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L’Africa scommette su sé stessa: è possibile una connessione tra AfCTFA e migrazioni?

Aggiornamento: 4 set 2021

1. Introduzione


L’andamento di trend politico-economici e sociali sempre più vantaggiosi nel continente africano delinea l’immagine di un’area in forte crescita. Una spinta di tale portata si muove tra fattori demografici positivi, processi di trasformazione interessanti a livello sociale, interconnessioni continue su scala globale e sempre più investimenti.


La sommatoria di questi elementi permette di porsi con lungimiranza di fronte alle dinamiche di crescita e sviluppo che oggi interessano l’Africa, offrendole una posizione centrale nelle questioni geopolitiche internazionali. La centralità a cui accenno in questa sede è un tentativo di spolverare via le narrazioni neocoloniali che si rifanno all’Africa come terra di conquiste e conflitti. Le difficoltà e le problematicità di certo persistono ancora ma ciò che più conta oggi è soffermarsi a ragionare su alcune dinamiche di sviluppo interno e cominciare a confrontarsi con i passi avanti che rappresentano occasioni di portata internazionale e di dinamismo all’interno dell’area africana, dimostrando la possibilità di ricercare termini di relazione differenti tra le due sponde dell’oceano e all’interno del continente stesso.


Interessante in questi mesi, oltre a una considerazione sugli effetti e sull’evoluzione della pandemia in Africa[1], è l’entrata in vigore dal primo gennaio 2021 del Trattato internazionale di Libero Commercio Continentale Africano, che regola l'apertura delle frontiere tra i Paesi africani[2]. Di fronte a un evento tanto potenziale, pensare alle dinamiche migratorie interne al continente africano può portarci a lavorare sul nostro immaginario? Mettere insieme l’impatto della pandemia che ha bloccato e/o rallentato i flussi migratori verso l’Europa e riflettere sul processo di integrazione di questa nuova area, può essere pensato come l’ennesimo passo per allontanarsi dalla fotografia occidentalizzata di flussi di sola andata in direzione dell’Europa e della visione dell’Africa come terra povera e in guerriglia?


2. L’Africa in movimento su se stessa


Confini bloccati, lockdown e restrizioni hanno limitato la possibilità di libera circolazione nel corso degli ultimi mesi a livello mondiale. Sorge allora spontaneo chiedersi se tale andamento restrittivo abbia alterato o creato nuove dinamiche non solo per il settore economico quanto anche per l’organizzazione e la gestione dei flussi migratori.


Leggere i dati relativi alle migrazioni interne al continente africano e a quelle in direzione dell’Europa sullo sfondo di una pandemia globale, oggi offre spunti di riflessione interessanti. La migrazione interna al continente africano è un fenomeno di vecchia data che, seppur spesso sottovalutato (in merito un’analisi dell’analista Luigi Limone https://www.amistades.info/post/le-migrazioni-interne-all-africa-un-fenomeno-spesso-trascurato), permette di comprendere in maniera significativa come molto spesso migranti e rifugiati siano internally displaced[3].


Ad oggi, in conseguenza all’evoluzione e all’impatto della pandemia, questo è uno dei settori da tenere sott’occhio in termini qualitativi e quantitativi, oltre che sicuramente di potenziale obiettivo per i processi di crescita e investimento che interessano l’area. Se limitiamo il nostro sguardo alle migrazioni che dall’Africa hanno raggiunto l’Italia nel corso degli ultimi due anni, facendo fede ai dati registrati e consapevoli delle difficoltà nel fornire una panoramica complessiva precisa, risulta che nel corso della prima ondata del Covid-19, il Bel Paese abbia vissuto una riduzione rilevante degli sbarchi rispetto ai mesi precedenti[4]. Complessivamente, sulla base dei dati sugli arrivi in Italia (e in Europa – soprattutto con lo spostamento dei flussi verso le Canarie e lungo la rotta del Mediterraneo occidentale) nel 2020 e nella prima parte del 2021, si sono però registrati molti più arrivi rispetto al 2018 e al 2019[5].


Tuttavia, nonostante gli sbarchi verso l’Italia e la Spagna siano aumentati nell’ultimo anno e mezzo, le migrazioni interne al continente africano restano decisamente un fenomeno di portata maggiore. Soffermandosi infatti a livello continentale, quel che sommariamente emerge è che allo scoppio della pandemia i flussi migratori hanno in prima battuta subito una notevole restrizione, optando poi perla scelta di indirizzarsi principalmente verso un altro Paese africano[6].


