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Cavi sottomarini, sicurezza e competizione geopolitica tra Usa, Europa e Cina

Aggiornamento: 24 mag 2022

Figura 1: cavi sottomarini. (Istock)

1. Introduzione


I trend tecnologici degli ultimi anni evidenziano sempre più la tendenza verso soluzioni e device wireless, ma in realtà la connettività dipende dai cavi posati sui fondali marini. Si tratta di infrastrutture essenziali per le comunicazioni e per il trasporto di energia e di vitale importanza per l’economia di tutti gli Stati. Ad oggi, infatti, il 97 % del traffico internet globale, con 10 miliardi di dollari di transazioni finanziarie giornaliere, avviene attraverso cavi sottomarini, per un totale di 1,2 milioni di chilometri di lunghezza (più di tre volte la distanza dalla terra alla luna). Il processo di transizione digitale, accelerato dalla pandemia di COVID-19, e l’avvento dei nuovi e più potenti standard di comunicazione, come il 5G e le tecnologie da esso abilitate, sono destinati a rendere i wet cables infrastrutture sempre più strategiche nella società moderna e a porli al centro della competizione geopolitica tra le grandi potenze.


2. Definizione e cenni storici.


I cavi sottomarini collegano Paesi di tutto il mondo, spesso sono lunghi migliaia di chilometri e sono in grado di trasmettere in tempo reale enormi quantità di dati da un punto di atterraggio all’altro. I cavi sono generalmente costituiti da fibre ottiche che trasportano le informazioni, ricoperte da gel di silicio, quindi rivestite in vari strati di plastica, cavi in ​​acciaio, rame e nylon per fornire isolamento a proteggere il segnale. La posa sul fondale marino avviene con navi speciali, c.d. navi posacavi, appositamente costruite per questo scopo, e con l’aiuto di uno strumento che funge da aratro per scavare il solco all’interno del quale posizionare il cavo

Figura 2: interno cavi (wikimedia)

La nascita dei cavi sottomarini risale al 1842, quando Samuel Morse, l’inventore del codice Morse, posò un cavo nelle acque del porto di New York, telegrafando con successo. Pochi anni dopo, nel 1850, la compagnia anglo-francese Channel Submarine Telegraph Company posò il primo cavo commerciale tra l’Inghilterra e la Francia, mentre nel 1858 ci fu la posa del primo cavo telegrafico transatlantico, ad opera dalla Atlantic Telegraph Company, che collegava Terranova (Trinity Bay, nell’attuale Canada) a Valentia, nell’Irlanda occidentale. Il cavo rimase attivo per sole tre settimane prima di rompersi irreparabilmente, ma in questo breve lasso di tempo riuscì a trasmettere la prima comunicazione ufficiale tra due continenti, ossia un messaggio di congratulazioni della regina Vittoria al presidente degli Stati Uniti James Buchanan. Nel 1866, la Anglo-American Telegraph Co. costruì un cavo in grado di collegare stabilmente le due sponde dell’Atlantico. Il successo diede il via alla posa di molti altri cavi, assumendo importanza su più livelli: dal punto di vista tecnologico, i cavi sottomarini entravano nel novero delle infrastrutture essenziali per gli scopi commerciali, geopolitici e di cooperazione regionale delle grandi potenze[1]; dal punto di vista politico, invece, il cavo rafforzava la cooperazione tra il Regno Unito e gli Stati Uniti, contribuendo a consolidare quella special relationship che ancora oggi caratterizza le relazioni bilaterali tra Londra e Washington.


Il progresso tecnologico ha poi consentito l’evoluzione dei cavi e il miglioramento delle prestazioni, portando, nel 1940, all’introduzione dei ripetitori, che aumentano il segnale lungo tutto il percorso dell’infrastruttura, e nel 1955 alla posa del primo cavo telefonico sottomarino, TAT-1. Bisogna aspettare gli anni ottanta invece per la posa dell’ottavo cavo di comunicazione transatlantico, TAT-8, il primo in fibra ottica.

