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Il Direttore e l'Ispettore, intervista a chi conobbe la strada

Aggiornamento: 26 ott 2022


Cari i miei sottoposti!


Spero le vostre agognate ferie siano filate come previsto, tra un selfie di pesce, una foto in bikini, una barca affittata facendo debiti, insomma, in mezzo alle vostre solite cafonate, per richiamarmi all’amico De Sica. Io, come spesso succede, ho preferito godermi agosto nella mia villa nella campagna romana, incontrando di quando in quando qualche amico sul Tevere per un aperitivo. Essendo questo il mio primo scritto di fine estate, ho pensato fosse gentile omaggiarvi di un punto di vista diverso; quindi, ho deciso di riportarvi un dialogo con un amico di vecchia data. Dovete sapere che il vostro bel Direttore Conte, pur essendo parte dell’aristocrazia economica del Paese, è stato sempre ligio alla legge. Dominare i sottoposti, sì, anche con pugno di ferro, se necessario, ma sempre entro i limiti della legge, altrimenti dove sarebbe il divertimento? Barare è per i pezzenti (come molti di voi). Proprio per questo mio piglio legalista, nei lontani anni ’80, ho avuto il piacere di essere informatore per l’Ispettore Nico Giraldi, oggi in pensione e caro amico, ancorché lui – come tradizione romanesca vuole – mi dia ancora del Voi. Con l’Ispettore ci siamo incontrati sul Tevere, per un aperitivo, e ho chiesto il suo benestare per portarvi oggi un punto di vista differente. Approfittatene per aprire le vostre obnubilate menti cafone!


Caro Ispettore! Come state in queste afose giornate di agosto?

Eh, Diretto’, voi lo sapete, gli acciacchi da’a vecchiaia ‘ncombono. Meno male che vivo ar centro, armeno posso passeggia’ ‘a mattina presto, cor fresco. Voi, invece?

Eh, lo sapete Ispettore, sempre a lavorare con le aziende, le megaditte, e come al solito, eccoci di nuovo all’appuntamento atroce del Paese, il voto!

Che voto diretto’? Ve siete fatto super cattolico?

Ma no, Ispettore! Le elezioni!

Ah, state a di’ er concorsone!

Come il concorsone, Ispettore, le elezioni! Perché le chiama concorsone?

Sì, ho capito diretto’, le elezioni, ma praticamente so’ tipo er concorsone der comune de Roma, tutti a cerca’ er posto fisso, solo che invece che esse’ ar Campidojo, è ‘n parlamento. E a’a fine è ‘n po’ come er concorsone, una questione de culo, de chiacchiere e d’ammanicamenti.

Eh, forse ha anche ragione. Infatti, volevo proprio chiederle cosa ne pensasse, dato che lei ha indagato spesso nel mondo della politica, come vede oggi la situazione?

Beh, diretto’, voi ce lo sapete che le cose so’ cambiate, sì, ma per cita’ l’amico vostro, er leopardo…

…il Gattopardo…

Sì, quello, er leonardo, insomma, le cose so cambiate, sì, ma so anche rimaste le stesse. Insomma, voi ve ricordate i tempi nostri: era tutto un po’ ‘na zozzeria, la coruzione era ‘n po’ ovunque, però c’erano li contrappesi. C’era più educazione. Er politico era zozzo, sì, ma voleva pure bene ar paese. Faceva i conti: un mijone a me, uno ar paese. Oppure, era acculturato. Insomma, voi ne conoscevate tanti, ce se poteva parla’, erano capoccioni. Questi oggi so usciti dar mercato der pesce. Anzi, quelli che vengono dar mercato der pesce so’ pure tollerabbili, i peggio so quelli che se sentono acculturati, e invece staveno mejo ar mercato der pesce. ‘nsomma, Diretto’, oggi mancano li contrappesi, non ce stà più argine, questi se contano solo i sordi ‘n saccoccia, e dovemo ringrazia’ l’Europa se se danno ‘na regolata, sennò da mo’ che stavamo zampe all’aria e culo a terra a fa li gnocchi cor posteriore.

C’è del vero in ciò che dice, Ispettore, ma non è proprio questo essere simili al popolo che li ha portati in alto?

Eh, ce lo so diretto’, ma questo è er probblema: er popolo non capisce ‘n cazzo. Cioè, vojo dì, ma secondo voi, sarei intelligente se ar parlamento, ar Quirinale, mannassi uno come me? Io so scartro, conosco ‘e strade de Roma, anzi, conoscevo, oggi manco se parla più romano a Trastevere. Però ecco, io vojo ar Quirinale, ar Palazzo, un ber capoccione, uno che sa come move le leve der potere per fa’ anna’avanti er paese, er benessere, i pupi. Che cazzo ce faccio cor tizio vestito da Fonzie, ‘n’attempata stressata che se lima ne’e foto ‘e rughe, quello ‘nbarsamato e quell’artro coi cocktail? Parlamose chiaro dotto’, questi so quattro smandruppati che se stanno a fa li conti de chi prenne cosa.

