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El Salvador di Nayib Bukele tra Twitter, bitcoin e pandillas

Aggiornamento: 6 dic 2022

Figura 1: Il profilo Twitter di Bukele nel settembre del 2021, El Milenio.

1. Introduzione


Cosa succede in El Salvador? Il piccolo Paese centroamericano, reduce da un conflitto armato interno durato più di 10 anni[1] e tristemente conosciuto per il fenomeno delle gang di strada, chiamate maras o pandillas, desta preoccupazione tra gli osservatori internazionali per un presidente sempre più irrispettoso delle istituzioni democratiche e accentratore dei poteri, eppure al tempo stesso con una popolarità straordinaria tra i connazionali.


Nayib Bukele è stato eletto presidente nel 2019 a soli 37 anni, sbaragliando i candidati dei due tradizionali partiti, in alternanza dalla rinascita della democrazia post-conflitto: Arena (destra) e FMLN[2] (sinistra). Bukele, ex pubblicista di origine palestinese, appartenente a una delle famiglie più ricche del Paese, è un abile comunicatore sui social.


Sono celebri le sue bio su Twitter, come “CEO di El Salvador”, “Il dittatore più cool del mondo” “Imperatore”, scritte polemicamente in risposta alle proteste e alle critiche verso il suo operato. Critiche minoritarie comunque, dato che la sua popolarità è sempre stata altissima: nel maggio 2022 la popolazione approvava la gestione del governo con un voto medio di 8.34 su 10, e 7 cittadini su 10 sosterrebbero un secondo mandato di Bukele.


A partire dalla corsa alla presidenza, si è presentato come un outsider che, per volontà del popolo, si vuole liberare di coloro che chiama “los mismos de siempre” o “quelli di sempre”, ovvero i politici dei partiti tradizionali, considerati corrotti, per lanciare El Salvador nel futuro con il bitcoin e liberare la popolazione dalla piaga delle pandillas.


1. L’ascesa di Bukele


Nel 2019 Bukele vinse le elezioni grazie a un discorso “anti-partiti” e promettendo investimenti pubblici per le economie locali e la lotta alle bande criminali. Questo nonostante i suoi trascorsi da sindaco di Nuevo Cuscatlán e della capitale San Salvador, come esponente del partito FMLN.


Il 9 febbraio 2020, Bukele ha fatto irruzione nella sede dell’Assemblea Nazionale con l’esercito, per fare pressione sui parlamentari che tardavano nell’approvare il bilancio per il suo piano di lotta alle pandillas.

Figura 2: L’esercito all’interno dell’Assemblea Nazionale, ElSalvador.com (EDH/Lissette Lemus)

La gestione dell’emergenza Covid ha fatto dimenticare l’episodio scandaloso, grazie a misure popolari come un sussidio di 300 dollari a famiglie senza un salario[3] e la distribuzione di pacchi con aiuti alimentari. D’altro canto, Bukele ha anche adottato misure come la possibilità per polizia e personale sanitario di entrare in un’abitazione senza mandato e l’arresto e il trasferimento ai centri di confinamento per chiunque non avesse rispettato l’isolamento domiciliare.


L’influenza e il potere di Bukele sono cresciuti enormemente dopo le elezioni legislative del 2021. Il suo partito Nuevas Ideasha ottenuto la maggioranza di due terzi in Parlamento e da allora le leggi proposte da Bukele sono approvate senza modifiche e quasi senza discussioni in aula. Inoltre, sono stati subito destituiti cinque giudici della Corte Costituzionale considerati ostili e il Procuratore Generale della Repubblica, che stava indagando sui rapporti governo-bande criminali.


I nuovi giudici, eletti dal Parlamento, hanno già spianato la strada a una rielezione presidenziale nel 2024, nonostante la Costituzione lo vieti, con una sentenza che afferma il prevalere della volontà popolare sulle norme costituzionali. L’unico vincolo per ricandidarsi è dimettersi cinque mesi prima della fine del mandato.


