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Gli italiani e l'immigrazione: un rapporto sempre più complesso

Aggiornamento: 8 mar 2019


(di Claudia Candelmo) Quest'oggi, in onore alla sua doppia anima, la rubrica si occupa del tema dei diritti umani. In particolare, del tema immigrazione come aspetto della politica "estera", più che interna dell'Italia, e della percezione che gli italiani hanno dei respingimenti dei migranti, anche verso Stati che praticano la tortura.

Come riportato da Il Sole 24 Ore, un'indagine dell'Università di Torino, infatti, mostra che una percentuale considerevole dei nostri connazionali (circa il 65%) ritiene che il controllo dei flussi migratori debba essere una priorità della politica italiana. Per effettuare questo controllo, una parte degli italiani ritiene che la politica dei respingimenti non sia da disdegnare (circa il 38%). Poco importa se i Paesi di destinazione praticano la tortura. Ma sono politiche realmente praticabili? Il diritto internazionale dice il contrario: secondo quanto prescritto dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, i respingimenti collettivi non sono ammissibili (art. 4 del IV protocollo addizionale), specialmente se destinati verso Stati che praticano la tortura (vietata dall'art. 3 della CEDU, oltre che dal diritto internazionale generale).

E il tema terrorismo non tarda ad affiorare anche qui: cala, nettamente, la percentuale di coloro che si dicono contrari all'utilizzo della tortura per sventare un attacco terroristico.

Non solo questi dati testimoniano la sempre più evidente percezione di un legame tra il tema terrorismo e i flussi migratori, ma mostrano quanto sia forte la preoccupazione per il tema sicurezza tra i cittadini italiani. Questo, talvolta, anche a discapito della tutela dei diritti umani.

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