Senta, Ispettore, lei per strada c’è stato. Ha visto cambiare la corruzione, lo scambio dei voti, i politici di quartiere, di comune, di provincia. Che idea si è fatto del problema taglio dei parlamentari e della legge elettorale?

Ancora diretto’? Io ve vojo bene, ma voi non m’ascortate: nun cambia ‘n c***o. Mo vo’o spiego mejo. Allora, non cambia molto da 30 anni. A’a fine è na questione de conti. Po’ cambià er più o er meno, ma er principio è sempre ‘o stesso: er mercato dei voti. I voti so’ i sordi, coi sordi ce compri er posto ar comune de Roma. No, scusi, volevo di’ ar parlamento. Mo’, possono cambia’ le aree dove se vota, ‘a circoscrizione o come c***o se chiama, ma er punto è che devi da mette uno che i voti li prende, li compra ecco. Che non è compra’ in modo illegale eh. Devi ‘nsomma avecce ‘n ber venditore. Pe’ di’, er mummia c’aveva visto lungo: l’unione de’ tv e belle signorine porta voti. Mo’, ovviamente io ve stò a dì come funziona eh, no come vorei funzionasse io. ‘Nsomma, qualche differenza c’è solo a livello dei partiti. Pe’ dì, er partito dei Naiv…

…Naiv?

Sì, Dotto’, quelli che pensano de sape’, ‘nvece viveno ner mondo loro der c***o de intellettuali e scardabagni dorati.

…ah, naive!

Sì, quelli, che vincono ar centro de Roma e dicheno d’esse pe’r popolo. Ecco, quelli sanno che c’hanno da perde a ‘sto giro. Quindi se so fatti li conti. Quante portrone? Che ne so, 120. Allora, mo vedeno de conferma’ ‘ste 120, magari evita’ de perdene ‘na manciata e pijanne artre 4-5. Diciamo che rimangheno a 120. Allora bisogna piazza’ 120 amici mia e amici tua, pe’ quarche anno, e ner frattempo lavora’ pe’r prossimo giro. Dall’artra parte c’è er partito novo, quello dei palazzinari romani usciti fori dalla sezione de via Ottaviano. Te li ricordi quelli sì?

Eh, certo che me li ricordo Ispettore.

Ecco, quelli, magari in mezzo oggi ce sta pure quarche bravo ragazzo eh, però ecco, so tutti dei borgatari ignoranti, palazzinari, fiji de palazzinari, ‘nsomma ‘n je frega ‘n c***o, vojono solo sentisse potenti e fasse li c***i loro. Manco vojono lavora’, per quello stanno a cerca’ gente che lavori ar posto loro, e che piaccia ar Quirinale. Ecco, quelli c’hanno n’artro problema: so sempre stati 4 gatti, anzi 4 scarmanati urlanti, e mo’ sanno che c’hanno ‘na cifra de portrone da riempi’, però manco possono fidasse de li sondaggi, e allora sotto a mette dentro amici che porteno voti. Vojo di’, diretto’, ma secondo voi, ma che c***o deve fa’ ‘n pilota de formula 1 ‘n parlamento? Cioè mo voi me direte “eh ma c’era Rivera ai tempi nostri”, e io v’adevo da risponne che si, ma era n’eccezione, è sempre stato alla Difesa e c’aveva du’ cojoni così, qua stamo a parla’ de’ veline e carciatori, mo ce manca che a forza de’ spaccamme li cojoni co Ilary e Totti, mettono una ner partito dei naiv e l’artro ner partito dei palazzinari, e daje coi lazziali che voteno p’a’a prima vorta a sinistra. Perché, a’a fine, ‘sto paese è così. Anzi, fateme di’, non è er paese, so l’italiani che so ‘na manica de ‘mbelli ignoranti.

Eh, però, Ispettore, lei mi è sempre un po’ spinto, io questa roba devo pubblicarla.

Eh, ce lo so diretto’, porga le mie scuse ai lettori, che j’adevo da di’, io so scuola Funari: se uno è stronzo, n’è che je poi di’ che è stupidino. S’adeve da sveja’, je dici che è stronzo.

Senta, Ispettore, per chiudere: ma secondo Lei, come si risolve la situazione?

Eh diretto’, io ne’e fregnacce populiste nun ce credo. Er popolo va preso a carci ar culo, mannato a scuola, educato e ha da’mpara l’umiltà. Deve riconosce chi è mejo de lui, si stamo ancora a vota’ quelli che c’assomijano, stamo freschi. ‘A gente ha da capì che ar comanno ce vole chi c’ha più zucca, più cultura, e soprattutto che vole bene ar paese coi fatti, no co’e fregnacce. Co quelle, so boni tutti, ma li nodi vengheno sempre ar pettine.

Eh ispettore, sempre la buona saggezza della strada, quella umile, quella della carbonara. Pranzetto dai nipoti della Sora Lella?

Eddaje!
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