2. Twitter e bitcoin


I social e la criptomoneta bitcoin sono due elementi centrali del governo di Bukele. Il presidente usa i suoi profili social, soprattutto Twitter, per annunciare le sue politiche, e comunicare con ministri e politici d’opposizione, ma soprattutto per proiettare un’immagine giovane della sua persona e promuovere l’idea di un El Salvador moderno e all’avanguardia. Quindi, egli appare sempre con jeans, giacca di pelle, berretto da baseball e occhiali da sole, e pubblica in rete meme e battute sullo sport, insieme a immagini di progetti futuristi come Surf City e di sistemi che sfruttano l’energia dei vulcani per alimentari i server per i bitcoin.


Traspare sui social anche il disprezzo per le istituzioni, sia nazionali sia internazionali. Nel 2021 prima di parlare per la prima volta all’Assemblea Generale dell’ONU, si è scattato un selfie dicendo che “un paio di immagini su Instagram hanno più impatto di qualsiasi discorso in quest’assemblea”[4].


Il 7 settembre 2021 il bitcoin è diventata moneta ufficiale di El Salvador, al pari del dollaro[5]. L’adozione del bitcoin ha portato migliaia di cittadini di El Salvador a protestare per le strade delle principali città contro la svolta tecnologica non richiesta. Finora il primo e unico caso di disapprovazione massiccia dell’operato del presidente.


Mentre le critiche internazionali si fondano sulla volatilità della valuta, il problema energetico e ambientale del mining e i rischi di alimentare riciclaggio di denaro e attività criminali, le preoccupazioni nazionali sono più legate alla realtà quotidiana dei singoli. Alla vigilia dell’adozione del bitcoin, in un’inchiesta nazionale il 72% degli intervistati ha detto di non essere disposto ad accettare pagamenti in bitcoin. In un Paese in cui quasi ¼ dei cittadini vive in povertà, solo il 40% della popolazione ha uno smartphone e solo 1/3 ha regolarmente accesso ad internet, la maggioranza della popolazione non sa come usare il bitcoin, ha paura che il suo valore possa crollare improvvisamente, a differenza del dollaro, e che faciliti le truffe.

Figura 3: Bancomat Chivo, Diario El Mundo

Il governo ha creato e lanciato Chivo Wallet, un’app per la conversione tra dollari e bitcoin e l’invio di denaro nelle due valute, senza commissioni. Come incentivo, ogni utente che ha scaricato l’app ha ricevuto un bonus di 30 dollari. Una volta esaurito il bonus però solo il 20% della popolazione ha usato l’app e i Chivo Bancomat installati sono rimasti pressoché inutilizzati. Poi il prezzo del bitcoin è crollato del 45% e si sospettano perdite enormi per lo Stato, intorno ai 40 milioni, anche se non sono disponibili cifre e dati ufficiali.


3. La guerra alle pandillas


Dopo il ritrovamento di ben 87 cadaveri, vittime delle pandillas, tra il 25 e il 27 marzo di quest’anno, il presidente ha dichiarato lo stato d’emergenza per trenta giorni e la sospensione del diritto alla difesa legale e la presunzione di innocenza per i membri delle bande criminali. Lo stato d’emergenza perdura fino ad oggi, dopo essere stato esteso ben cinque volte dal Parlamento[6].


Bisogna considerare che il periodico El Faro ha dimostrato, con diverse prove, che il governo aveva negoziato accordi con i capi delle bande principali, la Mara Salvatrucha e Barrio 18. Ovvero favori per i leader in carcere e programmi per il reinserimento dei pandilleros, in cambio dello stop alle violenze. I morti di marzo sarebbero espressioni di una volontà di rinegoziare l’accordo da parte delle bande, dopo una tregua con lo Stato durata due anni.


I soldati dell’esercito pattugliano le strade e possono arrestare i sospettati senza un mandato, a volte solo per avere dei tatuaggi. Sono state arrestate finora più di 50.000 persone, includendo persino dei dodicenni. Secondo Amnesty International, almeno 18 tra gli arrestati durante lo stato d’emergenza sarebbero morti mentre erano in custodia dello Stato.

