016

S. SCARPONI (a cura di), Diritto e genere. Analisi interdisciplinare e comparata, 2016


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