Rispetto a questa decisione, quali possono essere le possibilità offerte dagli Stati singolarmente? Quali invece le opportunità a livello continentale?


3. Afctfa: una forza propulsiva e previdente


Se la pandemia ha di certo causato disagi e danni alle nostre economie, limitando possibilità e aumentando i distanziamenti, è vero che guardare all’Africa in questo momento storico vuol dire anche confrontarsi con 54 sistemi economici e sociali tra loro diversi che, come precedentemente accennato, dal primo gennaio 2021 hanno deciso di abbattere muri e confini. Si tratta di un momento storico che demarcherà gli sviluppi non solo economici quanto anche tecnologici, sociali e di interscambio all’interno dei mercati africani, potenziando l’economia complessiva di un continente e superando la logica del divide et impera tipicamente connessa all’epoca coloniale.


L’implementazione di un progetto di questo tipo costerà sicuramente sacrifici e difficoltà per le varie economie nazionali ma, oltre ad essere un grosso beneficio per il settore economico se ben gestito, dei suoi frutti positivi godranno anche altri settori e gli indicatori di sviluppo di molte aree africane. In particolare, nuove consapevolezze e realtà diversificate messe insieme da un obiettivo comune potranno ridimensionare quei flussi migratori di cui tanto si parla e che già oggi si muovono in larga misura all’interno del continente.


Siamo ancora in una fase iniziale dell’implementazione di tale progetto ma l’accordo che oggi impegna l’Africa non interessa solo le grandi multinazionali o le grosse imprese. Di questa possibilità potranno beneficiare piccole e medie imprese, lavoratori e singoli cittadini, come testimonia l’idea di istituire un passaporto digitale. Come riporta l’articolo 3 paragrafo a dell’accordo, vi è infatti la volontà“di creare un mercato unico delle merci, dei servizi, agevolato dalla circolazione delle persone al fine di approfondire l'integrazione economica del continente africano e conformemente alla visione panafricana di ‘Un'Africa integrata, prospera e pacifica’ sancita dall'Agenda 2063”[7].


4. Africa Futures 2030


Il tema della crescita economica e sociale dell’Africa interessa oggigiorno molti studiosi e accademici. Tra questi studi, è interessante l’analisi African Futures 2030, realizzata sotto il patrocinio dello European Union Institute for Security Studies e guidata da un gruppo di ricercatori e istituzioni tra Africa ed Europa nato nel 2019[8]. L’obiettivo è la promozione di una serie di riflessioni sulle possibili linee guida strategiche che muoveranno l’Africa subsahariana in vista del 2030.


Nel dossier si studiano pro e contro di dieci settori di potenziale crescita per il continente africano: settore digital, questione ambientale, mondo del lavoro, urbanizzazione, tema dei conflitti, armamenti, governance, criminalità, energia e, infine, gestione dei mari.


Su questo ultimo punto, leggendo il documento emerge una posizione interessante degna di essere esaminata. Sono numerosi gli studiosi che abbracciano la tesi secondo la quale i Paesi africani svilupperanno piani strategici anche per il settore marittimo, accompagnando i potenziali progressi via terra legati al trattato precedentemente menzionato. Tale scelta risponde a una strategia di lungo periodo, tenendo conto del posizionamento geografico a livello costiero della gran parte degli Stati africani. Un esempio è la strategia marittima integrata che guarda al 2050 e prevede di promuovere l’integrazione africana puntando su una serie di attività e sull’uso di risorse marittime per la creazione di una zona marittima esclusiva combinata dell'Africa.


Facilitare la mobilità dei cittadini africani, compresi imprenditori, professionisti, lavoratori e consumatori, sia via mare che via terra, è ad oggi necessario per offrire un beneficio multidimensionale e di larga portata per i singoli. È quindi possibile leggere il protocollo dell'Unione africana (UA) in merito alla libera circolazione delle persone[9] come una ulteriore chiave di lettura di fronte al desiderio di promuovere la libera circolazione dei singoli individui a livello continentale.


5. Conclusioni


Tirando le fila, è in atto una crescita economica africana non indifferente che non può fuggire alle logiche delle grandi economie mondiali su scala internazionale.


Accompagnare la creazione di questo libero spazio tra i Paesi africani è una call for action per ciascuno Stato. Procedere con maggiore responsabilizzazione vuol dire anche decostruire alcune falle per muoversi con un’ottica di nuove opportunità di lavoro e di crescita a livello continentale.

