L’accordo AUKUS e le ripercussioni sul progetto di Difesa e Sicurezza Comune dell’ UE
Aggiornamento: 18 nov 2021

Introduzione
Il 15 settembre 2021 ha segnato una svolta nelle relazioni transatlantiche destinata ad aprire una nuova direzione in termini di convivenza strategica e ad alterare la direzione del progetto europeo di sicurezza e difesa comune.
In questa data, infatti, Australia, Regno Unito e Stati Uniti hanno annunciato la creazione di una nuova collaborazione per la sicurezza denominata AUKUS (dalle iniziali dei nomi dei paesi in lingua inglese): un accordo di cooperazione navale indo-pacifica che dovrebbe controbilanciare l'influenza della Cina sul suo vicinato in questa regione cruciale. Questo accordo non ha solo un valore strettamente operativo ma ha anche un valore simbolico poiché riapre l'annosa questione dell'autonomia strategica dell'Unione Europea in materia di difesa e sicurezza.
1. Accordi e disaccordi: la corsa ai sottomarini a propulsione nucleare

Nel 2016 l’Australia aveva sottoscritto un accordo intergovernativo con la Francia per costruire una fornitura di 12 sottomarini convenzionali a diesel. Si trattava di un contratto stipulato con il gruppo industriale francese Naval Group per un totale di 90 miliardi di dollari australiani (circa 66 miliardi di dollari americani). La rottura dell’accordo ha scatenato la furiosa reazione di Parigi che ha richiamato gli ambasciatori da Canberra e Washington (ma al momento in cui scriviamo i diplomatici sono stati reintegrati in servizio per ridefinire i termini delle reciproche relazioni) e ha definito il patto come una “pugnalata alle spalle” attraverso le parole del Ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian. Ma dietro la decisione australiana di orientarsi verso la produzione anglo-americana ci sarebbero imperativi strategici e una necessaria stretta sui tempi, come evidenziato nel documento Defence Strategic Update nel 2020. Infatti, l’accordo originario stipulato con i francesi si stava arenando a causa di rinegoziazioni sfavorevoli e di notevoli ritardi nella consegna (i primi modelli Barracuda sarebbero stati pronti non prima del 2035).[1]
L’AUKUS sarà vantaggioso per l'Australia perché consentirà al paese di produrre su licenza sottomarini nucleari di nuova generazione, del modello SSN-X, navi ad alta velocità in grado di dare la caccia ai sottomarini missilistici cinesi grazie a sofisticati componenti di invisibilità contro i droni sottomarini. Oltretutto i sottomarini nucleari possono svolgere una missione più lunga rispetto ai sottomarini convenzionali e sono meno individuabili dai radar avversari.[2]
2. La strategia duplice della Francia: individualismo nazionalista e influenza esterna
La Francia ha, da un lato, sostenuto il progetto di difesa europeo in prima linea con la Germania, dall’altro ha perseguito una politica collaterale di vantaggio competitivo, sfruttando il concetto di “puissance d’équilibre” (potere di equilibrio) sostenuta da massicci investimenti in linea con la tradizionale “diplomatie de l’armament” (diplomazia degli armamenti). Tale linea di condotta permette al paese di porsi quale alternativa al sostegno degli Stati Uniti in materia di armamenti dato che la Francia è il terzo esportatore al mondo di armi e il primo paese europeo ad aver pianificato una Strategia Indoeuropea investendo nella creazione di collaborazioni di sicurezza ma anche in progetti culturali con le principali potenze impegnate nell’area quali Giappone, Australia e Stati Uniti. Inoltre Parigi possiede il 93% della zona economica esclusiva (ZEE) nella regione.[3]
Dopo lo smacco subìto, Macron ha annunciato il giorno stesso un trionfo militare con l’uccisione da parte delle truppe francesi di Adnan Abu Walid al-Sahrawi, capo del gruppo islamico terroristico nel Grande Sahara. La Francia, infatti, conduce da sette anni una missione nel Sahel contro i gruppi estremisti Jihadisti: l’Operazione Barkhane. Come spiega Nicki Anastasio nel suo articolo pubblicato sul blog Quaderni Africani di Africa Rivista a cura di AMIStaDeS, l’operazione è stata condotta per: «sostenere le armate dei suddetti Paesi, rafforzare il coordinamento delle risorse militari internazionali e realizzare azioni a favore della popolazione quali l’accesso ai servizi».[4] Ma dietro i clamori francesi c’è stato il supporto logistico degli Stati Uniti attraverso operazioni di ricognizione con i droni e il lavoro di tracciamento degli obiettivi sensibili da parte dell’intelligence americana.[5]