Figura 3: Mappa dei cavi sottomarini (submarinecablemap.com)

3. Mercato, costi di produzione e vulnerabilità


Oggi, ad eccezione dell’Antartide, sono operativi nel mondo più di 400 cavi sottomarini. Si tratta di un mercato con forti barriere all’ingresso, dati gli altissimi costi di produzione e manutenzione. Si stima, infatti, che i costi per chilometro oscillino da 28000 a 90000 dollari. Le aziende attive nel settore sono dunque le Telco, le aziende specializzate nella costruzione e nella manutenzione dei cavi, molto spesso consorziate alle prime, e più di recente le compagnie Big tech statunitensi, in particolare Facebook, Google, Amazon e Microsoft.


Diverse, poi, sono le criticità in ordine alla sicurezza dei cavi, trattandosi di infrastrutture esposte a una serie di fattori, come eventi naturali (terremoti o danni dovuti ai morsi degli squali) o legati ad attività umane (pesca), che possono minacciare l’integrità fisica del cavo e il suo funzionamento. Un caso emblematico è rappresentato dal terremoto del Hengchun che nel 2006 ha colpito lo stretto di Luzon, tra Taiwan e le Filippine, importante punto di strozzatura con il passaggio di molti cavi sottomarini. Le frane innescate dal terremoto hanno provocato il danneggiamento di 8 cavi, bloccando le comunicazioni Internet per 49 giorni e impattando fortemente sull’economia dei Paesi dell’area (Taiwan, Cina, Hong Kong, Giappone, Singapore e Corea del Sud).


3.1. Attori statali


Ci sono poi i danni derivanti da atti di sabotaggio commessi da attori statali.


Si tratta certamente di una questione antica. Già durante il primo conflitto mondiale, la tranciatura dei cavi telegrafici tedeschi da parte della nave britannica Alert costrinse la Germania a utilizzare la rete monopolista inglese per tutte le sue comunicazioni riservate. Questa circostanza consentì a un’unità di spionaggio della Marina Militare britannica, nota come Room 40, di intercettare e decifrare il telegramma con il quale il Ministro degli Esteri tedesco Arthur Zimmermann istruiva l’ambasciatore tedesco sull’avvio di interlocuzioni con il governo messicano finalizzate a proporre un’alleanza contro gli Stati Uniti[2].


A distanza di un secolo, la centralità assunta dalla connettività rende difficile pensare a una minaccia più insidiosa, o addirittura esistenziale, di quella rappresentata dal sabotaggio di uno o più cavi sottomarini a opera di una potenza ostile. Si tratta di un rischio concreto e attuale che preoccupa sia i Paesi NATO sia i Paesi dell’UE. I timori principali hanno ad oggetto la postura aggressiva della Russia. I programmi di investimento avviati dopo la campagna in Georgia del 2008 (SAP – State Armament Program), gli investimenti navali, concentrati soprattutto sul comparto dei sottomarini, e la strategia messa in atto durante l’occupazione della Crimea nel 2014, diretta a isolare la penisola con l’interruzione dei collegamenti via cavo con l’Ucraina, sono indicatori che lasciano presagire la possibilità che Mosca adotti modalità di aggressione asimmetriche, anche per compensare il persistente squilibrio del suo esercito, in particolare dal punto di vista tecnologico, con quelli dei Paesi NATO. In questo contesto, l’aggressione all’Ucraina, iniziata il 24 febbraio 2022, ha sicuramente innalzato i livelli di rischio di pari passo con l’inasprimento delle sanzioni contro Mosca.


3.2. Attori non statali


Le minacce ai cavi sottomarini non sono limitate ai soli attori statali. Un episodio singolare si è verificato nella primavera del 2013, quando la Marina egiziana ha arrestato tre subacquei nelle acque al largo della costa di Alessandria con l’accusa di aver tentato di tagliare il cavo Internet SeaMeWe-4 (South East Asia–Middle East–Western Europe 4), una delle dorsali internet principali tra il Sud Est asiatico, il subcontinente indiano, il Medio Oriente, l’Africa e l’Europa.

Figura 4: Percorso Cavo Internet SeaMeWe-4 (fujitsu)

Gli autori del gesto non hanno mai fornito delle motivazioni concrete, ma la loro azione ha dimostrato tutta la fragilità dell’infrastruttura e anche il basso grado di conoscenze tecniche richiesto per sabotarla.

