top of page

Covid-19 in Africa: una realtà sottovalutata

Aggiornamento: 7 set 2021

1. Introduzione


La pandemia di coronavirus (Covid-19) sta avendo effetti inimmaginabili in tutto il mondo, con un alto prezzo pagato in termini di vite umane e di attività economiche. In Africa la sua rapida diffusione sta colpendo milioni di persone già vulnerabili a causa degli effetti combinati dell'insicurezza alimentare, dei conflitti e di altri disastri, creando una realtà complessa di estrema fragilità.


2. Un continente in recessione


Le previsioni della Banca mondiale sulla crescita economica dell'Africa subsahariana delineano uno scenario preoccupante che metterà a dura prova soprattutto i settori più fragili della società. L'epidemia di coronavirus sta spingendo l'Africa subsahariana verso la sua prima recessione economica in 25 anni. Il Fondo monetario internazionale stima una flessione delle economie africane intorno al -3,2%; una perdita di 243 miliardi di dollari rispetto alle proiezioni del 2019. Il PIL medio pro capite scenderà al 5,4%, tornando ai livelli del 2010.


L'adozione di misure di confinamento, blocco o chiusura, volte a frenare la diffusione del Covid-19, sta avendo forti ripercussioni socioeconomiche in tutta la regione. Queste restrizioni risultano spesso difficilmente compatibili con l'organizzazione delle società africane, dove l’economia informale è ancora predominante e costituisce circa il 40% del PIL dell'Africa subsahariana (il 60% in Nigeria, il paese più popoloso del continente). Secondo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) “il settore informale è la principale fonte di reddito in Africa” e rappresenta l'86% di tutta l'occupazione - scendendo al 71,9% se si esclude l'agricoltura - e l'89% nell'Africa subsahariana. Il tasso più alto si trova in Burkina Faso (94,6%) e il più basso in Sud Africa (34%).

Una caratteristica dell'economia informale è la precarietà del lavoratore che non è tutelato da norme legali o contrattuali. Per milioni di lavoratori, l’informalità è sinonimo di assenza di diritti, protezione sociale e condizioni di lavoro dignitose.


In generale, la pandemia sta avendo un drammatico impatto sul mercato del lavoro africano, portando a un forte aumento della sottoccupazione - si stima una perdita fino a 30 milioni di posti di lavoro - mentre i salari e le condizioni dei “lavori sopravvissuti” potrebbero peggiorare in modo significativo, portando molti a passare al settore informale così da poter continuare a sostenere se stessi e le proprie famiglie.


3. Vecchi e nuovi poveri


Tra le maggiori conseguenze sociali della pandemia, si sta registrando un forte aumento della povertà. In Africa il tasso di povertà si era ridotto dal 54% del 1990 al 41% del 2015; anche se il numero assoluto di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà (1,90 dollari al giorno) è passato da 278 milioni a 413 milioni a causa della crescita demografica. Le situazioni variano da paese a paese: ad oggi la metà dei poveri del continente africano si concentra in Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Tanzania, Etiopia e Madagascar. L’incidenza della povertà è maggiore tra i lavoratori dell'economia informale - attività come la piccola agricoltura di sussistenza, l'allevamento, la pesca e il commercio ambulante - che non hanno un salario, sicurezza sociale né tantomeno conti di risparmio.


Prima dell'attuale crisi, si ipotizzava che in Africa i tassi di povertà sarebbero diminuiti dello 0,71% nel 2020 e dello 0,67% nel 2021. Oggi, invece, la recessione generata dal coronavirus sta aumentando i tassi di povertà in tutto il continente di almeno il 2%, o addirittura fino al ​​3,6%, secondo le stime della Banca africana di sviluppo (AfDB). Nella pratica, queste percentuali si traducono nell’entrata in una condizione di povertà estrema per un numero tra i 26 e i 58 milioni di persone nella regione subsahariana. Mentre la stragrande maggioranza dei poveri si concentra nelle aree rurali e dipende direttamente da attività agricole o pastorali, questi "nuovi poveri" vivono in aree urbane, possiedono un certo grado di istruzione e lavorano in settori diversi da quello agricolo. Inoltre, dei circa 170 milioni di africani delle nascenti classi medie - cioè con una capacità di acquisto giornaliera tra gli 11 e i 110 dollari (potere d’acquisto del dollaro al 2011) - 8 milioni potrebbero ricadere nella povertà per la perdita di lavoro.


4. Contagio o fame?


Un tratto tipico delle società e dei sistemi produttivi africani è l’informalità del mercato.

Costrette a osservare le misure di contenimento per prevenire la diffusione del virus, le famiglie che dipendono dal lavoro in nero, rischiano di perdere le loro uniche fonti di reddito. La maggior parte dei lavoratori dell'economia informale vive infatti senza altri mezzi di sussistenza e si trova oggi di fronte a un drammatico dilemma: morire di fame o a causa del virus.