3. AUKUS e ANZUS
L’AUKUS ha rimescolato gli equilibri di potere esistenti e ha costretto le Segreterie europee ad affrontare una volta per tutte la lunga e travagliata questione della posizione da assumere nello scacchiere transatlantico. Quello che doveva essere un elemento di slancio per la comunità transatlantica pare essersi rivelato, al contrario, quale indicatore dello squilibrio tra gli alleati a favore del blocco anglofono e un preciso segno della direzione intrapresa dagli Stati Uniti. L’accordo trilaterale ha portato ad un livello operativo più elevato la collaborazione rafforzando le priorità comuni tra alleanze transpacifiche. Ricordiamo, infatti, che gli USA hanno già sottoscritto un Trattato denominato ANZUS con l’Australia e la Nuova Zelanda per la sicurezza del Pacifico, che è divenuto dal 1951 in poi la base di conduzione della politica strategica australiana.[5] L’accordo AUKUS, invece, traduce in concreto la propensione statunitense a spostare il suo centro di gravità geopolitica dall’Oceano Pacifico, sede del Trattato ANZUS, all’Oceano Indo-Pacifico e all’ Oceano Atlantico.
Gli Stati Uniti stanno perseguendo una strategia di tipo aggressivo contro la Cina, considerata un rivale sistemico, rifiutando la visione europea di Pechino quale partner commerciale. L’ AUKUS non ha i crismi di una vera e propria alleanza dato che non prevede l’impegno della difesa collettiva esplicitato dall’Articolo 5 del Trattato costitutivo della NATO. Si tratta di una rete difensiva per contrastare le minacce alla libertà di navigazione e un segnale chiaro inviato alla Cina che sfrutta la sua posizione militare periferica nella regione, in particolare a Taiwan. Nelle scorse settimane l’esercito cinese ha inviato diversi aerei da guerra nella zona di difesa area di Taiwan provocando lo sdegno di Washington. Pertanto il patto si prefigge di ottenere la capacità deterrente sulla Cina oltre a perseguire un obiettivo concreto: affondare la marina cinese in meno di 72 ore in caso di scontro.[6]
4. I paradossi delle Alleanze: sfiducia, diffidenza o strategia?
Secondo alcuni l’accordo trilaterale è stato il frutto di una mossa studiata a tavolino dall’amministrazione Biden per coprire il passo falso fatto nella gestione del ritiro delle truppe americane in Afghanistan. Per la Francia, invece, questa “decisione unilaterale, brutale e imprevedibile assomiglia molto al comportamento assunto da Trump”.[7] In realtà, esso rivelerebbe una precisa direzione strategica degli Stati Uniti per coinvolgere il mondo Anglosassone ma anche una tendenza alla competizione attiva con gli scopi economici e industriali francesi. Infatti, come sottolinea Daniel Fiott, il paradosso insito nelle relazioni transatlantiche vede la volontà degli Stati Uniti di avere: «un Europa abbastanza indipendente da pagare i suoi conti per la sicurezza e da finanziare possibili collaborazioni con gli Stati Uniti, ma non così indipendente da ostacolare i piani e le priorità di Washington».[8]
Una mancanza di collaborazione europea viene vista dagli Stati Uniti come una condotta eccessivamente morbida nei confronti della Cina, d’altra parte iniziative in grado di interferire con l’agenda statunitense e potenzialmente competitive vengono viste come una minaccia per la solidità della NATO. Il progressivo allontanamento degli Stati Uniti dalle vicende europee è ulteriormente indicato dal fatto che l’AUKUS è stato annunciato pubblicamente lo stesso giorno in cui l’UE ha pubblicato la sua prima Strategia Indo-Pacifica. E anche in coincidenza con un altro episodio, ovvero la negazione da parte della Cina all’accesso di una fregata tedesca per la sua prima visita programmata a Shangai.[9]