Il rischio è ancora più grave per i Paesi meno sviluppati e instabili dal punto di vista politico. In questi casi, infatti, i danni ai cavi e le relative conseguenze economiche si abbattono su contesti già fragili, producendo conseguenze potenzialmente drammatiche sul piano interno. Nel luglio 2017, ad esempio, la Somalia ha subìto un’interruzione quasi totale della connessione Internet a causa della rottura accidentale di un cavo. L’incidente ha generato costi economici intorno a 10 milioni di dollari al giorno, cifra importante se si considera che più della metà della popolazione somala vive con un reddito giornaliero di 1,90 dollari.


3.3. I Punti di atterraggio


Le minacce ai cavi non si limitano all’ambiente sottomarino, ma possono riguardare anche i punti di atterraggio sulla terraferma. Si tratta di stazioni ubicate spesso in piccole città costiere in cui il personale di vigilanza potrebbe non essere sufficientemente armato o qualificato per garantire la sicurezza. Inoltre, tali stazioni spesso ospitano più cavi e costituiscono punti di strozzatura la cui protezione fisica contro disastri naturali, atti terroristici e operazioni di intelligence finalizzate a installare dispositivi per registrare o sottrarre dati (c.d. tapping) è una parte fondamentale della sicurezza, che richiede investimenti e cooperazione. Come noto, i punti di atterraggio sono stati al centro del caso datagate. Lo scandalo, scoppiato nel 2013 a seguito di scoop giornalistici basati sulle rivelazioni di Edward Snowden, ha portato alla luce le attività di spionaggio condotte dalla NSA statunitense e dalla GCHQ britannica e dirette a intercettare enormi quantità di dati, comprese le comunicazioni riservate di Capi di Stato e di Governo di Paesi europei, utilizzando gli snodi dei cavi sottomarini di Mazara del Vallo, in Sicilia, e di Ayios Nikolaos, nell’isola di Cipro.


4. I cavi e il rischio Cyber


Dopo terra, mare, cielo e spazio extra- atmosferico, lo spazio cibernetico[3] rappresenta il quinto dominio, ossia una nuova dimensione della conflittualità in cui i Paesi maggiormente informatizzati sono esposti a minacce particolarmente insidiose. Attori statali e non statali possono introdursi nei sistemi informatici di un altro Paese e attaccarne le infrastrutture critiche, arrivando a pregiudicare le funzioni vitali dello Stato. La cybersecurity è infatti in cima ai programmi di investimento di moltissimi governi e rappresenta lo strumento che garantirà la resilienza dei Paesi nelle future cyber warfare. In questo contesto, la tendenza a utilizzare sistemi di controllo da remoto dei cavi sottomarini aggiunge ulteriori elementi di rischio. I sistemi di gestione della rete, come i ROADM (Reconfigurable Optical Add/Drop Multiplexer) possono essere oggetto di hacking ed essere manipolati da remoto per raccogliere informazioni o interrompere il flusso di dati.


5. Framework normativo


A partire dall’introduzione del telegrafo, i cavi sottomarini sono sempre stati riconosciuti come infrastrutture da tutelare e regolamentare[4]. La questione è stata al centro di diverse conferenze internazionali, che hanno portato all’adozione di quattro strumenti convenzionali: la Convenzione internazionale per la protezione dei cavi telegrafici sottomarini, conclusa a Parigi il 14 marzo 1884; la Convenzione sull’alto mare e sulla piattaforma continentale, adottate a Ginevra il 29 aprile 1958; e la Convenzione ONU sul diritto del mare, conclusa a Montego Bay nel 1982 (UNCLOS).


Tuttavia, l’evoluzione normativa non è andata di pari passo al progresso tecnologico e al ruolo centrale assunto dai cavi sottomarini come infrastruttura globale, rendendo il regime esistente sempre più inadeguato a garantire un sufficiente livello di protezione.