Figura 4: NBC news (Cabeza/Reuters)

Sono stati fortemente limitati il diritto all’associazione e all’informazione, dato che si può punire chiunque condivida informazioni sulle gang con una pena fino a 15 anni di carcere[7]. Sono state ingigantite le pene: tra 20 e 45 anni di carcere per adulti che fanno parte di una banda, 10 per i maggiori di 12 anni, e fino a 20 per chi ha compiuto 16 anni.


Gruppi di familiari degli arrestati e organizzazioni nazionali e internazionali per i diritti umani denunciano migliaia di casi di arresti di innocenti estranei alle bande e violazioni in carcere. Nonostante ciò, secondo un sondaggio dello IUDOP[8] l’80% dei salvadoregni approva lo stato di emergenza e afferma di sentirsi più sicuro.


4. Conclusioni


Oggi in El Salvador non è garantita l’indipendenza dei poteri, dato che esecutivo, legislativo e giudiziario rispondono pressoché direttamente alla singola volontà del presidente. Eppure la società salvadoregna sembra favorevole a un leader autoritario, in cambio dell’illusione della sicurezza. Molte persone sembrano convinte infatti che solo misure estreme possano stroncare il fenomeno delle pandillas.


Allo stesso tempo, il Paese attraversa una grave crisi economica legata, tra le altre cose, al crollo del prezzo del bitcoin, promosso a moneta ufficiale. Nonostante questo, il presidente gode ancora di alti livelli di consenso. Probabilmente la popolazione è ingannata dalle immagini di potenza innovativa diffusa dal presidente, che stride con la realtà socio-economica del Paese.


Bukele è un’inedita fusione tra la figura dell’uomo forte, che ha tanti precedenti in America Latina ed è purtroppo ben accolta in un contesto nazionale così abituato alla violenza per le strade (per la guerra civile prima e il dominio delle pandillas poi), e l’immagine del leader populista contemporaneo, anti-casta e attivo sui social. Potremmo trovarci di fronte a un “autoritarismo millennial”[9], ovvero una strategia politica che combina tradizionali appelli populisti e un classico comportamento autoritario con un personal brand giovanile e moderno, costruito attraverso i social media.


Di certo l’atteggiamento e le azioni di Bukele ricordano la caduta antidemocratica di un altro leader regolarmente eletto e lanciato come outsider como Alberto Fujimori in Perù o un personaggio antisistema e molto attivo sui social come l’ex presidente statunitense Donald Trump. Infine, se negoziare con le bande non è un fenomeno nuovo per El Salvador, la guerra frontale iniziata da Bukele dopo la presunta rottura della tregua ha una dimensione decisamente senza precedenti.


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Note

[1] Si tratta della guerra civile combattuta dal 1979 al 1992 tra l’esercito salvadoregno e le forze ribelli del Fronte Farabundo Martí. [2] Rispettivamente Alleanza Repubblicana Nazionalista e Fronte Farabundo Martí per la Liberazione Nazionale. [3] Anche se la stampa nazionale ha criticato la mancanza di criteri chiari e trasparenti sull’assegnazione. [4] “A couple of images on Instagram have a greater impact than any speech in this assembly” (The Guardian). [5] Il dollaro è moneta ufficiale del Paese dal 2001, in sostituzione del colón salvadoregno). [6] Al momento della scrittura dell’articolo, l’ultima proroga dello stato d’emergenza era stata approvata il 16 agosto 2022. [7] Grazie a una legge approvata dal Parlamento il 5 aprile 2022. [8] Instituto Universitario de opinión pública. [9] Espressione coniata da Manuel Melendez-Sanchez, dottorando in Governo all’università di Harvard (vedi “Latin America erupts: Millennial Authoritarianism in El Salvador”, Journal of Democracy).


Bibliografia/sitografia

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