5. La difesa europea: una nuova marcia o un ulteriore stallo?
La rabbia francese per la situazione ha fatto allarmare anche le capitali europee, soprattutto quelle dei Paesi baltici e dei Paesi dell’ex blocco comunista che sono i più strenui sostenitori della NATO e che si sono mostrati sempre più scettici verso l’idea di una Difesa europea. In particolare, il Primo Ministro danese Mette Frederiksen ha parlato al quotidiano danese “Politiken” di fedeltà assoluta di Biden all’ Alleanza Atlantica sminuendo la posizione francese. La Danimarca è uno dei paesi ad aver reagito con maggior diffidenza al nuovo appello di autonomia strategica da parte della Francia, vedendolo come un tentativo da parte di Parigi di estendere la propria sovranità e favorire i contratti di difesa verso le società francesi.[9]
Sebbene l’idea di una Difesa Europea sia già inscritta nel Trattato di Lisbona e si sia parlato costantemente della Difesa comune come sinonimo di autonomia strategica nei confronti degli Stati Uniti in un reciproco rafforzamento con la NATO, le Nazioni Unite e i paesi partner dell’UE, non sono ancora stati raggiunti risultati concreti. A tal proposito, sono state istituite iniziative come la Cooperazione Strutturata Permanente (PESCO) e il Fondo Europeo per la Difesa al fine di promuovere la cooperazione sui progetti di difesa e alimentare un senso di unità militare. La PESCO è un meccanismo di cooperazione giuridicamente vincolante in materia di difesa che coinvolge 25 Stati Membri al fine di migliorare l’interoperabilità delle forze armate. Il Fondo Europeo per la Difesa è un fondo di investimenti innovativo per sviluppare progetti di difesa congiunti e potenziare la base tecnologica e industriale di difesa comune.[10]
Conclusione
In occasione dell’ultima riunione dei Ministri degli Esteri e della Difesa Europei in Slovenia, Macron ha suggerito di sfruttare l’AUKUS come un trampolino di lancio per lo sviluppo delle capacità congiunte e ha promesso che nel 2022 la Francia potrebbe utilizzare la Presidenza del Consiglio dell’UE per portare avanti la strategia di sicurezza come priorità assoluta. Il servizio diplomatico dell’UE, il Servizio Europeo per l’Azione Esterna (SEAE), avrà il diritto di presentare una prima versione dello Strategic Compass, il documento militare atto ad uniformare le capacità dell’intelligence, nel novembre 2021.
L’aspetto più urgente da considerare è la necessità di sviluppare una cultura strategica comune e di snellire il processo decisionale mantenendo relazioni produttive con gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Australia come partner strategici contro la Cina.
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Bibliografia/Sitografia
[1] https://www.frstrategie.org/publications/notes/france-nouvelle-alliance-pacifique-2021
Per la visualizzazione del documento si rimanda al sito: https://www1.defence.gov.au/about/publications/2020-defence-strategic-update#:%7E:text=Released%20on%201%20July%202020,their%20implications%20for%20Defence%20planning.
[5] https://www.aspistrategist.org.au/aukus-could-help-fill-the-gaps-in-anzus/
Vedi anche: https://www.politico.eu/article/why-australia-wanted-out-of-its-french-sub-deal/
[7] https://www.iai.it/sites/default/files/iaip2101.pdf
[8]https://www.iss.europa.eu/sites/default/files/EUISSFiles/Brief%2012__Strategic%20Autonomy.pdf
[10] https://eda.europa.eu/what-we-do/EU-defence-initiatives/permanent-structured-cooperation-(PESCO) Vedi anche: https://news.usni.org/2021/02/08/french-president-macron-calls-for-european-strategic-autonomy