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A proposito di diritti umani: il Gambia sospende la pena di morte!

Aggiornamento: 8 mar 2019


(di Claudia Candelmo) Il 19 febbraio 2018, dopo poco più di un anno dall'inizio del mandato, il presidente gambiano Adama Barrow ha annunciato la sospensione della pena di morte, come primo, importante passo verso la definitiva abolizione.

Quando è iniziato il mandato di Barrow, il Gambia stava uscendo dagli oltre due decenni della presidenza di Yahya Jammeh, che aveva dato vita fin dal 1994 a un governo autocratico, repressivo nei confronti delle opposizioni e particolarmente duro nei confronti degli omosessuali o presunti tali. A fine 2016, Adama Barrow è stato eletto presidente e, dopo alcuni tentativi di restare in carica contestando la validità delle elezioni, Jammeh ha accettato la sconfitta politica e, grazie anche alla minaccia di un intervento armato da parte di una coalizione di Stati africani, ha ceduto la carica al suo successore, rassegnandosi a non fare ricorso alla forza per mantenere il potere.

La notizia della sospensione è di importanza innegabile, non soltanto perché avvia il processo di rimozione della pena capitale nel piccolo Paese africano (il Gambia è, infatti, una lingua di terra, circondata pressoché interamente dal Senegal), ma anche perché testimonia l'impegno costante di Adama Barrow, nel mantenere le promesse fatte ai gambiani prima delle elezioni: incentivare e preservare la pace e la democrazia nel Paese.

Ma la transizione del Gambia verso la democrazia è anche di rilevanza diretta per l'Italia: sebbene non sia molto noto, il Gambia è uno degli Stati da cui proviene un numero molto elevato di migranti che giungono sulle nostre coste. E, se nei primi mesi del 2017, poche settimane dopo l'elezione di Barrow, il Gambia si attestava costantemente tra le prime nazionalità dichiarate dai migranti al momento dello sbarco nei porti italiani (dato spiegabile anche con la lunga durata dei viaggi cui i migranti spesso sono destinati), ora questo dato appare più incostante: né a dicembre 2017, né al 31 gennaio 2018, il Gambia appariva tra le prime nazionalità, per numero di arrivi, del Cruscotto Statistico dell'Immigrazione (dati consultabili sulla pagina web del Ministero dell'Interno): potrebbe essere un dato casuale, o forse, una buona notizia per i Gambiani che erano costretti a lasciare il proprio Paese, per sfuggire all'oppressione del regime di Yahya Jammeh.

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