Il coprifuoco e le restrizioni alle frontiere hanno interrotto catene di approvvigionamento, attività commerciali e agricole, limitato l’accesso ai mercati e ridotto la disponibilità di prodotti alimentari di base. L’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari ha ridotto il potere d’acquisto, in particolare tra gli abitanti delle zone rurali che hanno dovuto ridurre la quantità del loro consumo, con conseguenze dirette sui livelli di nutrizione e salute.


Come osservato dall’UNCTAD - l’organo delle Nazioni Unite che si occupa di commercio, sviluppo, finanza, tecnologia, imprenditoria e sviluppo sostenibile - esiste una forte correlazione tra recessione economica e insicurezza alimentare in Africa. Nel 2020, l'effetto combinato della pandemia globale e di molteplici fattori di fragilità - come shock legati al clima, conflitti violenti e un'epidemia di locuste senza precedenti - ha provocato un deterioramento della sicurezza alimentare e nutrizionale.

Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (WFP) sostiene che il numero di persone a rischio d’insicurezza alimentare a livello globale aumenterà, e che la pandemia da Covid-19 sta parallelamente provocando una “pandemia di fame”.


5. Disuguaglianze che avanzano


Oltre a mettere a rischio la vita di per milioni di persone, la pandemia da Covid-19 sta esacerbando le disuguaglianze economiche, sociali e di genere già esistenti nel continente. Tra gli effetti nefasti prodotti dall’epidemia, si registra un forte aumento di abusi su donne e bambini, esposti alle violenze a causa del confinamento domestico imposto dal lockdown e dalla generale situazione di mancanza di lavoro, impoverimento e insicurezza alimentare. Nell’Africa subsahariana, dove si trovano i Paesi più poveri e gli slum più affollati, i motivi alla base dell’aumento di abusi si moltiplicano probabilmente più che altrove.

Già prima della pandemia, nella zona subsahariana, la percentuale di rappresentazione femminile nel settore informale (con lavori poco qualificati e poco retribuiti) era elevata (circa l’89%). Oggi la vulnerabilità delle donne africane si è amplificata a causa degli ostacoli all’esercizio di tali attività.


Il report del programma britannico WOW (Work and Opportunities for Women), fornisce una panoramica degli effetti del Coronavirus sulle donne: la pandemia sta intensificando la già precaria situazione delle lavoratrici informali, aggravando le disuguaglianze di genere preesistenti. In Africa le donne hanno tendenzialmente meno accesso a risorse produttive come il credito e la tecnologia, meno risparmi rispetto agli uomini, meno opportunità di fare rete e potere decisionale. Questi fattori determinano minori capacità di rispondere alle difficoltà economiche legate alla pandemia.


6. Rischi e prospettive


L'impatto sociale della pandemia e le sue conseguenze economiche in Africa rappresentano un serio rischio di regredire in termini di crescita. La Banca africana di sviluppo ritiene che questa crisi potrebbe spostare il continente più lontano dall'obiettivo di sviluppo sostenibile di sradicare la povertà estrema.

Per evitare che ciò avvenga, è fondamentale che i governi africani si impegnino a fornire un'assistenza adeguata alle famiglie in condizioni di insicurezza alimentare e investano le risorse finanziarie nel rafforzamento delle misure di sicurezza sociale per alleviare gli effetti questa crisi drammatica e multidimensionale.


Per rispondere efficacemente all’impatto economico-sanitario della pandemia, l’ILO raccomanda di seguire una strategia olistica che integri diverse linee di azione.


Tra le raccomandazioni, la necessità di politiche che riducano l’esposizione dei lavoratori dell’economia informale al virus; garantiscano che le persone infette abbiano accesso all’assistenza sanitaria; forniscano un reddito e un sostegno alimentare alle persone e alle loro famiglie; e prevengano danni al tessuto socio-economico dei paesi.


7. Conclusioni


Una cosa è certa sul COVID-19: non sappiamo quanto durerà, quanti ne saranno colpiti e quale sarà l'impatto sulla società e sull'economia. Anche le questioni di ordine scientifico - come le mutazioni del virus, le variazioni dei tassi di morte e di infezione - rimangono attualmente irrisolte e l'incertezza epidemiologica ci accompagna in questo inizio 2021.


L'impatto sui paesi africani è caratterizzato da un tasso di incertezza ancora maggiore.


Perdita delle fonti di reddito, chiusura delle scuole e deteriorarsi delle crisi preesistenti, aggravano le condizioni di insicurezza alimentare di cui molti Paesi africani soffrono, facendo sì che l’emergenza sanitaria accresca la fame più di quanto non affolli i pochi ospedali.


L’impatto del covid-19 in Africa è paradigmatico di come le condizioni di vulnerabilità già esistenti rendano la pandemia profondamente diseguale nei sui effetti, facendo del numero dei contagi un dato insignificante per coglierne la reale portata in contesti fragili.


(scarica l'analisi)

Covid-19 in Africa_ Stefano Pellegrini
Download • 748KB

Bibliografia/Sitografia


250 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page