5.1. La Convenzione di Montego Bay


La convenzione di Montego Bay, ratificata da 168 Stati, con l’importante assenza degli Stati Uniti, è riproduttiva del diritto internazionale generale e rappresenta il punto di riferimento per la disciplina degli spazi marini. Rispetto al tema in esame, la Convenzione distingue tra mare territoriale, zona economica esclusiva, piattaforma continentale e alto mare. Per il mare territoriale, che si estende fino a 12 miglia dalla linea di base (art. 3), la Convenzione stabilisce che “La sovranità dello Stato costiero si estende allo spazio aereo sovrastante come pure al relativo fondo marino ed al suo sottosuolo” (art. 2). Pertanto, la posa dei cavi sottomarini può avvenire solo con il consenso dello Stato territoriale. Nella zona economica esclusiva, che ogni Stato costiero può dichiarare fino a 200 miglia nautiche dalla linea di base (art. 57), e nella piattaforma continentale, l’UNCLOS afferma il principio della libertà della posa dei cavi,ma lo Stato territoriale può richiedere di approvare il tracciato del cavo affinché non impedisca l’esplorazione e lo sfruttamento del sottosuolo (art 58; art. 79). Per l’alto mare, infine, l’art. 112 riconosce a tutti gli Stati il diritto di posa dei cavi sottomarini, con il solo limite di tenere conto dei cavi già in posizione e di non pregiudicarne la possibilità̀ di riparazione (art. 79, n.5).


Tuttavia, la protezione offerta dalla Convenzione presenta alcune criticità. In particolare, l’art. 113 richiede agli Stati l’adozione di norme sulla rottura o la lesione dei cavi in alto mare o nella zona economica esclusiva da parte dei loro cittadini o di una nave battente la loro bandiera, se tale rottura è stata eseguita con dolo o negligenza colposa. La Convenzione però non prevede adeguate misure contro la mancata implementazione da parte degli Stati. Inoltre, una parte della dottrina, evidenziando come la norma non prenda in considerazione la minaccia terroristica, né la natura di infrastruttura globale dei cavi, sostiene che le azioni previste dall’art. 113 dovrebbero configurarsi come reati sottoposti a giurisdizione universale, consentendo pertanto a tutti gli Stati di avere giurisdizione sull’autore del reato[5].


6. I cavi e la competizione geopolitica


La materia dei cavi sottomarini rappresenta un tassello molto importante del più ampio scontro geopolitico per il primato tecnologico tra Stati Uniti e Cina.


6.1. Cina


Ad oggi, il mercato dei cavi è largamente dominato da Washington, ma Pechino ha espresso chiaramente la volontà di diventare un player globale[6]. Il recente lancio del piano quinquennale (2021-2025) diretto a rafforzare le infrastrutture digitali, tra cui i cavi sottomarini, con investimenti pari a 570 miliardi di dollari, rientra nella visione cinese di potenziare l’industria interna e affrancarsi dalla dipendenza tecnologica dall’occidente (c.d. dual circulation strategy). Il Piano è legato inoltre alla strategia di espansione nota come Belt and Road Initiative (BRI), o Vie della Seta, in particolare a quella componente riguardante la dimensione tecnologica e rappresentata dalla Digital Silk Road. Quest’ultima, annunciata nel 2015, racchiude i programmi di investimento della Cina nell’industria digitale, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, in Asia e nel continente africano. La Digital Silk Road, unita al programma China Standard 2035, con il quale Pechino vorrebbe imporre i propri standard tecnologici, ha l’obiettivo finale di espandere l’influenza politica cinese e conquistare fette di mercato a danno degli Stati Uniti, vincolando i paesi destinatari degli investimenti all’utilizzo di tecnologia proprietaria. Al contempo, la strategia cinese mira a sottrare l’industria high-tech domestica a condizionamenti esterni (si pensi al caso dei semiconduttori).


In questo contesto rientrano anche i cavi sottomarini, che giocano un ruolo fondamentale nella politica di proiezione di potenza di Pechino. Ci si riferisce, in particolare, al cavo PEACE, acronimo per Pakistan East Africa Connecting Europe, costruito da un consorzio di aziende cinesi guidato dal gruppo Hengtong e da due controllate Hengton Marine e Huawei Marine, destinato a diventare una dorsale strategica che, con un’estensione di 12.000 km, connetterà la Cina all’Europa, passando per il Pakistan e l’Africa orientale.