Afcfta ne è un pilastro centrale che contribuirà a stimolare l'industrializzazione africana, a raggiungere una maggiore autosufficienza economica e un aumento dei flussi commerciali. Oltre alle questioni strettamente economiche, le scelte e le decisioni di cui sopra determineranno la possibilità di formare un blocco regionale coeso che possa contribuire all'economia e allo sviluppo sociale oltre che a una possibile integrazione su scala globale.


Parlare di migrazione vuol dire anche promuovere studi e iniziative che comprendono come lo sviluppo economico del continente sia collegato alla creazione di reti tra migranti sia a livello transnazionale quanto all’interno del continente africano stesso. A tal fine, per meglio studiare i processi migratori e fornire dati attendibili, l’Unione africana ha creato l’Africa Migration Data Networkin collaborazione con Global Migration Data Analysis Centre, Statistics Sweden e l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). Si tratta di una rete che potrà fornire statistiche più dettagliate e curate sul tema della migrazione in Africa.


Nonostante ad oggi siano ancora progetti in una fase embrionale, sono di certo opportunità su cui fermarsi a riflettere e iniziare a investire. L’Africa del domani si costruisce da oggi.


(scarica l'analisi)

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Note


[1] Per approfondire rimando a un’analisi interessante dell’Ispi https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/la-pandemia-africa-25688. Si tratta di una ricerca relativa all’evoluzione della pandemia in Africa, ai tentativi di risposta coordinata tra gli Stati e, sul finire, un commento di Camillo Casola, ISPI Research Fellow per il Programma Africa.

[2]L'unico stato africano a non aver né firmato né ratificato l'accordo è l'Eritrea. La motivazione alla base può essere identificata nella posizione dell'attuale amministrazione eritrea che considera l'economia un settore esclusivamente sotto il controllo e la gestione del governo. Per approfondire http://www.cuts-geneva.org/pdf/eAfCFTA-Study-E-Commerce_in_the_AfCFTA.pdf

[3] Dati e approfondimenti in riferimento alla crescita delle migrazioni interne possono essere letti in questo documento: https://publications.iom.int/system/files/pdf/africa-migration-report.pdf pp. 41-51. [4]Villa M., Fact Checking: migrazioni (e Covid-19), ISPI, 2020. https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/fact-checking-migrazioni-e-covid-19-27058

[5]https://www.interno.gov.it/sites/default/files/2021-05/cruscotto_statistico_giornaliero_28-05-2021.pdf Questo documento, fornito dal Ministero degli interni, illustra la situazione relativa al numero dei migranti sbarcati a decorrere dal 1 gennaio 2021 fino al 28 maggio 2021 e compara i dati con quelli riferiti allo stesso periodo per gli anni 2019 e 2020. Possibili influenze sul numero finale possono essere considerate le politiche restrittive dei porti chiusi in Italia e i decreti sicurezza emanati dal ministro Salvini nel corso degli anni precedenti.

[6] Infatti, durante la prima fase della pandemia, alcuni Stati africani hanno optato per limitare gli spostamenti, chiudendo preventivamente i loro confini. È ad esempio il caso del Senegal, seguito poi da altri 43 Paesi africani Per i dati relativi alle migrazioni interne e agli investimenti all’interno delle città africane è interessante la lettura del seguente documento: https://africacenter.org/spotlight/african-migration-trends-to-watch-in-2021/

[7] L’articolo 3.a dell’Accordo che istituisce la zona di libero scambio continentale africana (Agreement establishing the African Continental free trade area) dichiara: “The general objectives of the afcfta are to: (a) createto create a single market for goods, services, facilitated by movement of persons in order to deepen the economic integration of the African continent and in accordance with the Pan African Vision of “An integrated, prosperous and peaceful Africa” enshrined in Agenda 2063.” È possibile consultare l’intero accordo direttamente da qui https://au.int/sites/default/files/treaties/36437-treaty-consolidated_text_on_cfta_-_en.pdf

[8] https://www.iss.europa.eu/content/african-futures-2030

[9] Il Protocollo che istituisce la Comunità economica africana relativo alla libera circolazione delle persone, al diritto di soggiorno e al diritto di stabilimento - Protocol to the Treaty Establishing the African Economic Community Relating to the Free Movement of Persons, Right of Residence and Right of Establishment- (AU Free Movement Protocol) è stato adottato nel 2018. https://www.ilo.org/africa/areas-of-work/labour-migration/policy-frameworks/WCMS_671953/lang--en/index.htm


Bibliografia/Sitografia

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