6.2. Usa


La risposta degli Stati Uniti ai progetti cinesi è arrivata al Vertice G7 del giugno 2021 in Cornovaglia con il lancio dell’iniziativa Build Back Better for the World . Il piano ha l’obiettivo mobilitare grandi quantità di capitale privato in quattro aree di interesse - clima, salute e sicurezza sanitaria, tecnologia digitale, equità e uguaglianza di genere - per soddisfare le enormi esigenze infrastrutturali, anche digitali, dei paesi a basso e medio reddito dall’America Latina e dall’area caraibica fino all’Indo-Pacifico e all’Africa. La strategia lanciata da Biden avviene parallelamente all’ingresso nel settore dei cavi sottomarini delle Big Tech statunitensi. Nel 2021, Facebook e Google hanno annunciato i loro piani per la costruzione di un cavo sottomarino di 12.000 chilometri - Apricot, (“Albicocca”) - che collegherà Singapore, Giappone, Guam, Filippine, Taiwan e Indonesia. Facebook ha poi creato un consorzio con altre società di telecomunicazioni per costruire quello che potrebbe rivelarsi il cavo sottomarino più lungo di sempre: 2Africa, un cavo lungo 37000 chilometri, progettato per abbracciare l’intero continente africano e collegare, entro il 2024, 33 paesi in Africa, Europa e nel Medio Oriente. Tuttavia, la partecipazione al consorzio di China Mobile International rappresenta un elemento di criticità. Gli Stati Uniti hanno più volte manifestato preoccupazione sulla presenza di compagnie cinesi all’interno dei consorzi, temendo azioni finalizzate allo spionaggio e alla sottrazione di dati[7]. La diffidenza di Washington ha portato ad esempio al ritiro di Facebook, nel marzo del 2021, dal consorzio Hong Kong-America e alla sospensione del cavo sottomarino Hong Kong-USA, tra Los Angeles e Hong Kong.


6.3 Europa


All’interno dello scontro tecnologico tra Usa e Cina, l’Europa sta tentando di trovare una propria via verso l’autonomia strategica, accelerando i processi di transizione ecologica e digitale. L’Europa ricopre un ruolo fondamentale e una posizione strategica: da un lato, ospita i c.d. FLAP Countries (Francoforte, Londra, Amsterdam e Parigi), sedi dei maggiori hub di data center in Europa, che rappresentano più del 50% del traffico dati nei Paesi EMEA (Europe, Middle East and Africa); dall’altro lato, si trova al centro dei nuovi corridoi digitali, legati a molti progetti di cavi sottomarini che collegheranno l’Europa alla aree a maggiore trasformazione digitale, come Africa e India[8]. In questo contesto, l’UE sta operando su due fronti: politica industriale e attività legislativa.


Nella Strategia Industriale del 2020, aggiornata a maggio 2021 sulla base degli effetti della pandemia di Covid-19, la Commissione aveva già indicato la accelerazione della transizione verso un’economia verde e digitale come obiettivi della politica industriale europea, ma anche come strumenti per aumentare i livelli di competitività dell’industria e rafforzare l’autonomia strategica e la sovranità digitale europea. A marzo 2021, coerentemente con gli obiettivi di politica industriale, venticinque Stati membri si sono impegnati a rafforzare la connettività Internet tra l’Europa e i suoi partner in Africa, Asia, nel vicinato europeo, nei Balcani occidentali e in America Latina, firmando la dichiarazione che istituisce gli European Data Gateways come elemento chiave del prossimo decennio digitale dell’UE. Gli Stati membri si impegnano ad allineare le rispettive iniziative nazionali per concentrarsi sul rafforzamento della connettività internazionale, potendo utilizzare anche i fondi del Piano europeo di ripresa e resilienza per finanziare la realizzazione di reti nazionali. La Dichiarazione, poi, individua i cavi sottomarini come un’infrastruttura essenziale per sostenere il crescente flusso di dati in arrivo dall’Africa, dall’Asia e dall’America Latina[9].


Sul piano legislativo, invece, un punto molto importante è rappresentato dalla Direttiva NIS (EU-2016/1148) - Network and Information Security, riguardante la sicurezza delle reti cibernetiche. Nella versione del 2016, la Direttiva, pur focalizzata sulla protezione delle infrastrutture critiche, non faceva riferimento specifico ai cavi sottomarini, denunciando così una forte lacuna. Tuttavia, alcune indiscrezioni e dichiarazioni pubbliche di rappresentanti europei confermerebbero l’inserimento della sicurezza dei cavi sottomarini nella nuova versione della Direttiva. La bozza approvata dalla Commissione industria del Parlamento europeo prevede che gli Stati membri dell’Unione assicurino “l’integrità e la disponibilità di queste reti pubbliche di comunicazione elettronica” e considerino “la loro protezione dal sabotaggio e dallo spionaggio di vitale interesse per la sicurezza. Le informazioni sugli incidenti, per esempio sui cavi di comunicazione sottomarini, dovrebbero essere condivise attivamente tra gli Stati membri”.


7. Conclusioni


I cavi sottomarini sono infrastrutture essenziali per le comunicazioni e per l’economia globale. Tuttavia, a tale ruolo strategico corrispondono fattori di rischio che peseranno sempre di più sulla sicurezza, considerando il prevedibile aumento della competizione e della conflittualità tra le grandi potenze intorno a queste infrastrutture. Sul piano della regolazione, il principale strumento convenzionale che disciplina la materia, ossia l’UNCLOS, è uno strumento ormai datato, risalendo a circa sei anni prima della costruzione di TAT-8, il primo cavo in fibra ottica transatlantico al mondo, e necessiterebbe di un adeguamento a una realtà estremamente mutata nel corso degli ultimi anni. Sul piano operativo, invece, la tendenza a seguire percorsi predefiniti, creando in alcune zone punti di strozzatura con un’alta concentrazione di cavi, rappresenta certamente un fattore di rischio. In caso di eventi naturali o di attacchi, intere reti di cavi potrebbero collassare e bloccare in tutto o in parte le comunicazioni tra una miriade di Paesi, con conseguenze di varia natura e potenzialmente drammatiche sotto il profilo economico, sociale e politico. Al riguardo, come evidenziato da molti esponenti dell’industria, una possibile soluzione in ottica di prevenzione potrebbe risiedere nell’adozione di un approccio basato sulla ridondanza e sulla diversificazione sia delle rotte che dei punti di atterraggio.


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Cavi sottomarini, sicurezza e competizione geopolitica _Alessio Frugiuele
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Note

[1] Si pensi ai primi cavi transpacifici completati nel 1902 e nel 1903, che collegavano gli Stati Uniti alle Hawaii nel 1902 e a Guam e alle Filippine nel 1903) [2] Altri casi si sono verificati durante il periodo della Guerra Fredda. Si veda l’operazione Ivy Bells [3] “Cyberspace is a global domain within the information environment whose distinctive and unique character is framed by the use of electronics and the electromagnetic spectrum to create, store, modify, exchange, and exploit information via interdependent and interconnected networks using information-communication technologies” D.T. Kuehl, From Cyberspace to Cyber-power: Defining the Problem, in Cyberpower and National Security, a cura di F.D. Kramer, S. Starr, L.K. Wentz, National Defense University Press, Washington DC, 2009. [4] United Nations. Documents on the Development and Codification of International Law, Supplement to American Journal of International Law, Volume 41, No. 4, October, 1947. [5] T. Davenport, Submarine Cables, Cybersecurity and International Law: An Intersectional Analysis, in 24 Cath. U. J. L. & Tech, pag. 77, 2015. [7] Si pensi all’inserimento di backdoor all’interno dei cavi. [8] Un esempio è dato dal cavo Blue Ramen [9] Pochi mesi fa è diventato operativo il sistema di cavi Ellalink, cofinanziato dall’UE, che rafforzerà la piattaforma EU-Atlantic Data Gateway tra l’Europa e l’America Latina e darà un impulso alla collaborazione economica, scientifica e culturale tra i due continenti.


Bibliografia

  • T. Davenport, Submarine Cables, Cybersecurity and International Law: An Intersectional Analysis, in 24 Cath. U. J. L. & Tech, pag. 77, 2015.

  • D.T. Kuehl, From Cyberspace to Cyber-power: Defining the Problem, in Cyberpower and National Security, a cura di F.D. Kramer, S. Starr, L.K. Wentz, National Defense University Press, Washington DC, 2009

  • United Nations. Documents on the Development and Codification of International Law, Supplement to American Journal of International Law, Volume 41, No. 4, October, 1947

Sitografia

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